Esame Stato II ciclo: i dati degli ultimi anni


Aumenta la selezione per la maturità nell'ultimo quinquennio. 7,5% di esclusi

Tuttoscuola – 29 giugno 2010

La vigilia della maturità è stata accompagnata dalla pubblicazione di dati parziali sugli ammessi e dalle discussioni sulla presunta maggiore severità dei professori, impegnati ad applicare le nuove norme sulla valutazione che da quest'anno prevedono anche per l'esame delle superiori la sufficienza in ciascuna disciplina, come già previsto per l'esame di terza media.

In attesa di conoscere, si spera tra non molto e, probabilmente, a maturità terminata, come sono andate effettivamente le cose, confermando o smentendo le ipotesi di una maggior selezione, si può dare un'occhiata alla sintesi comparativa predisposta dall'Ufficio statistica del Miur e pubblicata nei giorni scorsi sul sito del ministero, relativa all'andamento delle ammissioni e degli esiti della maturità nell'ultimo quinquennio.

Dalla sintesi si evince, ad esempio, che per le maturità 2004-05 e 2005-06, quando l'ammissione all'esame era generalizzata e senza alcun filtro, la percentuale di diplomati era stata del 97,3%. Nei tre anni successivi, pur aumentando mediamente di un punto la percentuale dei maturi, alla fine, rispetto al totale degli iscritti, i diplomati erano scesi al 94,1% e al 93,3%, a causa della non ammissione del 4-5% dei ragazzi.

Selezione per esami di Stato quinquennio 2004-2008 

 

2004-05

2005-06

2006-07

2007-08

2008-09

% ammessi

100,0%

100,0%

96,1%

95,7%

94,9%

% diplomati su ammessi

97,3%

97,3%

97,9%

98,2%

98,3%

% diplomati su iscritti

97,3%

97,3%

94,1%

94,0%

93,3%

 

Nell’ultimo triennio stabile la percentuale dei diplomati, in calo quella degli ammessi

Tuttoscuola – 29 giugno 2010

La maturità 2010 è nel pieno dello svolgimento degli orali per gli studenti ammessi che hanno sostenuto nei giorni scorsi le previste tre prove scritte.

Si è sempre parlato di mezzo milione di candidati alla maturità, ma in effetti da quel numero occorre togliere tra i 25 e i 30 mila ragazzi che non sono stati ammessi se, come tutto fa sembrare, è stata confermata la percentuale di non ammessi (5% e più) che c'è stata nell'ultimo triennio.

Nella sintesi degli esami di Stato degli ultimi anni, pubblicata dall'Ufficio statistica del Miur, risulta infatti che gli ammessi sono andati calando dal 96,1% del 2006-07 al 94,9% del 2008-09.

La regione che normalmente si mostra più severa nelle ammissioni è la Sardegna (passata dal 90,2% nel 2006-07, all'88,4% dell'anno scorso). La Calabria è la più generosa, anche se è scesa dal picco del 98,1% di ammessi del 2006-07 al 96,4% del 2008-09.

Il combinato degli ammessi e dei diplomati (o, se preferite, dei non ammessi e dei non diplomati) ha abbassato gradualmente la percentuale dei diplomati sul totale degli iscritti al 92,5% (pari al 7,5% dei ragazzi iscritti all'ultimo anno di corso).

La Sardegna l'anno scorso ha avuto soltanto l'85,6% di diplomati sul totale degli iscritti, seguita dalla Liguria (89,1%) e dalla Sardegna (89,9%). All'opposto, la regione che si è confermata meno severa in fase di ammissione e di esami è la Campania che l'anno scorso ha avuto il 95,6% di diplomati sul totale degli iscritti all'ultimo anno, seguita dalla Puglia con il 95,4%.

Un discorso a parte è quello del Trentino Alto Adige con alti livelli di ammessi e di diplomati che hanno consentito di conseguire la percentuale finale del 97,6% di diplomati sul totale iscritti.

Gli istituti professionali che nella maturità 2007 hanno avuto l'89,4% di maturi, l'anno scorso sono scesi all'86,5% di diplomati sul totale degli iscritti.

 

