Esami di stato: serve meno burocrazia e più valutazione


  Dirigenti Scuole Autonome e Libere

 Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie  - Ente qualificato dal MIUR alla formazione

 

Comunicato stampa

 

Giugno: stagione di esami

 

Anche quest’anno, come un rito stagionale, il copione si ripete, celebrato con il candore di migliaia di fogli protocollo, il timbro tondo sul sigillo di ceralacca e le procedure millimetriche di un’Ordinanza ministeriale che è, in realtà, ancora da scrivere oggi che l’esame di stato del I ciclo è, di fatto, già iniziato e che è stata pubblicata tardivamente solo il 29 maggio per quello della scuola superiore.

Nulla di nuovo per l’esame al termine del I ciclo, che riparte con i suoi interminabili scritti a prova di adolescenti ( e di insegnanti).

Per le superiori, la nuova impostazione dei percorsi di studio avviata con i DPR del 2010 poteva far prevedere una nuova e coerente riscrittura delle  modalità di valutazione conclusiva degli studi: anche questa volta, invece, come, peraltro, nelle precedenti riforme, nessun collegamento della forma di valutazione conclusiva con l’ordinamento degli studi avviato. Anzi: l’O.M. n° 11 che detta le istruzioni e modalità organizzative ed operative per lo svolgimento degli esami di maturità introduce un’unica inutile ‘novità’: l’obbligo per la Commissione ‘di iniziare la correzione e valutazione delle prove scritte al termine della terza prova scritta’. Risultato: il calendario degli esami si allungherà di alcuni giorni con la conseguenza non solo di un’inutile attesa da parte dei candidati e delle loro famiglie, ma, soprattutto, di un aumento dei costi di una prova che già costava oltre 150 milioni di euro della collettività e che aumenteranno tenuto conto del prolungamento dei contratti ai docenti incaricati annuali che sono commissari d’esame.

Proprio nel momento in cui é forte l'invito alla semplificazione e allo snellimento delle procedure burocratiche, proprio in tempi di buona scuola, proprio nell'anno in cui va a regime il riordino delle superiori e si auspicava la riforma dell'esame di maturità,  se ne confermano – sic et simpliciter - le formalità, aumentandone, anzi,  la complessità. Senza la minima ombra di un tentativo di un cambiamento che, almeno, faccia intuire l’utilità di un esame come quello delle superiori: una commissione composta da un preside e sei docenti  che viene impegnata per oltre venti giorni in 600 ore totali di lavoro a valutare due classi di studenti per attribuire un voto in centesimi che, statisticamente, risulta ampiamente prevedibile ed in linea con la media dei voti di ammissione (con tolleranza di oscillazione attorno ai 4-5 punti in più o in meno!) e con una media di promossi attorno all’99%! E’ evidente che non vi è assoluta proporzione tra la spesa ed il tempo investito e l’obiettivo di una effettiva valutazione e selezione in base alle competenze acquisite.

Non è certo l’idea di far svolgere delle prove di esame da criticare: è "questo" tipo esame di maturità ormai vetusto ed inutile!  Un esame - che pur tanti ragazzi e ragazze vivono come prova di personalità, molti dei quali con convinzione ed impegno personale -  che costituisce un doppione accelerato delle verifiche già svolte durante l’anno, rinviando la verifica delle competenze raggiunte ad altri appuntamenti, universitari o lavorativi. La consegna di un titolo di studio con “valore legale” è ormai ridotta ad adempimento dovuto in nome del dettato costituzionale e l'esame non è più da tempo l’elemento utile né per una effettiva e chiara valutazione finale, né per l’ammissione all’università e neppure per raccogliere adeguate informazioni sull’efficacia del nostro sistema scolastico.

Nella stagione delle riforme annunciate e per ora non decollate, DISAL chiede un radicale ripensamento e quindi semplificazione dei modelli di esame (a fine primo e secondo ciclo) guardando alle esperienze virtuose che esistono già nel nostro Paese e, soprattutto, fuori: ad esempio alla considerazione finale dei  crediti e del portfolio studente, all’utilizzo, in parte, di valutazioni acquisite dall’alunno nel corso di studio, al modello di valutazione previsto per le qualifiche professionali che valorizza esperienze di tipo pratico,  all’utilizzo di  prove gestite e valutate da un sistema nazionale di valutazione "terzo" rispetto all’Amministrazione e all’istituto scolastico.

DiSAL chiede, in via transitoria, che si neutralizzano i tentativi interni all'amministrazione ministeriale di fare interventi di ulteriore appesantimento delle procedure e prove che, importanti dal punto di vista personale di chi le affronta, sono sempre meno significative dal punto di vista della collettività che le sostiene e sottraggono per alcune settimane risorse umane di cui le scuole hanno bisogno.

Come ben sanno proprio i dirigenti scolastici che, impegnati in altre sedi scolastiche nelle tre settimane di esami, potrebbero, invece, una volta riformulato il modello di valutazione conclusivo dei cicli di studio, impegnare la propria professionalità coordinando tempi e modi di nuove modalità di esami, dedicandosi, allo stesso tempo, alla redazione degli atti conclusivi dell’anno scolastico ed ai delicati  adempimenti che già preludono a quello successivo (gli organici del personale, la formazione delle classi, i piani di miglioramento, la progettazione didattica...).

Sarà questa l’ultima ‘notte prima dei (vecchi) esami’?

 

Milano, 13 giugno 2015

 Ufficio stampa DiSAL

 
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