Dibattito/Poggi: merito un mezzo, non un fine


Premiare gli insegnanti e le scuole

Il parere di Annamaria Poggi

ADI – 19 novembre 2010

Annamaria  Poggi,  ordinaria di diritto e legislazione scolastica presso l’Università di Torino e Presidente della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, fa parte del Comitato Tecnico Scientifico che ha predisposto la sperimentazione per premiare le migliori scuole e gli insegnanti meritevoli, annunciata dal Ministro Gelmini il 18 novembre u.s.

Poggi è quindi un’interlocutrice ideale per fornirci le prime osservazioni a caldo sulla sperimentazione che  sta per essere varata.

Di seguito riportiamo  le considerazioni che gentilmente la Presidente Poggi ha consentito di fare per illustrare soprattutto lo spirito che ha animato il Comitato nell’impostazione di questa  sperimentazione.

Annamaria Poggi:

La prima considerazione, che non può essere taciuta, è che nonostante si parli da decenni di valutazione degli insegnanti, in Italia non ci sono esperienze a cui fare riferimento, né positive né negative. Conosciamo quanto avviene a livello internazionale, le difficoltà che anche altrove si incontrano su questo terreno, ma nel nostro Paese si parte da zero. Non abbiamo pratiche e non abbiamo strumenti, basti pensare alla grave  carenza di un adeguato corpo ispettivo.
Ciò nonostante il comitato ha  raccolto la sfida, perché ha prevalso la convinzione della necessità di affrontare senza più indugi questo problema, non solo e non tanto perché incombe il decreto Brunetta e il suo “Merito e premi”, quanto perché la valutazione è oggi uno strumento ineludibile per avviare processi di miglioramento.

La seconda considerazione, che discende  dalla prima, è che proprio perché siamo consapevoli dei limiti entro cui ci siamo mossi, consideriamo questa esperienza del tutto perfettibile. L’importante è  esprimere da un lato la forte volontà di intraprendere il viaggio, dall’altro la modestia di non sottrarci alle critiche, che anzi consideriamo salutari e benefiche. Voglio insistere su questo punto: noi sappiamo che quanto abbiamo immaginato si scontrerà con alcune difficoltà che a priori non siamo stati in grado di fare emergere, ma nessuno negherà la possibilità di operare variazioni di rotta, purché si mantenga saldo il timone per condurre l’imbarcazione in porto.

La terza considerazione è che nelle scuole, dove le due diverse sperimentazioni  saranno avviate, si dovrà poter contare sul convinto coinvolgimento degli insegnanti e dei dirigentti. In questa fase sarebbe assurdo pensare di procedere “contro” la volontà dei docenti o dei capi d’istituto.
E’ un’esperienza che ha  senso solo se le scuole e gli insegnanti collaborano. E’ da loro che si potranno trarre suggerimenti e proposte per migliorare.

La quarta considerazione è che non si possono accelerare  i tempi.
La fretta non è mai buona consigliera e mai come in questa circostanza vale il vecchio proverbio “la gatta frettolosa fece nascere i gattini ciechi” .
La nostra aspirazione è che si faccia un’esperienza utile,  un esperimento esemplare che, in quanto tale, dovrà potersi prendere tutti i tempi di cui avrà bisogno.

La quinta considerazione è che  ciò che più ci sta  a cuore, o almeno che più mi sta a cuore, non sono tanto i “premi”, quanto piuttosto la costruzione di una metodologia di analisi che sappia individuare i punti di forza e di debolezza delle scuole e del lavoro dei docenti. Questo consentirà di approntare interventi di sostegno e di miglioramento.
Premiare i bravi va bene, ma individuare e aiutare le situazioni di debolezza è molto più importante.

La sesta ed ultima considerazione è che questa sperimentazione deve avere il massimo di trasparenza. Tutto ciò che sarà fatto, compresi i documenti che il comitato elaborerà, tutto dovrà avvenire alla luce del sole. La trasparenza insieme alla collaborazione degli insegnanti e dei capi di istituto (così come delle associazioni professionali e dei sindacati) è condizione essenziale per la buona riuscita di questo percorso. Vorrei concludere citando una frase di Andrea Ichino, che come me è nel comitato tecnico scientifico: Non si ha paura della  traversata del Mar Rosso, se si sa che di là ci aspetta la Terra Promessa”.

 

 
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