Pubblichiamo due riflessioni sull’esame di stato di fine secondo ciclo: la cosiddetta vecchia “maturità”. Condividendo in pieno i rilievi sull’assurdità dell’attuale procedura, vorremmo avviare un dibattito tra soci e colleghi, specie in vista delle proposte da presentare al Governo, nella speranza di un ascolto, vista la sordità dell’attuale ministero a serie proposte di riforma. Chiediamo a tutti di utilizzare per questo il Forum del sito “Dibattito e Opinioni”. (DiSAL)
La maturità: una lotteria. Chi ha bisogno di un esame schizofrenico che tra studiosi e scansafatiche distingue con gli umori di commissioni volubili?
di Luigi Amicone
Tempi – 23 luglio 2009
Anna ha 18 anni. E non si sente tanto sola. Anche quando entra in aula per affrontare l’esame di maturità in un liceo scientifico di Monza. Quattro “commissari” sono esterni. Però gli altri tre la conoscono molto bene. Sono i suoi professori e il suo curriculum scolastico è di tutto rispetto. Anna entra all’esame di maturità con 17 crediti su 25. Esce stecchita. Scritti pasticciati, orali balbettati. Accodandosi alla decisione dei docenti esterni, il presidente di commissione la dichiara “unfit”, “inadatta”, “bocciata” a proseguire gli studi. Anna si è fatta prendere dal panico. Anna non ha più detto una parola. Anna adesso chissà dov’è a smaltire
Poi magari succede come quella ragazza di Genova candidata al 100 che si è tenuta – malafede, timore, semplice superficialità? – un secondo cellulare in tasca ed è stata per questo esclusa dall’esame. «C’è da stupirsi che poi all’interno della commissione cominci un gioco delle parti che ci vorrebbe Pirandello o Kafka per raccontare quel che s’è letto e ascoltato dagli esaminandi con quel ci si dovrebbe aspettare? ché altrimenti – ha ragione da questo punto di vista il presidente della mia Commissione – se ne dovrebbero bocciare tre quarti», racconta un insegnante membro di una commissione di maturità. Ricapitolando, nell’anno scolastico 2008-2009 sono raddoppiate le percentuali dei ragazzini non ammessi all’esame di terza media. Quindicimila (tremila in più dello scorso anno) sono stati i bocciati alla maturità. E quasi uno studente di scuola professionale su quattro è stato respinto. La pubblica istruzione italiana sarebbe la sola impresa al mondo che gode dell’improduttività dei suoi dipendenti e del fallimento dei suoi utenti? Chiaro che non se ne compiace il ministro Mariastella Gelmini («non è mai bella una bocciatura, ma si capisce che il tempo del buonismo è passato»). Però neanche dispiace al ministro che le bocciature in crescendo dimostrerebbero il successo della cura meritocratica e il tramonto della «cultura del Sessantotto». E il dubbio che l’esame di maturità inventato 85 anni fa (c’era ancora il Duce, ministro Gentile) sia lievemente obsoleto non le viene, signor ministro? «Di abolizione dell’esame di maturità non se ne parla nemmeno» dice a Tempi
In sintesi, l’esame di Stato oggi non c’entra nulla con quello che viene prima (da dieci anni a questa parte la parola d’ordine della scuola italiana è “autonomia” e poi per cinque anni abbiamo raccontato ai nostri studenti che per andare avanti bastava sapere un pezzettino alla volta). Non c’entra nulla con quello che viene dopo. Le università, giustamente, se ne infischiano dei voti della maturità; mentre noi pretendiamo da chi andrà a fare ingegneria e da chi si iscriverà a erboristeria o a fisioterapia le stesse cose. Non ha relazione con la realtà, né interna, né esterna della pubblica istruzione. Epperò nessuno lo mette in discussione. Come invece è in discussione in Francia, dove l’indice dei promossi all’esame di Stato quest’anno è schizzato a oltre il 90 per cento. Eppure il 47 per cento dei francesi (sondaggio di Le Figaro) è per l’abolizione della maturità. Perché in Italia la maturità è un tabù intoccabile? Perché lo dice
Cambiamenti necessari. Guardando al resto d’Europa
di Roberto Persico
Tempi – 23 luglio 2009
Abolire l’esame di Stato è impossibile. Perché sta scritto nella Costituzione, articolo 33, comma 5: «È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale». E in Italia si sa cosa vuol dire modificare