Un liceale su tre non sa scrivere in italiano
Bravi a parlare, i ragazzi dopo 13 anni di studi stentano a usare la parola scritta
Dal rapporto Invalsi sugli allievi degli istituti superiori il quadro
di una scuola che non riesce a insegnare una scrittura accettabile
TEST INVALSI
– SCUOLE SUPERIORI
L
a Stampa – 30 giugno 2010

di Mario Baudino
Sanno parlare, e bisogna ammettere che quando vanno in tv lo dimostrano non senza petulanza; in compenso, non sanno scrivere. Più della metà degli studenti che l’anno scorso hanno affrontato la maturità sono stati giudicati insufficienti per quanto riguarda le loro competenze linguistiche dagli esperti dell’Invalsi, l’ente che certifica il livello di preparazione dei nostri ragazzi.
Viene pubblicato oggi il rapporto sugli esami di Stato per il secondo ciclo, una ricerca condotta insieme con l’Accademia della Crusca su un campione di 545 studenti elaborato dall’Istat. Il risultato è sconfortante: i temi di italiano risultano «bocciati» per il 36,1 per cento nei licei, per il 69,4 negli istituti tecnici, e per l’87 nei professionali. Se aggiungiamo gli «appena sufficienti», le percentuali nei licei sfiorano l’80 per cento, e nei tecnici e professionali sfondano quota 90.
Ciò non significa che ci sia stata un’ecatombe di bocciati, al contrario. Significa però, come sottolinea con amarezza la professoressa Elena Ugolini, del consiglio di indirizzo dell’Invalsi, che «dopo 13 anni di scuola ci troviamo davanti a ragazzi di un’estrema povertà dal punto di vista linguistico. La mia rabbia è constatare che non siamo riusciti a insegnare loro a scrivere». Quattro erano le aree sulla cui base sono stati giudicati i temi: testuale (cioè la capacità di organizzare e riconoscere un testo), grammaticale, lessicale e ideativa. E quattro restano le aree di competenza su cui si è abbattuta la bocciatura, anche se con qualche differenza fra un corso di studi e l’altro.
Il professor Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, fa notare che nei licei c’è maggiore correttezza ortografica, ma per fattori sociali e culturali, visto che la lingua parlata si impara in casa propria, o nel proprio ambiente, in modo naturale. Dove è più importante l’insegnamento «esplicito» - un caso potrebbe essere l’uso della punteggiatura - «anche nei licei la padronanza è debole». Tutti questi studenti, però, hanno superato l’esame. Com’è possibile? «Le commissioni di maturità hanno valutato il curriculum scolastico» spiega la professoressa Ugolini, e non è questione di gettare su di esse la croce.
L’indagine Invalsi (da non confondere con la prova che è inserita nell’esame di terza media: si tratta di una ricerca d’altro tipo, che infatti riguarda anche la matematica) ha una logica diversa: verificare la competenza per quanto riguarda l’italiano scritto, e si avvale di contributi specialistici importanti, come quello di Sabatini o del linguista Luca Serianni. Ognuno dei 545 elaborati d’esame, cancellate le correzioni e i giudizi, è stato riesaminato da due diversi insegnanti sulla base di una nuova griglia di valutazione, quella appunto che tiene conto di quattro campi fondamentali. Alla fine tutti i compiti avevano così tre voti: e, come da un mostro con tre teste, è emersa la «spaventosa fotografia».
Ci aiuta a riassumerla la professoressa Danie
la Notarbartolo, che ha lavorato su molti di questi temi. Sul piano testuale, un tipico errore è il non andare mai a capo (è vero che gli antichi non se ne preoccupavano granché, ma insomma adesso bisogna farci attenzione); in più i maturandi non sembravano preoccupati dei nessi logici tra un blocco di testo e quello successivo, né dei rimandi interni, con conseguenze deleterie sulla coerenza e la coesione dell'insieme. Trattandosi di una generazione cresciuta col web, con Mac e Windows, espertissima nella grafica, colpisce la scarsa coscienza del fatto che la pagina scritta ha caratteristiche grafiche.
C’è poi l’aspetto grammaticale: a parte gli errori veri e propri (salti di soggetto, concordanze, ambiguità, uso improprio di tempi e modi del verbo o di congiunzioni e avverbi anche banali, come fortunatamente o infatti), la pecca maggiore è nella incapacità di usare il linguaggio in modo flessibile. Un’identica struttura di frase finisce col ripetersi all’infinito, sempre la stessa. Ma non basta. Seri guai si annunciano anche sul piano del lessico: è povero, tanto che molti ragazzi non distinguono fra apportare e asportare, installare e instaurare, transizione e transazione. Al di là delle parole più abituali, c’è un ricorso continuo alle virgolette perché non si trova il termine adatto. Infine, la competenza ideativa: a monte dell’errore più diffuso c’è sostanzialmente la carenza di idee o tesi da esporre e argomentare. Ragion per cui si accumulano periodi a catena senza dare una gerarchia agli argomenti, si divaga, non si conclude.
L’obiezione sorge spontanea: ma perché prendersela tanto con gli studenti visto che di questi errori non hanno certo l’esclusiva, anzi li condividono con una moltitudine di parlanti, italofoni immaginari spesso dotati di grandi e piccoli pulpiti? La riposta è ovvia: proprio per spezzare questo circolo vizioso bisogna riuscire a insegnare finalmente l’italiano. Come scriveva il maestro D’Orta titolando un suo ormai lontano best seller, io speriamo che me la cavo. Al momento non è affatto detto.

 
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