Di.S.A.L. - Dirigenti Scuole Autonome e Libere - Valutare la scuola, valutare la dirigenza, verso un sistema delle libertà educative
1° Convegno nazionale - 7° Seminario nazionale per Dirigenti scolastici, Responsabili di direzione, Vicari delle scuole statali e non statali – Documenti finali della Direzione
A. La valutazione delle scuole
1. L'avvio dell'autonomia scolastica ed il contrastato affacciarsi di una competitività tra scuole di diversa origine e gestione hanno sollevato il problema del valore di una scuola. Per valutare la qualità di una scuola è necessario comprendere la specificità dell’azione che in essa si svolge, la natura del “bene” che offre ad alunni, famiglie, comunità locali. Il lavoro educativo e culturale è mosso dal semplice e puro interesse per il ragazzo così com'è, per tutto quello che può diventare ed è favorito da un clima, da un ambiente positivo, ricco di diversità e non di conflitti, mosso da una meta comune. Un dirigente scolastico che lavori per una simile scuola collabora sicuramente alla sua qualità.
2. La valutazione del sistema scolastico e l’autovalutazione di istituto, lungi dall’essere innanzitutto strumenti di controllo o intervento amministrativo, devono essere strumenti utili per accompagnare le scuole nel continuo sforzo di miglioramento, per correggersi e sempre meglio servire lo scopo per il quale operano. I due strumenti, esterno il primo e interno il secondo, devono operare di pari passo in un unico sistema e realizzarsi all’interno delle istituzioni scolastiche autonome, statali e paritarie.
3. L’avvio dell’INVALSI e dei Progetti Pilota di valutazione degli apprendimenti sono un primo passo per un sistema nazionale di valutazione, che tuttavia deve transitare da un sistema basato sui livelli gerarchici dell’Amministrazione Scolastica ad un organismo nazionale indipendente che, sapendo pubblicamente dimostrare le capacità di operare: a. realizzi strumenti utili di informazione alla scuola, alla società ed alle famiglie; b. assuma la singola scuola come ambito di incontro tra valutazione esterna ed autovalutazione di istituto in un’ottica di sostegno e miglioramento dei processi formativi.
4. La valutazione esterna deve giungere, secondo tempi e modi rispettosi dei soggetti in gioco, ad una qualche forma di comunicazione dei risultati che consideri i livelli di partenza di ogni istituzione scolastica, per meglio considerare il “valore aggiunto” da ogni singola scuola.
5. I soggetti che agiscono in ogni scuola sono i primi responsabili della valutazione delle loro azioni. Per questo il primo soggetto dell’azione interna di autovalutazione è il Consiglio che gestisce la scuola stessa e che rappresenta in sé le componenti della comunità scolastica, riservando con chiarezza all’assemblea dei docenti la competenza sulla parte didattica. Risulta quindi inutile aumentare gli organismi di scuola, bensì occorre responsabilizzare quelli essenziali e far sì che organismi esterni agiscano da collaboratori di questi.
B. La valutazione della dirigenza nella scuola statale
1. Non si può parlare di valutazione di chi dirige la scuola se non inserendola contemporaneamente nella valutazione della scuola tutta e quindi anche di tutti i suoi operatori (docenti e non docenti), come d’altra parte avviene già per gli studenti. Essa implica però che, con chiarezza, prima si definiscano le competenze di gestione delle scuole statali, così che si possa chiarire quale sia la committenza delle stesse e quali obiettivi chiari e verificabili vengano assegnati alla professione dirigenziale.
2. Uno strumento ed un metodo di valutazione non devono avere, inizialmente, finalità sanzionatorie ma di sostegno e sviluppo della capacità professionali migliori e di correzione e miglioramento degli errori e delle debolezze. Poiché a tutt’oggi, anche per la dirigenza scolastica, non si è ancora in grado di mettere in campo un sistema accettabile e sperimentato, è opportuno concentrare la valutazione più sulla sperimentazione degli strumenti valutativi che non sugli esiti professionali e retributivi.
3. Si avvii quindi per la dirigenza, come per le altre componenti, una sperimentazione temporanea della valutazione che si concentri sulla costruzione degli strumenti. Gli esiti professionali e retributivi possono essere differenziati e premianti solo quando gli strumenti, validati, daranno garanzia della loro efficienza (funzionamento condiviso) ed efficacia (promozione della professionalità). Ovviamente sono da escludere, anche per l’infelice esperienza passata, modalità cartacee di valutazione, poiché il processo implica un coinvolgimento diretto del valutato e della scuola dove opera.
4. A regime una valutazione biennale (durata minima del contratto) del dirigente: a. deve tener conto anche dell’ambiente e delle condizioni oggettive in cui opera; b. deve chiarire preventivamente l’oggetto della valutazione e i criteri in base ai quali avviene; c. deve essere affidata a commissioni composte da pari (dirigenti con maggiore anzianità di servizio e riconosciuta esperienza) coordinate dal Direttore regionale; d. deve implicare attività “in situazione”, come visite alla scuola, colloqui, osservazione del clima presente nell’istituzione oltre a una scheda di autoanalisi basata su alcuni indicatori preventivamente fissati; f. deve concludersi con un rapporto finale consegnato anche alla scuola, con indicazioni sugli aspetti da migliorare tali da essere verificabili dopo il periodo prefissato. La sanzione potrà intervenire solo dopo la verifica della inefficacia delle indicazioni di miglioramento affidate.
5. Nella prospettiva di una seria riforma della scuola italiana “verso un sistema delle libertà educative”, resta da verificare un modello integrato di scuole autonome, statali e paritarie, nel quale la dinamica delle libere scelte delle persone costituisca la modalità di funzionamento delle comunità scolastiche. Per far questo è indispensabile riportare la direzione di scuola alla sua funzione educativa, culturale ed organizzativa, fermando la sua degenerazione verso la carriera burocratico amministrativa. Occorrono inoltre meccanismi che favoriscano maggiore libertà di reclutamento e di carriera, basandosi sulla effettiva verifica periodica delle capacità professionali.