Rapporto OCSE 2011: Italia scuola tra ultimi posti


Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l'Istruzione
Comunicato stampa . Roma - 13 settembre 2011
Scuola, Miur: Dati Ocse smentiscono classi-pollaio
Dal 2000 spesa per studente aumentata del 6%
I dati del rapporto Ocse sull'istruzione in Italia confermano la necessità di proseguire nella direzione delle politiche adottate dal governo e ne indicano alcuni risultati positivi.
Viene dimostrata l'assoluta infondatezza delle polemiche sul presunto sovraffollamento delle classi. I dati Ocse dimostrano infatti che gli studenti italiani vivono in classi relativamente poco numerose, con un insegnante ogni 10,7 alunni nella scuola primaria (media Ocse 16) e uno ogni 11 alunni nelle secondarie (media Ocse 13,5).
Inoltre, la riorganizzazione dei curricoli e la razionalizzazione delle ore di insegnamento attuate dalla Riforma vanno nella giusta direzione, poichè gli studenti italiani trascorrono a scuola un numero di ore superiore alla media Ocse. Infatti gli studenti dell'area Ocse tra i 7 e i 14 anni hanno una media di tempi d'istruzione di 6.732 ore, mentre la media italiana è di 8.316 ore.
A questo dato, si collega il tema dello stipendio inferiore alla media dei docenti italiani. Gli insegnanti italiani infatti sono numerosi, per fare fronte all'elevato numero di ore di insegnamento; questa è una delle cause della loro retribuzione non alta.
I dati Ocse dimostrano inoltre che, tra il 2000 e il 2008, la spesa delle scuole per ogni studente è aumentata del 6%, mentre è aumentata dell'8% per ogni studente universitario.


Rapporto Ocse 2011, per l’Italia più ombre che luci
Tecnica della Scuola - 13/09/11 - di A.G.
Il numero di studenti per classe rimane inferiore alla media. Sempre alto invece il numero di ore d’insegnamento. In ritardo su tanti aspetti: dagli stipendi dei prof, più bassi del 40%, alla spesa rispetto al Pil e al singolo studente fino alla carenza di ispezioni . Il tutto per far diplomare e laureare ancora pochi giovani.
Nessun allarme “classi-pollaio”, tempi d’istruzione più lunghi, stipendi dei docenti più bassi mediamente del 40%, la percentuale del Pil destinata all`istruzione tra le più basse di tutti i paesi Ocse, istituti non sottoposti a valutazioni sull’operato svolto, diplomati in crescita ma sempre pochi rispetto alla media. Sono i dati salienti, riguardanti l’Italia, contenuti nel rapporto comparativo internazionale dell'Ocse “Education at a Glance 2011”, pubblicato il 13 settembre. Scorrendo il lungo dossier si scopre che in media nei Paesi Ocse nella scuola primaria vi sono 16 studenti per insegnante, che diventano 13,5 al livello secondario e 14,9 al terziario. La proporzione studente-insegnante va da 24 studenti o oltre per insegnante in Brasile e Messico, a meno di 11 in Ungheria, Italia, Norvegia e Polonia. In Italia, invece, la proporzione è di 10,7 al livello primario, di 11 al secondario e di 18,3 al terziario.
Quanto ai tempi d'istruzione, se la media per gli studenti tra i 7 e i 14 anni nei Paesi Ocse è di 6.732 ore, in Italia siamo a 8.316 ore. Brutte notizie per gli insegnanti del Belpaese: quelli in servizio nelle scuole secondarie inferiori italiane raggiungono, in media nei paesi Ocse, il livello più alto della loro fascia retributiva dopo 24 anni di servizio, mentre in Italia ciò avviene solo dopo 35 anni di servizio. Molto più bassi anche quelli che operano nella primaria e secondaria inferiore. Complessivamente, per l’Ocse sono di circa il 40% inferiori a quelli dei lavoratori con un livello d'istruzione comparabile. Inoltre tra il 2000 e il 2009 nei paesi Ocse gli stipendi degli insegnanti sono aumentati in media del 7%, in termini reali, ma in Italia sono addirittura diminuiti (-1%).
