Linee Guida Istruzione Professionale: presentazione MIUR


 

Secondo il programma già pubblicato (http://www.disal.it/Objects/Pagina.asp?ID=11768), si è concluso oggi il Seminario MIUR per la presentazione della Bozza delle Linee Guida per l’avvio nel primo biennio del Riordino del II Ciclo nell’Istruzione Professionale.

Mentre il primo pomeriggio di giovedì 6 è stato dedicato alla presentazione dei nuovi quadri orari e dei Risultati di apprendimento, la seconda mattinata di venerdì 7 ha guardato al ruolo delle Regioni ed alle problematiche didattiche.

Dopo il quadro generale della seconda fase presentato dalla dott.ssa  MariaGrazia Nardiello, direttore generale per l’Istruzione Tecnica e Professionale, la stessa ha ricordato che fra poco verrà avviata anche la terza fase del Riordino con misure di accompagnamento alle Istituzioni Scolastiche.

Il dott. Chiappetta, direttore generale per il personale, ha descritto il funzionamento del sistema informatico per la formazione degli organici -  che tra l’altro apre gli accessi dal 10 maggio - chiarendo bene che, dopo la formazione della cattedre a 18 ore, laddove lo stesso il sistema non arrivasse a 18 ore, consentirà cattedre a 15 ore, accorpando spezzoni da 14 a scendere con spezzoni da 1 a salire. In questo modo sarà possibile (eccetto situazioni che potranno creare esuberi) mantenere risorse nelle scuole, specialmente a vantaggio degli Istituti Professionali, che sono quelli con minor numero di docenti di ruolo.

La presentazione delle Linee Guida ha lasciato qualche perplessità tra i presenti. Infatti, diversamente dalle prime bozze circolate sui Risultati di Apprendimento delle singole discipline, sia dell’Area generale che delle Aree di Indirizzo, il testo presentato (che sarà disponibile con tutti i materiali sul sito http://nuoviprofessionali.indire.it) sembra quasi una filiazione della Cabina di regia dei Licei, con una scelta di scrittura che privilegia le conoscenze (in alcuni casi con un numero che lascia perplessi). A diversi presenti al Seminario è sembrato un tornare a scrivere l’elenco del “programma”.

Nella mattinata di venerdì due interventi hanno proposto elementi sicuramente da riprendere.

Innanzitutto la breve ma utile documentazione proposta dalla dott.ssa  Anna D’Arcangelo dell’ISFOL, con numeri riguardanti l’aumento degli studenti iscritti ai corsi regionali di Istruzione e Formazione Professionale: questi sono passati da 20.000 del 2003 a 160.000 nel 2008. Addirittura, nel sondaggio qualitativo fatto dall’ISFOL quasi tutti i giovani hanno dichiarato di voler portare a termine questi percorsi per l’inserimento lavorativo.

Centrale è stato invece l’intervento del prof. Dario Nicoli, sicuramente il momento più significativo del Seminario. Per gli amici di DiSAL sarebbe facile trovarvi tutti i contenuti che lo stesso ha presentato al Convegno nazionale di Montesilvano. La sfida principale da lui ricordata sarà quella dell’Organizzazione didattica dell’Istruzione Professionale incentrata sul lavoro come metodo di insegnamento (“imparare facendo” !).

Cultura popolare, professionalità e laboratorialità dovranno essere i nuovi binari del lavoro di rinnovamento, tutto incentrato su di una nuova cultura del lavoro attuata come metodo di insegnamento e forma di vita della comunità scolastica.

In questa si dovrà comprendere fino in fondo come non basti “imparare a lavorare” ma occorra “imparare lavorando” (tema centrale del Convegno nazionale DiSAL).  Nicoli ha ricordato che insegnare per conoscenze è riduttivo, mentre insegnare per competenze ottiene anche conoscenze. Con questo evidentemente non ha voluto accusare il valore delle discipline, ma la decadenza delle discipline (e quindi la decadenza del liceo italico) ad astrattezza, separatezza dalla vita, ripetitività ed enciclopedismo.

Ha chiarito di non voler in alcun modo proporre il modello finlandese, ma un modello nel quale mirare a comunicare stili dell’imparare e metodi del conoscere discende dalla crescita di una comunità di docenza.

