Aziende in cerca di trenta figure «rare». Mancano cuochi, idraulici e farmacisti
Avvnire - 31 luglio 2010 - DA MILANO ANDREA DI TURI
E’ sorprendente, ma in una fase così difficile per l’occupazione molte aziende non riescono a trovare il personale che stanno cercando. Al punto che si può parlare di figure quasi introvabili per tutta una serie di mestieri e professioni, in buona parte altamente qualificati anche se non solo. E c’è da chiedersi, se tante posizioni di lavoro restano scoperte con un tasso di disoccupazione in Italia poco sotto il 9% (8,7%), quanto siano oliati, mirati ed efficaci i meccanismi di trasmissione che collegano il sistema formativo al mondo del lavoro.
A dirlo è il rapporto Sistema informativo Excelsior presentato ieri da Unioncamere e ministero del Lavoro, che ha messo anche in evidenza come stia avvenendo un rallentamento nell’emorragia dei posti di lavoro persi (a fine anno saranno 980.500, contro i 994mila del 2009) che dura dall’inizio della crisi e siano in ripresa le assunzioni (20mila in più rispetto al 2009, per un totale di 802mila ingressi nel mondo del lavoro a fine anno). I profili più introvabili sono oltre una trentina. Ci sono infermieri e cuochi, parÈ rucchieri e idraulici, esperti di marketing, farmacisti e informatici, ma anche meccanici, muratori, grafici, commessi, educatori professionali e baristi. Nel complesso sono circa 150mila le posizioni per cui le aziende che hanno programmato assunzioni nel corso dell’anno denunciano difficoltà di reperimento (pari al 26,7% dei casi, cioè 6,2 punti percentuali in più rispetto al 2009) dei profili adeguati a ricoprire gli incarichi, o perché il numero di candidati è insufficiente o perché lo è la loro preparazione.
«Il forte disallineamento tra domanda e offerta è un paradosso tutto italiano», ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, commentando i risultati dell’indagine, aggiungendo che a fronte di «una ripresa discontinua e selettiva a livello mondiale, rischiamo di non avere le competenze necessarie per agganciarla fino in fondo. C’è molto da fare sulle competenze». Una lettura, quella del ministro, sostanzialmente condivisa anche dal presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, che ha affermato si tratta di un paradosso «che i giovani devono superare con una formazione allineata alle richieste del mercato».
Le maggiori difficoltà (48%) si registrano per chi deve rintracciare personale dirigente, va un po’ meglio (35,5%) per le professioni scientifiche e ad elevata specializzazione e per gli operai specializzati (35,2%). Tra i profili che si possono considerare di fascia alta, la richiesta maggiore, secondo l’indagine, è per infermieri, addetti al marketing, farmacisti, informatici. Fra quelli, invece, di fascia bassa, le imprese hanno difficoltà a trovare riparatori e montatori di infissi, fabbri, parrucchieri e aiuto-parrucchieri, pavimentatori, meccanici di autoveicoli e idraulici, molto richiesti sono anche i baristi. Ma ad essere interessante è soprattutto il fatto che le imprese si dichiarano disponibili ad assumere più i neo-diplomati (57,1% delle assunzioni programmate) che i neo-laureati (51,8%). Il ministro, dichiarando l’intenzione di rafforzare le iniziative legate a formazione e orientamento professionale, ha dunque invitato in particolare le famiglie a fare attenzione e a riflettere sulle scelte formative dei figli. Scelte che andrebbero fondate più su informazioni corrispondenti alla realtà del mercato (mancano soprattutto profili scientifici, matematici e tecnici) che su convenzioni sociali.
Per il rapporto ed i dati vedi http://excelsior.unioncamere.net/web/index.php