Confermata anche la bassa priorità dello Stato per l’istruzione: soprattutto a causa della scarsità degli investimenti privati (8,6% contro la media del 16,5%), nel 2008 l`Italia ha speso il 4,8% del Pil per l’istruzione, ovvero 1,3 punti percentuali in meno rispetto al totale Ocse del 6,1%, posizionandosi al 29 posto su 34 Paesi. E ciò nonostante la spesa per studente di livello secondario superiore e terziario sia leggermente aumentata: tra il 2000 e il 2008 in Italia la spesa sostenuta dagli istituti d`istruzione per studente nei cicli di livello primario, secondario e post-secondario non universitario è aumentata solo del 6% (rispetto alla media Ocse del 34%). Un incremento, peraltro, di cui c’è poco da andare fieri, visto che si tratta del secondo aumento più basso tra i 30 Paesi i cui dati sono disponibili. Da notare che anche la spesa per studente universitario è aumentata di 8 punti percentuali, rispetto alla media Ocse di 14 punti percentuali. Inoltre, diversamente da altri paesi dell`Ocse, in Italia la spesa per studente sostenuta dagli istituti non aumenta notevolmente in base al livello d'istruzione: passa da 8.200 dollari americani al livello pre-primario a 9.600 dollari americani al livello terziario, rispetto all`aumento medio nell`area Ocse da 6.200 dollari americani al livello pre-primario a 13.700 dollari americani al livello terziario. Inoltre, in media nei Paesi Ocse lo stipendio per studente al livello d`istruzione secondario superiore è di 3.450 dollari americani, rispetto ai 2.998 dollari americani in Italia.
C’è poi un'altra conclusione che farà discutere: su 33 paesi dell'Ocse i cui dati sono disponibili, l'Italia è uno dei pochissimi (insieme a Grecia, Lussemburgo e Messico) che non prevede ispezioni scolastiche, né valutazioni del proprio operato da parte di ciascuna scuola. L’Ocse ha rilevato che in Italia è richiesto alle scuole di presentare solo rapporti di conformità alle autorità di livello superiore: un dispositivo che assicura che le scuole osservino leggi e regolamenti, ma diversamente dalle ispezioni scolastiche e dalle autovalutazioni non riguarda la qualità dell`istruzione né individua i punti di forza e di debolezza di ogni istituto scolastico.
Negativo, infine, il computo sui giovani italiani in possesso di un diploma d'istruzione secondaria: il loro numero non è mai stato così elevato, circa il 70,3% dei giovani tra i 25 e i 34 anni (con la fascia tra i 55 e i 64 anni oltre 30 punti indietro), ma la percentuale è di gran lunga inferiore alla media Ocse per la stessa fascia d`età (81,5%). Male, inoltre, il resoconto sulle lauree conseguite in Italia: il 20,2% dei giovani tra i 25 e i 34 anni raggiunge il livello d`istruzione massimo, rispetto alla media Ocse del 37,1% relativa alla stessa fascia d`età (34mo posto su 37 Paesi).



Fotografia del periodo 2000-2009 nei 34 Paesi dell'Organizzazione
Ocse: per gli insegnanti italiani stipendi in calo: -1%. Per i paesi dell'area +7%
Bassa la spesa per l'istruzione, 4,8% del Pil: il Belpaese al 29esimo posto su 34. Mancano ispezioni e valutazione
Corriere della sera - Redazione online - 13 settembre 2011
MILANO - Italia fanalino di coda per la spesa nella scuola, gli stipendi degli insegnanti e il numero di laureati, ma ai primi posti per le ore passate sui banchi e anche per le ridotte dimensioni delle classi, per lo meno sulla base del rapporto allievi/insegnanti. È la fotografia fatta dall'Ocse nello studio sul sistema scolastico dei principali Paesi che l'organizzazione stila annualmente. Gli stipendi di prof e maestri italiani sono notoriamente tra i più bassi d'Europa. Ma il guaio è che la situazione non accenna a migliorare. Anzi. Mentre gli stipendi dei colleghi degli altri paesi aumentano, quelli degli insegnanti del Belpaese diminuiscono. Dal 2000 al 2009 - rileva il rapporto sull'educazione diffuso dall'Ocse - gli stipendi nella scuola italiana sono diminuiti dell'1%, mentre nel resto dei paesi Ocse hanno registrato aumenti medi del 7%. Non solo. Un insegnante della scuola media nel Belpaese deve attendere 35 anni di servizio per ottenere il massimo salariale, quando la media Ocse ne prevede invece 24. E comunque, in generale, i docenti italiani guadagnano il 40% in meno rispetto ad altri connazionali con lo stesso grado di istruzione.