Non è difficile infatti rilevare che la lamentela generale sugli studenti denota la grave difficoltà dell’attuale generazione degli insegnanti ad accettare che questi, e non altri “ideali” sono gli studenti con i quali lavorare. Insistere sulla didattica attualmente prevalente nelle scuole (contenuti astratti, ripetizione) non serve altro che a  far vincere gli aspetti deteriori che i ragazzi portano con sé. Mentre occorrono metodi che mobilitano le risorse migliori degli studenti. Lo stesso uso distorto dei test di ingresso ormai serve solo per confermare negli alunni la convinzione della loro incapacità ad apprendere.

Molte sono invece nelle scuole le esperienze di valore, che hanno iniziato ad introdurre la costruzione, fatta dagli studenti con la guida autorevole del docente, di prodotti portatori di valore, consegnati a chi deve saperli apprezzare. Per questo è indispensabile favorire un grande scambio di esperienze ed una riflessione critica sul loro valore.

Nicoli ha quindi proposto un piano straordinario di lavoro per il rinnovamento della didattica, proponendo anche strumenti ed esempi,

invitando i presenti a fare molta attenzione a valorizzare i docenti, a fare attenzione al giudizio ed alla stima di chi lavora, abbandonando il metodo dei progettifici (progetti per fare progetti) per mirare a ciò che migliora la scuola, con la consapevolezza che oggi il presidio fondamentale è l’aula, l’apprendimento. Con Arendt ha concluso: “La cosa peggiore è una scuola dove non acccade mai nulla di nuovo”.

L’intervento del dott. Giuseppe Cosentino, direttore del dipartimento istruzione, ha riepilogato il contesto generale del Riordino, chiarendo che comunque gli strumenti normativi (Regolamenti e relativi allegati) potranno essere rivisti e modificati fra tre anni come prevede la legge e che la scrittura delle Linee Guida sia di Tecnici, Professionali e Licei invece sono stesure provvisorie che potranno essere modificate già dal prossimo anno,

Per la Conferenza Stato-Regioni la dott.ssa  Campoleschi ha illustrato il recente accordo del 29 aprile sull’elenco delle qualifiche triennali e dei diplomi quadriennali per i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale, completando il percorso iniziato con il primo Accordo del 19 giugno 2003.

Nelle sue conclusioni la dott.ssa Maria Grazia Nardiello, ricordando che gli Istituti hanno accolto con riserva le domande alle classi per esami di qualifica, ha chiarito che il perpetuarsi del regime surrogatorio non è l’ideale, perché significherebbe il perpetuarsi dell’inerzia delle Regioni. Ho sollecitato i dirigenti scolastici ad essere protagonisti dello sviluppo del territorio, anche attraverso la ripresa dei Poli Tecnico-Professionali e l’avvio, da parte degli Istituti Professionali, dei corsi per l’Apprendistato. Ancora quasi tutte le Regioni debbono emanare leggi regionali sul sistema scolastico, per giungere ad un quadro generale.

I percorsi IFP si realizzeranno solo con risorse statali. I LEP dovranno essere emanati con Regolamento ministeriale. Tutti i dirigenti scolastici dei Professionali debbono conoscere con chiarezza tutta la normativa del DM 226 sull’Istruzione e Formazione Professionale. Ha ricordato che anche dai diplomi quadriennali si potrà accedere direttamente agli IFTS.

La stessa ha infine presentato una tabella di confronto tra le vecchie qualifiche nazionali e le nuove risultanti dall’accordo del 29 aprile.

Tutto il materiale consegnato al Seminario è reperibile sul sito http://nuoviprofessionali.indire.it.

 

 


 

 

Riordino II Ciclo – Linee Guida Istruzione Professionale

Seminario nazionale Seconda fase

 

Attuazione dell’Area di indirizzo del settore Industria e Artigianato

Roberto Pellegatta – IPSIA Lissone (Milano)

 

Mi viene chiesto di presentare e discutere dell’avvio del Riordino nell’Area di Indirizzo del  primo biennio per l’Industria e l’Artigianato. Mi rifaccio per i contenuti delle osservazioni ad una serie di segnalazioni emerse dal confronto sia con la rete nazionale degli istituti del settore dove opero, sia con colleghi di altri settori professionali. Tre gruppi di osservazioni.

