Valutazione scuole, dirigenza e docenza: proposte di DiSAL


Ad integrazione di quanto proposto all'incontro delle Associazioni professionali al MIUR del 25 gennaio scorso, DiSAL ha presentato le seguenti proposte in relazione ai progetti sperimentali sulla valutazione delle scuole, della dirigenza (Vales) e delle docenza (Valorizza II).

 

   Dirigenti Scuole Autonome e Libere

 Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie  - Ente qualificato dal MIUR alla formazione

 

   

Valutazione

Le proposte di DiSAL sui progetti sperimentali MIUR in materia di valutazione della professionalità dei docenti, delle scuole e dei dirigenti scolastici

(aggiornamento del documento già presentato alla riunione del MIUR 25 gennaio 2012)

 

 

Sul valutare

 

1. Non solo ritieniamo fondamentale e urgente ogni iniziativa di sistema o progetto sperimentale per introdurre e far crescere nella scuola italiana una cultura della valutazione complessiva ma sosteniamo che questo debba avviarsi nella prospettiva di  un sistema nazionale che però riveda assolutamente l’impostazione data dalla Legge 10 del 26.2.2011, purtroppo non sostanzialmente modificata dal DL  del 3.2.2012.

 

2.  In generale comunque sosteniamo che la valutazione, per essere utile, realistica ed efficace debba procedere di pari passo tra scuola, dirigenti e docenti, senza nessuna fuga in avanti separata, come ha confermato l’infelice esito dei tentativi di SiVaDis. Lo stesso si deve dire del settore amministrativo (DSGA, assistenti e Amministrazione).

 

3. Riteniamo che il riferimento scientifico, alla luce del quale condurre sia i percorsi sperimentali che l’istituzione del sistema nazionale, rimane a tutt’oggi il documento Ichino, Checchi e Vittadini INVALSI 2009, dal quale si debbono assumere in linea di massima suggerimenti generali:

-  la scuola dovrà essere valutata sui risultati che consegue in termini di apprendimenti degli studenti, più che sulla congruenza dei processi;

- ogni progetto o metodologia per la valutazione deve mettere al centro i risultati ottenuti e quindi gli strumenti debbono in qualche modo osservare il "valore aggiunto" ovviamente tenendo conto delle condizioni di partenza del campo di azione;

- la valutazione dei docenti dovrà fare riferimento ad un sistema misto di dati oggettivi e relazionali;

-  la valutazione dei dirigenti dovrà fare chiaro riferimento ai limiti posti dalle norme all’attuale azione professionale;

- ogni valutazione esterna va promossa e coordinata con l’autovalutazione di istituto;

- si dovrà costituire un ente "terzo" rispetto a scuole e Ministero;

- occorrera nel tempo rimediare all’assenza di un corpo tecnico di esperti valutatori;

- qualsiasi percorso utilizzato dovrà prevedere modalità di restituzione e di diffusione dei risultati.

 

 

Su  Vales  scuole

 

1. Condividendo in generale gli obiettivi indicati nella proposta, segnaliamo l’utilità che, nella prosecuzionedi  Vales, si allarghi a contesti culturalmente disponibili alla sperimentazione. Si tratta nel complesso di sostenere un elemento di qualità imprescindibile per la scuola dell'autonomia, anche se questa non possiede gli strumenti per esserlo e proprio per questo può ricevere beneficio innanzitutto culturale dall’azione valutativa. Va inoltre apprezzato il coinvolgimento della  valutazione degli apprendimenti in termini di valore aggiunto e la valutazione qualitativa di processo.

Questo potrà accadere solo se si introdurrà il tentativo di coniugare l’intervento di fattori e soggetti esterni (valutazione esterna) con il sostegno dell’azione formativa ed al suo miglioramento (autovalutazione). Non è quindi utile che i soggetti attivati siano solo di tipo esterno.

Contro il timore da taluni segnalato di avviare una cultura della competizione, sosteniamo invece questa come non solo dimensione operativa già in atto (basti ppensare alla diffusione dei vai saloni dell’orientamento o all’ormali pratica consoldata degli “open day” nelle scuola), ma come fattore mobilitante le migliori energie nella crescita e diffusione di buone pratiche, se dirette e guidate dalla consapevolezza del compito della scuola, da un progetto formativo consapevole degli obiettivi educatuvi, culturali e sociali da persegure.