GLI STIPENDI - Un maestro alle prime armi guadagna poco più di 25mila dollari l'anno, quando la media Ocse si attesta sui 26.512 dollari. A fine carriera guadagnerà 37mila dollari (42.784 media Ocse). Ammontano a 27.358 dollari invece gli stipendi annuali dei prof delle scuole medie (28.262 media Ocse) e superiori (29.472). A fine servizio questi docenti possono aspirare al massimo a 41.040 dollari l'anno o a 42.908 dollari a seconda che insegnino alle medie o alle superiori. Una cifra decisamente inferiore alla media Ocse, che rispettivamente si attesta a 45.664 e 47.740 dollari.
I docenti però continuano a essere tanti: in Italia c'è un insegnante ogni 11 alunni, il rapporto medio dei Paesi Ocse è 1 a 16.
LA SPESA - Quanto alla spesa destinata all'istruzione, nel 2008 in Italia era pari al 4,8% del Pil: 1,3 punti percentuali sotto la media Ocse (6,1%). Un dato che posiziona il nostro Paese al 29esimo posto sui 34 Paesi che aderiscono all'Organizzazione. Tra l'altro, solo l'8,6% della spesa totale in istituti di istruzione è stata fornita da fonti private, la metà rispetto alla media Ocse. Tra il 2000 e il 2008, la spesa nella Penisola per la scuola primaria, secondaria e post-secondaria non universitaria è aumentata solo del 6% contro la media Ocse del 34%, facendo segnare il penultimo incremento tra i Paesi avanzati.
IN CATTEDRA - Il numero di giorni di istruzione (172) è tuttavia inferiore alla media Ocse (185), così come le ore di insegnamento (757 contro 779 alle elementari e 619 alle medie contro 701). Al tempo stesso con un totale di 8.316 di ore di istruzione previste per il ciclo dell'obbligo l'Italia è al primo posto contro una media Ocse attorno a 6.800 ore. Inoltre le classi in proporzione al numero di insegnanti sono piccole (10,7 alunni per maestro contro 16 alla scuola primaria e 11 studenti per prof contro 13,5 alle medie).
POCHI LAUREATI - L'Ocse sottolinea anche che la Penisola è uno dei rari Paesi a non richiedere ispezioni nelle scuole o auto-valutazioni (solo Messico, Grecia e Lussemburgo fanno altrettanto) e quindi ha meno meccanismi per assicurare la qualità degli istituti, i punti di forza e di debolezza. Il rapporto evidenzia anche la scarsità di laureati: sono il 14% della popolazione adulta (solo Turchia e Brasile ne hanno meno) e il 20% della fascia di età 25-34 anni contro 37% della media Ocse (il che relega l'Italia al 34esimo posto su un totale di 37 Paesi considerati). Il loro tasso di occupazione è del 79% contro l'84% Ocse, ma è di 28 punti più alto rispetto a chi non ha concluso gli studi superiori. Nel corso della sua vita, inoltre, un laureato in Italia può guadagnare oltre 300mila dollari in più rispetto a un diplomato (contro la media Ocse di 175mila dollari), uno dei livelli massimi dell'Ocse (va meglio solo a portoghesi e americani). La laurea insomma «paga» in Italia. Basta non essere donne, perchè in questo caso, nella Penisola come in Brasile, le laureate guadagnano solo il 65%, se non meno, dello stipendio dei colleghi.


 
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