Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie - Ente qualificato dal MIUR alla formazione
La valutazione dei dirigenti scolastici
Al Ministro all’Istruzione, Università e Ricerca
Al membri del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione
Gent. Ministro, Sig.ri Consiglieri,
della valutazione della dirigenza scolastica si parla dal 2000 e da allora è stata affrontata con sperimentazioni che non hanno mai avuto attuazione. E’ notizia di questi giorni dell’imminente pubblicazione della relativa Direttiva, recentemente illustrata presso il MIUR alle OO.SS, e del prossimo suo passaggio in Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione per il parere tecnico.
Sulla base delle informazioni disponibili - non essendo purtroppo state coinvolte nel confronto le Associazioni professionali - si sa che verrà introdotto un modello di valutazione basato principalmente sulla coerenza di azioni avviate dal dirigente scolastico rispetto a obiettivi stabiliti a livello territoriale e di contesto, a priorità e traguardi rilevati nel RAV, agli interventi previsti dal Piano di miglioramento e sulla misurazione del livello di raggiungimento degli stessi.
L’avvio di un sistema di valutazione dei dirigenti scolastici è indispensabile ad un moderno sistema scolastico, anche perché può favorire una riflessione sull’efficacia del proprio lavoro, sulle modalità di investimento delle risorse umane ed economiche, sui risultati e sugli esiti di apprendimento della comunità scolastica, pur tenendo presente, tuttavia, che questi dipendono prevalentemente dall’azione della comunità degli insegnanti.
Sono noti i carichi e le incombenze, in qualche caso anche improprie, che sono state affidate negli ultimi anni ai dirigenti scolastici: i presidi sono comunque disponibili alla valutazione, anche se attendono una non più procrastinabile revisione del profilo normativo che valorizzi la dimensione educativa del loro ruolo, una giusta soluzione delle sperequazioni retributive e l’adeguamento dello stipendio alla gravosità del lavoro.
Con l’intento di contribuire all’avvio di un modello valutativo coerente ed efficace evidenziamo alcune richieste che auspichiamo siano tenute in considerazione nella scrittura della prossima Direttiva:
- garantire che gli obiettivi assegnati al dirigente scolastico siano chiari e verificabili, prevedendone l’eventuale condivisione con il Consiglio di Istituto;
- garantire la coincidenza tra periodo di mandato triennale del preside e quello del Piano di miglioramento;
- prevedere nella valutazione un coinvolgimento diretto della scuola dove il dirigente opera, attraverso l’osservazione di azioni ‘in situazione’ che permettano al Nucleo di valutazione di integrare l’autovalutazione con una conoscenza diretta della realtà scolastica;
- evitare dimensioni valutative del dirigente esclusivamente tarate su risultati, su apprezzamenti dell’utenza e su pure capacità tecniche - con il rischio di generare, nel tempo, un’immagine di dirigenza con esclusive caratteristiche di managerialità gestionale - e considerare anche gli indispensabili aspetti legati alle sue capacità relazionali e motivazionali ed all’attitudine al perseguimento di aspetti valoriali;
- prevedere un coinvolgimento diretto del valutato, permettendo sempre una restituzione in contraddittorio degli esiti della valutazione;
- prevedere la conclusione del percorso di valutazione con un rapporto finale del Nucleo consegnato anche alla scuola, con indicazioni sugli aspetti complessivi da migliorare, tali da essere verificabili dopo il periodo prefissato;
- garantire la composizione del Nucleo di valutazione con dirigenti scolastici, di zone geografiche diverse, con sicure competenze metodologiche, così da garantire la specifica conoscenza della realtà scolastica. Il Nucleo va presieduto da una funzione ispettiva di alto profilo e di documentata competenza: valutare significa, infatti, collaborare a migliorare non innanzitutto procedure, ma dimensioni culturali, formative o di contesto;
- avviare un modello di valutazione che, nello spirito della L. 107/2015 che prospetta una scuola come comunità di apprendimento aperta al rapporto con il territorio, tenga conto anche del livello di consenso e della disponibilità a collaborare da parte dei soggetti istituzionali, territoriali e privati;
- introdurre contemporaneamente, in un contesto organico di valutazione del sistema scolastico, la valutazione anche delle altre componenti scolastiche dalla cui collaborazione dipende l’esito dell’operato dei presidi, che, altrimenti, verrebbero identificati unici responsabili dei risultati di azioni e processi che esigono la cooperazione anche di altri attori;
- stabilire un periodo propedeutico di due anni al termine dei quali verificare e rivedere strumenti e metodologie indicate dalla direttiva, per giungere ad una definitiva implementazione del modello di valutazione dei presidi integrato all’interno di un coerente sistema nazionale di valutazione.
La valutazione del dirigente, slegata da una valutazione di ‘sistema’, oltre a non quotare la situazione reale della scuola che egli dirige, corre il rischio di rappresentare una discriminazione verso i dirigenti stessi, individuati come unici soggetti responsabili del funzionamento, e potrebbe ridurre, nei fatti, la procedura valutativa ad una mera formalità finalizzata all’accesso al salario di risultato.
Il processo valutativo è un’importante occasione per scegliere un modello di professione direttiva, che, lungi dal limitarsi a mera amministrazione e managerialità alla quale spesso è stata ridotta in questi anni, venga valorizzata come grande servizio ai bisogni formativi e culturali delle nostre scuole e del paese.
A questo compito DiSAL mette a disposizione tutta la propria esperienza culturale e professionale.
Cordiali saluti.
Il presidente Ezio Delfino
Milano, 10 maggio 2016
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