Il rapporto Ocse sull'educazione segnala i ritardi del nostro Paese sugli incentivi per l'attività didattica. In alcune nazioni gli insegnanti più «virtuosi» possono essere premiati anche con riduzioni di orario
Carriere dei docenti: manca solo l'Italia all'appello. Mentre nel nostro Paese si discute ancora su come dovrà essere articolata la progressione per merito, nella maggior parte dei Paesi Ocse i bonus salariali - legati a particolari condizioni lavorative o ad alti livelli di competenze professionali - sono ormai una realtà consolidata. Lo rivela l'Ocse nell'edizione 2004 del rapporto «Education at glance» (si veda «Il Sole-24 Ore del 15 settembre) che traccia una vera e propria mappa degli incentivi salariali applicati nei 30 Paesi dell'area. In aggiunta allo stipendio base sono previsti aumenti o integrazioni distribuiti secondo diversi criteri: le condizioni di insegnamento, le mansioni svolte, i livelli delle qualifiche professionali, della formazione raggiunta e dei risultati ottenuti in classe, l'età (indipendentemente dall'anzianità di servizio) e le condizioni familiari (contributi per i figli a carico). Per esempio, dice l'Ocse, in alcuni Paesi hanno diritto a bonus economici gli insegnanti che possiedono titoli di studio superiori a quelli richiesti per entrare nel ruolo docente, quelli che possono vantare competenze specifiche per l'insegnamento agli studenti "diversamente abili" e quelli che lavorano in aree a rischio o molto decentrate. Ma, accanto agli incentivi economici, esiste anche un altro modo per "premiare" i docenti migliori: la riduzione delle ore di insegnamento. In alcuni Paesi, questo strumento viene utilizzato in funzione dell'esperienza e degli anni di servizio prestati a scuola. È il caso della Grecia, dove il monte ore di lezione diminuisce progressivamente con l'anzianità professionale: all'inizio della carriera un insegnante della scuola secondaria sta in classe per 21 ore alla settimana, che diventano 19 dopo sei anni di servizio. Dopo 12 anni, le ore settimanali di lezione scendono a 18, mentre dopo vent'anni di carriera si arriva a 16 ore. In altri casi, la riduzione dell'impegno didattico viene riconosciuta - in sostituzione dell'incentivo in busta paga - a quei docenti impegnati in attività speciali come, per esempio, la formazione degli "student teacher", i giovani aspiranti prof che svolgono il tirocinio propedeutico all'insegnamento. Le integrazioni di salario sono previste anche in caso di incarichi manageriali, di insegnamento in più di una classe o per un numero di ore superiore a quello stabilito nel contratto full-time e per chi svolge compiti particolari o aggiuntivi, come, per esempio, la consulenza per l'orientamento. Mansioni, queste ultime, molto simili alle "funzioni obiettivo" previste dal nostro sistema di istruzione. Nelle scuole pubbliche i bonus possono essere assegnati direttamente dal dirigente scolastico o dal Governo il quale, però, ha la possibilità di delegare l'assegnazione a livello regionale o locale. Ma, secondo il rapporto Ocse, la responsabilità nell'attribuzione degli incentivi è ancora poco decentralizzata. In quasi la metà dei Paesi considerati (Australia, Australia, Repubblica Ceca, Danimarca, Inghilterra, Finlandia, Grecia, Ungheria, Islanda, Italia, Nuova Zelanda, Portogallo, Scozia, Repubblica Slovacca e Svezia) le scuole hanno, infatti, un potere decisionale piuttosto scarso. Nella mappa tracciata dall'Ocse spicca il caso della Svezia, dove - dal '90 in poi - il sistema di retribuzione è stato completamente liberalizzato: ogni docente contratta il proprio stipendio al momento dell'assunzione, in base alle sue qualifiche, ai risultati professionali raggiunti e alla disponibilità a lavorare in aree disagiate. Anche in Australia i prof che accettano di insegnare nelle aree rurali hanno diritto non solo a bonus economici, ma anche a programmi di formazione "pre-servizio" che consentono a ogni docente di adattarsi alle particolari condizioni di vita e di lavoro. Nella Repubblica Slovacca gli insegnanti che vantano performance eccellenti sono classificati - dopo 12 anni di servizio - come "top workers" e hanno stipendi più alti, stabiliti in base a una tabella retributiva speciale. In Messico, invece, i bonus per i prof più brillanti sono attribuiti in funzione dei livelli di apprendimento mostrati dagli alunni. I docenti portoghesi più bravi hanno diritto - dopo 15 anni di servizio e previa valutazione delle performance - a un incremento di due anni nella progressione di carriera, mentre in Turchia il salario extra per gli insegnanti migliori viene concesso in base alle valutazioni dei direttorati provinciali per l'istruzione e del ministro. (fonte: ItaliaOggi)