Sentenze/Può tornare a scuola per lavorare ma non a fare il Dirigente


Bearzi può insegnare, ma non fare il preside

Messaggero veneto - 07 giugno 2018  - Michela Zanutto


Livio Bearzi non può ritornare al suo posto di lavoro. Il dirigente scolastico condannato per il crollo della Casa dello studente durante il terremoto dell’Aquila e poi graziato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, deve avere ancora pazienza.

Il parere chiesto dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Igor Giacomini, all’avvocatura dello Stato è arrivato. E non è positivo. Almeno non del tutto. La materia è complicata. E soprattutto il caso è un unicum nel mondo dell’istruzione e non soltanto italiana. Secondo i legali dello Stato, Bearzi non può ritornare al suo posto di lavoro fino a quando scadranno i termini della condanna per omicidio colposo plurimo. Da ricordare che durante quella terribile notte in cui persero la vita tre ragazzi, al convitto dormiva anche Bearzi con tutta la sua famiglia. E Bearzi aveva da poco preso servizio nella scuola, ma secondo i giudici l’avrebbe dovuta dichiarare inagibile. Stando così le cose, l’Ufficio scolastico regionale ha proposto a Bearzi un reintegro immediato, ma nei panni di insegnante. Questi almeno fino alla scadenza della condanna, in calendario il prossimo febbraio. Mancherebbero dunque poco più di sette mesi al reintegro totale. Addirittura meno se si calcola solo il periodo effettivo di scuola.

All’origine di tutto però c’è un problema giuridico.

Perché si tratta di interpretazioni della norma che, per quanto autorevoli, tali restano. Intanto è la presidente regionale dell’Anp, l’Associazione nazionale dei presidi, Teresa Tassan Viol, a parlare di una «proposta paradossale». «La questione è molto complicata – ha sottolineato –: quando a decidere sono giudici e avvocati, è bene lasciare le competenze a chi ne ha i titoli. Ma il punto è che se una persona ha il diritto a poter lavorare e a essere reintegrato fin da subito nel proprio ruolo (l’interdizione dai pubblici uffici è scaduta il 27 aprile, ndr), va fatto. Anche se con compiti diversi in attesa del fine pena, penso per esempio ai posti drammaticamente vacanti agli ambiti territoriali. Il principio è: ha diritto o no?».

La proposta avanzata dall’Usr di un ritorno nei panni di insegnante proprio non piace a Tassan Viol: «Ha poco senso – ha constatato –. Come Anp ci siamo dati molto da fare a tutti i livelli per poter sbloccare questa situazione paradossale, l’auspicio è che la vicenda si chiuda prima possibile e che a Bearzi venga restituita la sua dignità. I dirigenti, quando lasciano il ruolo di docente per la carriera da preside, non possono ritornare indietro, non è previsto dalle norme. Noi come Anp siamo vicini a Bearzi, ma solo lui ha diritto di decidere se accettare o meno questa proposta. Io posso però dire che la considero abbastanza paradossale. Secondo noi, e anche secondo gli avvocati dell’Anp, con la grazia sono cessati gli impedimenti al suo reintegro. L’interdizione dai pubblici uffici è terminata, quindi credo possa essere reintegrato nel suo ruolo. Magari in una posizione diversa, penso agli ambiti territoriali, i vecchi Uffici scolastici provinciali, che sono drammaticamente scoperti. Quella sarebbe l’occasione per restituirgli il ruolo e, con esso, anche la sua dignità di dirigente della scuola».


 
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