Corte dei Conti: fallimento lauree brevi


Bocciata la laurea breve, Corte Contri denuncia: "Nessun miglioramento"

La Corte dei Conti boccia la riforma universitaria che ha introdotto il sistema a doppio ciclo: "Non ha prodotto i risultati attesi". L'accusa: eccessiva frammentazione e moltiplicazione dei corsi di studio

Corriere della sera -  19 aprile 2010

di Redazione

RomaLa Corte dei Conti boccia la riforma universitaria che ha introdotto il sistema a doppio ciclo, laurea e laurea specialistica (cioè quella breve), spiegando che "non ha prodotto i risultati attesi" né in termini di aumento dei laureati né in termini di miglioramento della qualità dell’offerta formativa. Anzi, sostiene la magistratura contabile in un Referto sul sistema universitario appena pubblicato, ha generato un sistema incrementale di offerta "con un’eccessiva frammentazione ed una moltiplicazione spesso non motivata deic orsi di studio".

La bocciatura della Corte dei Conti La Corte stima che dopo le riforme del 2004 e del 2007, solo dall’anno accademico 2008-2009, c’è stato un’inversione di tendenza. C’è da segnalare poi "il rilevante fenomeno dell’incremento delle sedi deccentrate e il peso via via crescente nassunto dai professori a contratto esterni ai ruoli universitari". C’è da dire, inoltre, che il sistema non ha migliorato la qualità dell’offerta formativa "anche in termini di più efficace spendibilità del titolo nell’ambito dello spazio comune europeo". Per la magistratura contabile, "gli effettivi sbocchi occupazionali che offrono i diversi corsi di laurea dovrebbero guidare l’andamento delle immatricolazioni e l’orientamento degli studenti verso le differenti tipologie di crisi".

 

Corte dei Conti boccia laurea breve
"I risultati sotto le attese"

Universita'

Il Giorno – 19 aprile 2010

Secondo la magistratura contabile promesse disattese sia in termini di aumento dei laureati sia in termini di miglioramento della qualità dell'offerta formativa

ROMA - La laurea breve, percorso "specialistico" affiancato a quello della laurea tradizionale dalla riforma universitaria, è da bocciare. Lo sostiene la Corte dei Conti in un Referto sul sistema universitario appena pubblicato, motivando un giudizio tanto netto con una spiegazione semplicissima: la laurea breve "non ha prodotto i risultati attesi" né in termini di aumento dei laureati né in termini di miglioramento della qualità dell'offerta formativa.
In più, sostiene la magistratura contabile, la laurea breve ha generato un sistema incrementale di offerta "con un'eccessiva frammentazione e una moltiplicazione spesso non motivata dei corsi di studio". La Corte stima che dopo le riforme del 2004 e del 2007, solo dall'anno accademico 2008-2009, c'è stata un'inversione di tendenza.
Da segnalare poi "il rilevante fenomeno dell'incremento delle sedi decentrate e il peso via via crescente assunto dai professori a contratto esterni ai ruoli universitari".
Il sistema, prosegue la Corte, non ha migliorato la qualità dell'offerta formativa "anche in termini di più efficace spendibilità del titolo nell'ambito dello spazio comune europeo". Per la magistratura contabile, "gli effettivi sbocchi occupazionali che offrono i diversi corsi di laurea dovrebbero guidare l'andamento delle immatricolazioni e l'orientamento degli studenti verso le differenti tipologie di crisi".

 

"Una buona riforma, gestita male dal governo"
L´intervista/Luigi Berlinguer
La Repubblica – 20 aprile 2010
«Non è colpa della riforma, ma semmai di come è stata applicata: nessuna innovazione profonda funziona se non si adottano le misure necessarie». Luigi Berlinguer era il ministro dell´università al tempo del debutto del 3+2, cioè del «Bologna Process». «Voglio dare un dato: in tutta Europa e anche in altre parti del mondo crescono le adesioni a quel modello di formazione universitaria - dice il parlamentare europeo, membro della Commissione Istruzione, che il prossimo 5 maggio ha organizzato a Bruxelles un incontro per valutare proprio l´applicazione della riforma del 3+2 nei vari Paesi - l´obiettivo dei cicli universitari è di permettere a un laureato italiano di poter muoversi all´estero, di fare in modo di poter lavorare con un titolo di studio riconosciuto anche al di là dei nostri confini. Ma perché questo avvenga bisogna far valutare la qualità dei corsi da parte delle autorità europee e in Italia su questo punto siamo enormemente indietro. E il governo ha certo delle responsabilità». Inoltre secondo Berlinguer, «l´Italia non ha fatto quasi niente per definire lo sbocco nel mondo del lavoro del primo livello: fa eccezione la Lombardia dove per esempio l´Assolombarda ha spinto per una forma di rapporto più stretto tra titolo e bisogno professionale delle imprese per la laurea triennale».
(l. m.)

 
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