 

2. Ancora rispetto all’impianto proposto riteniamo invece si debba disgiungere, per utilità e rispondenza all’attuale contesto normativo e contrattuale, il percorso valutativo della scuola da quello della dirigenza, che invece, pur avvenendo anche nella stessa istituzion e nella stessa durata, devrà poter individuare strumenti e percorsi propri, anche in relazione al fatto che questi vengono collegati ad una futura efficacia contrattuale (retribuzione di risultato).

 

3. Proposte:

- vanno utilizzati in forma incrociata la rilevazione degli apprendimenti realizzata dalle scuole e quella effettuata dall’Invalsi, così che la valutazione delle scuole risulti alla fine fondata principalmente su una misurazione dell’apprendimento degli studenti;  

- ovviamente l’attenzione agli apprendimenti dovrà realizzarsi nell’ottica del “valore aggiunto” in relazione al contesto sociale e culturale della scuola. Per questo il solo ricorso ai dati INVALSI non appare sufficiente;

- non è possibile valutare la scuola solo attraverso l’azione di soggetti esterni. Lo stimolo ad una autovalutazione di istituto è altrettanto indispensabile in quanto il Piano di miglioramento deve avere un soggetto interlocutore in grado di garantire, nella messa a regime in futuro, la valutazione delle istituzioni scolastiche;

- va costituito un team interno di autovalutazione deve essere diretto dal dirigente scolastico quale garante dell’unità di azione complessiva. Il team va coordinato con il gruppo di valutatori esterni, pur mantenendo questi la propria autonomia;

- pur lasciando alle scuole i criteri di scelta, tuttavia nel percorso valutativo debbono essere direttamente coinvoli i genitori, i soggetti sociali esterni che ordinariamente collaborano con la scuola e, nelle scuole superiori, gli studenti del triennio;

- occorre trasparenza nella selezione dei team esterni di valutazione per evitare quanto è successo, ade esempio, pe rle vicende SiVaDis;

- va garantita la pubblicizzazione dei risultati, magari utilizzando il sistema “Scuole in chiaro”;

- se si eccettua il compenso ai membri dei team operanti, il supporto finanziario ai progetti nelle scuole (che dovrà essere gestito autonomamente dalla scuola che tuttavia ne dovrà rispondere pubblicamente) deve potersi diversificare in relazione ad almeno tre gradi di risultati in relazione ai LEP che assicurano l’unitarietà dell’ordinamento (eccellente, ordinario, insufficiente). Senza differenziazione non esiste interesse e stimolo alla valutazione;

- occorre indicare criteri che alla fine conducano ad una differenza di risorse laddove ci siano evidenti e clamorosi discostamenti dagli obiettivi minimi che vanno assicurati come LEP;

- il previsto gruppo di coordinamento USR dovrà attuarsi solo se coordinato da esperti INVALSI, non esistendo garanzia di tale livello.

 

 

Su  Vales dirigenti

 

1. DiSAL ribadisce l’urgenza e l’importanza della valutazione di tutte le professioni della scuola, tutte in quanto il Dirigente  è stato reso responsabile dei risultati senza avere gli effettivi poteri per orientarli e condizionarli. Senza addentrarsi in una analisi normativa e contrattuale basti ricordare l’impossibilità di fatto di scegliere il team dei proprio collaboratori. Di conseguenza avviare con Vales la valutazione della dirigenza e sospendere Valorizza per la docenza (oltre che non prevedere la valutazine di tutta la componente amministrativa) porta non solo a risultati inutili e distorti dal reale, ma anche incrementa l’attuale diffidenza invece che (come finalizzato proprio dal progetto) collaborare a far crescere una cultura della valutazione.

 

2. Dal punto di vista tecnico, come già sopra accennato, il percoso di valutazione della scuola va separato (come strumenti, soggetti, indicatori e percorso) da quello della valutazione del dirigente scolastico. Questo comunque non impedisce che l’ambiente ed il periodo siano gli stessi. Il percorso deve essere costruito in un tavolo tecnico con le Associazioni professionali (come accaduto nell’ultima revisione di SiVaDis) così da coinvolgere meglio l’interesse generale della categoria nella condivisione dell’importanza professionale della dimensione valutativa.