 

1.

Sia per il tempo che per l’utilità comune, do per presupposto gli elementi generali che tutti già conosciamo: il Profilo dello studente, i Risultati di Apprendimento del Settore, le Attività e Insegnamenti obbligatori, i margini di autonomia e flessibilità riconosciuti alle istituzioni scolastiche per l’adeguamento dei Quadri orari all’offerta formativa che si intende erogare ed i vincoli entro i quali queste possono operare.

In questo quadro siamo tenuti ad operare, anche se resto convinto che molte scelte fatte giocheranno un serio condizionamento sul futuro dell’Istruzione professionale. Vada per tutte la scelta della separazione tra Istruzione Tecnica e Professionale, che col tempo porrà seri problemi alla vita normale delle scuole.

Tutti ci attendiamo (con i colleghi dell’Istruzione Tecnica) che il rinnovamento che si avvia serva non solo al rilancio di questi due ambiti, ma soprattutto, invertendo l’infausta liceizzazione di questi anni (infausta sia per i giovani che per le comunità sociali e di lavoro), serva agli studenti per ottenere opportunità formative più adeguate al loro futuro.

Sembrano contraddire questa attesa alcuni segnali di incertezza: il ripresentarsi del calo delle iscrizioni agli istituti professionali dopo qualche anno di ripresa;  oppure le scelte generali delle Regioni attualmente molto confuse ed in serio ritardo (salvo la sorpresa del 29 aprile che non ho ancora potuto conoscere) rispetto sia al riconoscimento dell’obbligo dell’istruzione anche nei percorsi di Formazione, sia nella definizione dei rapporti in generale con la Formazione professionale. Sul primo problema richiamo qui l’interessante e recente documento degli 80 presidi toscani. Sull’una e l’altra questione come sapete l’unica definizione istituzionale attuale è in Lombardia, richiamata anche dal documento toscano.

A partire dal lavoro di questi mesi nelle scuole molti di noi restano convinti che la sfida attuativa si gioca a due livelli:

- il rinnovamento della didattica, a favore del quale la scrittura dei Risultati di apprendimento per competenze sarebbe di notevole aiuto;

- l’utilizzo della flessibilità, più che dell’autonomia, non solo perché questa è sostanzialmente impraticabile (occorrono materie con almeno 5 ore settimanali) ma perché la flessibilità unita all’autonomia consente interventi più qualificanti.

 

2.

Vengo allora al settore Industria e Artigianato.  Le discipline comuni sul biennio del settore sono:  Tecnologie e tecniche di rappresentazione grafica   -  Scienze integrate (Fisica)   -  Scienze integrate (Chimica) (con la compresenza ITP. Si tratta, come supponevamo, di due discipline separate e non “integrate”)  -   Tecnologie dell’informazione e della  comunicazione  -  Laboratori tecnologici ed  esercitazioni.  La Tecnologie dei materiali e dei processi si trasferisce sul triennio, con un serio problema di competenze di base assenti.  Si caratterizzano le Articolazioni Industria con Tecniche di produzione e di organizzazione  -  Tecniche di gestione conduzione di macchine e impianti.   Mentre per l’Artigianato  la Progettazione e realizzazione del prodotto e  le Tecniche di distribuzione e Marketing.

E’ su queste discipline che un gruppo di Istituti ha elaborato una proposta di Risultati di apprendimento per tutto il quinquennio. In questo lavoro abbiamo usato lo schema europeo di scrittura per competenze, abilità, conoscenze.

Nel testo in cartelletta che ho scorso solo da poco, vedo che il testo che ci era stato chiesto di scrivere non c’è più; la scelta delle Linee guida è invece quella di invertire l’ordine e di dare molta evidenza alle conoscenze, con una scrittura che a me sa molto di vecchio “programma”, un po’, mi pare, come è avvenuto nella forma di scrittura scelta dalla Cabina di regia dei Licei. Anzi, chiedendo notizia, qualcuno mi ha sussurrato che questa scelta sarebbe stata voluta da ambienti del Ministro legati alla Cabina.  Mi piacerebbe sapere il perché di questa scelta e bisognerà vedere come questo si concilia con i Risultati di apprendimento scritti per competenze nei vari profili degli allegati B e C al Regolamento.