 

3. Proposte:

- distinguere il team esterno per la dirigenza, che comunque dovrà comprendere un dirigente scolastico di altra provincia. Gli altri membri dovranno avere comoetenze esplicite nel campo della direzione di comunità di persone;

- mancando quasi completamente un contesto istituzionale di autonomia responsabile ed essendo impossibile valutare i risultati conseguiti dall’azione del dirigente, si dovrà fare attenzione ai processi avviati dallo stesso al fine di attuare i miglioramenti condivisi dal team. Su questo aspetto appare quindi evidente la collaborazione con l’azione del team di valutazione dell’Istituzione scolastica;

- l’aggancio indispensabile tra valutazione dei dirigenti scolastici e retribuzione di risultato conferma la necessità della triennalità della prima;

- contribuire alla definizione degli obiettivi assegnati dal Direttore Scolastico Regionale potrà essere attuato solo a condizione che (che attualmente sono fotocopie nazionali) il dirigente scolastico abbia parola in causa;

- il percorso tecnico dovrà quindi partire dagli obiettivi scelti dal dirigente scolastico in accordo col team esterno. Nella formulazione di questi si dovrà tener conto anche dell’ambiente e delle condizioni oggettive, individuate “in situazione” con colloqui e osservazione del clima presente nell’istituzione; 

- il Rapporto finale consegnato anche ai rappresentanti delle componenti scolastiche sarà inerente gli aspetti (verificabili dopo il periodo prefissato) sui quali tutta la scuola deve migliorare. 

 

 

Su  Valorizza II

 

1. Confermiamo che, nonostante gli aspetti da migliorare rispetto alla prima espereinza (e che tuttavia si notano già considerati nella presentazione della seconda), la metodologia di “Valorizza” sia stato un buon punto di partenza, perché ha introdotto fattivamente per la prima volta in Italia un tentativo di valutazione dei docenti nella scuola. Il tema della valutazione dei docenti non può più essre rinviato e deve assolutamente inquadrarsi nel più ampio tema della valutazione delle scuole, che hanno urgente necessità di uscire dall’autoreferenzialità. Alla fine, se si dovesse cedere alle pressioni di un rinvio, ci si troverebbe nella assurda e professionalmente insostenbile e paradossale situazione che, dopo gli alunni, la scuola ed i dirigenti, proprio la docenza sarebbe l’unica eslcusa da ogni valutazione.

 

2. Tenendo conto che qualsivoglia valutazione non può in alcun modo limitarsi alla asettica rilevazione e misurazione (laddove questa sia effettivamete possibile) di dati “oggettivi”  e che invece comporta sempre anche una dimensione relazionale essenziale nella pratica educativa e culturale, un efficace impostazione della valutazione delle professioni e delle scuole deve tener conto sia del giudizio dei pari che dei soggetti che appunto sono entrati in relazione al processo formativo.

Fa bene quindi la proposta a mantenere sia la componente "reputazionale" o qualitativa e coniugarla anche a criteri di oggettività (valore aggiunto in risultati di apprendimento, pubblicazioni, portfolio di carriera, azioni e progetti, indicatori di presenza, aggiornamento). Insieme a questi si dovrà tener conto anche di capacità comunicativa, di linguaggi della disciplina insegnata, di capacità di relazione efficace con gli allievi e con i genitori, di capacità di "attrazione" e coinvolgimento nel processo di insegnamento/apprendimento che il docente mette in atto con i propri allievi e così via.

 

3.  Resta tuttavia il fatto imprescindibile (come dato globale di contesto) che nuovi standard professionali saranno efficacemente individuabili e percorribili solo all'interno di un assolutamente nuovo contesto di autonomia delle Istituzioni Scolastiche Autonome (ISA) ed di nuovo stato giuridico dei docenti e dei dirigenti. Tra questi occorre la consapevolezza che l'apprendimento (non l'insegnamento) è il frutto di una cooperazione educativa, che tuttavia non emargina né sostituisce la necessità di riconoscere "il bravo insegnante" e così uscire dalla palude della corporazione che sempre di autodifende e mai si diversifica.

 

La direzione nazionale

Milano, 6 febbraio 2012

 

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