Proprio perché (come ha ricordato la dott.ssa Nardiello) dirigere e insegnare in istituti professionali e tecnici è ben più impegnativo che nei licei (lo posso dire per esperienza e scelta personale) occorre che le Linee Guida sviluppino soluzioni che aiutino ad affrontare con realismo questa complessità.

a- Innanzitutto bisogna che salvaguardino le preoccupazioni principali che negli ultimi anni si è dichiarato di voler salvaguardare nell’Istruzione Professionale, fin dalle prime riduzioni d’orario avviate dal Ministero Fioroni:

*   la personalizzazione degli insegnamenti (è questa la migliore garanzia per fare dell’obbligo di istruzione un dato reale e non solo formale);

*   il potenziamento dei laboratori ed in generale del saper fare;

*   il miglioramento dei rapporti con il mondo del lavoro, cioè l’esigenza di una solida ripresa di un vero umanesimo del lavoro. Ma su quest’ultimo aspetto ascolteremo domani l’importante intervento di Dario Nicoli.

b- Abbiamo poi, nel nostro lavoro, sottolineato la necessità del superamento dell’articolazione “Industria” e “Artigianato” che, fatta eccezione alle produzioni di artigianato a carattere assolutamente originali e locali o semmai al settore moda, in diversi altri settori produttivi non corrisponde né al fabbisogno formativo né alla situazione produttiva. Si pensi non solo al nostro settore del mobile, ma anche al meccanico, al grafico o all’elettronico dove progettazione e realizzazione del prodotto sono competenze necessarie sempre, mentre il quadro orario limita questa formazione al solo Artigianato.

c-  Abbiamo quindi affrontato l’eccesso di teoria introdotto nell’area di indirizzo con la riduzione delle ore di laboratorio e di compresenza per questi, unita all’inserimento di nuove materie teoriche.  Bisogna saper guardare in faccia con maggiore attenzione e con autentico realismo al tipo di ragazzi che si rivolgono all’istruzione professionale, ai particolari bisogni formativi. Gli Istituti stanno affrontando la questione delle scienze integrate: a tutt’oggi scienze della terra e biologia attengono ad un unico insegnamento. Non così fisica e chimica che, oltre ad aggravare il peso della teoria nel biennio restano di fatto insegnamenti separati. Per questa ragione in molti istituti si sta discutendo su come ridimensionare questo peso teorico.

 

3.

Mi scuserete se concludo con alcuni particolari che ho raccolto dal confronto con i colleghi (quindi sicuramente molti colleghi ne avranno altre) e che credo sia utile tener presente nei prossimi provvedimenti da emanare proprio allo scopo di migliorare il cammino del Riordino:

a- innanzitutto la sistemazione di alcune classi di classe di concorso nelle tabelle allegate alla Nota del 21 aprile:

* ITP  C370 per il legno manca per il primo biennio;

* Informatica e laboratorio togliere: 42A   e mettere 76A (come in parte già fatto);

* Matematica va assegnata sia a 47A che 49A come ai Servizi Commerciali;

* tra gli ITP di Fisica e Chimica aggiungere anche C370 dovendosi fare ovviamente fisica o chimica applicata e non teorica;

* sarebbe stato meglio mantenere non Matematica ma Matematica e Informatica;

* ci sono infine ancora delle classi di concorso da indicare (es. Diritto, Scienze);

b- occorre inoltre attenzione nelle definizione delle nuove classi di concorso per non disperdere il patrimonio di intere Istituzioni scolastiche. Scusate se faccio un esempio del settore professionale cui appartengo: è indispensabile riportare l’insegnamento “Tecnologie e tecniche di rappresentazione grafica” e “Progettazione e realizzazione del prodotto” in alcuni indirizzi (specie il nostro dell’arredamento) alla figura dell’Architetto unita come ITP all’attuale C370, o almeno lasciando alle scuole la scelta tra questa figura e quella dell’ingegnere;

c- infine faccio presente la necessità che l’utilizzo della flessibilità del primo biennio (quella collegata all’offerta di percorsi finalizzati alla qualifica triennale) possa essere garantita senza discriminazione a tutte le classi, anche laddove intese regionali assegnano i percorsi di qualifica solo alle classi che aderissero all’ordinamento regionale.

Grazie.

 

 
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