Dibattito/Decreto semplificazioni e scuola: annunci consolatori ?


Semplificazione, sviluppo e milleproroghe: buoni i principi, ma quali attuazioni ?

 

1.  

Leggendole con attenzione, risulta difficile apprezzare pienamente le norme sulla scuola così come, nell’ultima versione, risultano nel D.L. 5/12 (Semplificazioni e Sviluppo).

I principi introdotti sono sicuramente condivisibili e ispiratori di future novità. Ma, appunto: principi per il futuro. E ora?

Purtroppo sappiamo bene che in materia legislativa i principi sono soggetti all’oblio (ricordiamo tutti la costituzionalizzazione dell’autonomia scolastica introdotta con la Legge Costituzionale 3/2001, rimasta inattuata) e che l’efficacia nel medio periodo, rispetto ai gravi problemi ai quali accennano, dipende tutta ancora da decisioni future.

Comunque una buona notizia per i dirigenti scolastici con effetto immediato nel Decreto c’è e non è poco: opera da subito l’abrogazione, prevista dell’art. 45, anche per le scuole dell’obbligo di predisporre e aggiornare il Documento Programmatico sulla Sicurezza (DPS) previsto annualmente dal D.L.vo 196/03. Con una sola riga abrogativa i dirigenti scolastici non sono più tenuti ad adottarlo. Una bella “liberazione” da una attività risultata assolutamente inutile, dispendiosa, foriera di infiniti ed inefficaci contenziosi !

 

2.

Detto questo, gli artt. 50, 51, 52 ci danno “annunci consolatori”: ci sarà l’organico funzionale triennale di istituto; ci sarà una revisione delle attuale forme di stanziamento finanziario alle scuole; ci saranno reti di scuole per meglio gestire risorse; ci sarà un'offerta coordinata di istituti tecnici,  professionali e di istruzione e formazione professionale regionali; ci sarà impegno per i “poli tecnico-professionali” (ma questo era già promesso nella Legge 40/2007 !); ci sarà un sostegno all’apprendistato. Ci sarà….

Ma quando, come, con quali risorse, secondo quali strumenti operativi, è tutto lasciato a Linee Guida da emanare entro 60 giorni da quando il decreto verrà convertito in legge: quindi probabilmente verso giugno 2012, cioè, se tutta va bene, con effetti spostati sul 2013/2014.

L’istituzione di un organico funzionale di istituto con una stabilità triennale era molto attesa, ma purtroppo non c’è più l’obbligo di mantenere l’organico del personale del 2011/12. Quindi non è escluso una ulteriore riduzione. L’articolo è scritto poi in modo che il tormentone attuale, che differenzia l’organico di aprile (di diritto, soggetto e fortissime rigidezze) da quello di settembre (di fatto) rimanga tale e quale. Quindi a settembre restiamo sempre …. nella palta !

L’obiettivo poi (sulla quale i presidi di DiSAL insistono da anni e che in parte è stata avviata dal Ministro Fioroni) di unificare tutti i trasferimenti finanziari alle scuole senza rigidezza di destinazione resta nei desideri del Ministro Profumo: l’Economia non ha voluto, neppure in via sperimentale.

Ci consola solo il fatto (sigh !) che questi trasferimenti sono ormai così irrisori che resta ben poco da unificare. Chi ha letto le “torte” statistiche pubblicate su “Scuola in Chiaro” sui bilanci delle scuole statali comincia a pensare (come giustamente hanno scritto alcuni quotidiani) che queste siano diventate “private”, vista la predominanza, alle superiori, dei contributi delle famiglie.

Il nuovo riordino dell’INVALSI è di fatto solo tecnico. A questo si aggiungono una buona notizia ed una cattiva. E’ un bene stabilire con chiarezza l’obbligo delle scuole alla partecipazione alla rilevazione annuale degli apprendimenti curata dall’INVALSI. Invece non viene mutato in nulla l’attività dell’Istituto che non si vede assegnata (come stabiliva già l’art. 1, c. 613 della L. 296/2006) il compito della valutazione dei docenti.  Quindi: si valuteranno alunni, scuole, dirigenti scolastici. Ma docenti e amministrativi zero ! Ma si sa: il sindacato aveva storto il naso !

 

3.

La questione dei tecnici e professionali, sulla base delle parole del Ministro, sembrava lasciare buone speranze. C’era in gioco tutto il dramma della disoccupazione giovanile. C’era alle spalle tutto l’errore delle liceizzazione da rimediare. Ma l’art. 52 non le conferma. Anzi: temo peggiori la situazione ! Staremo a vedere.

Infatti l’impegno a coordinare l’offerta formativa di tecnici, professionali e di istruzione-formazione professionale regionale non risolve l’errore fatto di tenere separati i primi due ambiti. Errore che ha portato a scelte funamboliche nelle Opzioni Nazionali dei trienni per evitare di fare doppioni. Questi, di fatto, ci sono ugualmente, con un forte spreco finanziario oltre che il dilagare di una mortificazione didattica. Si sarebbe potuto almeno introdurre norme più efficaci ed ampie delle attuali a sostegno dell’alternanza scuola-lavoro, per rimediare allo scempio gelminiano dei laboratori.

La riduzione, poi, degli ITS ad uno solo per area tecnologica a livello regionale mortificherà molti territori provinciali specie al nord. L’impegno a far partire i “poli tecnico-professionali” c’era già nella Legge 40 del 2007. Anche là, un principio (ma le leggi non dovrebbero avere una copertura finanziaria ?).

Il vero prolema, come tutti sanno, ancora una volta è venuto dall’Economia che ribadisce in tutti gli articoli, che tutti gli impegni scritti si faranno senza aggiunta di risorse (ma non si chiama “sviluppo” il decreto ?).

Risulta difficile comprendere come effettivamente avviare l’apprendistato, specie quello dei 15enni, senza risorse da utilizzar e per eliminare i contributi a carico delle aziende.

Alla fine è la stessa Economia che sta determinando la chiusura di 1.300 Istituzioni Scolastiche Autonome (ISA) per ottenere risparmi irrisori e, di fatto, provocare la creazione di mostruosità da 1.900-2.000 alunni.

Almeno si sarebbe potuto introdurre un po’ di vere semplificazioni, visto che non si è scelto di fare sviluppo. Peccato !

 

4.

A questo vuoto di finanze (al quale non corrisponde per ora una vera razionalizzazione degli sprechi), curiosamente, fa invece da contraltare il Piano dell’edilizia scolastica (art. 53).

E’ strano ! Se si deve procedere nuovamente alla ricognizione del patrimonio immobiliare scolastico (che comporterà un costo), che fine ha fatto l’anagrafe dell’edilizia scolastica che  in questi anni doveva fare proprio questa ricognizione ? E quanto costerà procedere ad una simile ricognizione ?

Il tutto per far ripartire la manutenzione ordinaria (oggi immobile), quella straordinaria (oggi assente) ed i nuovi edifici (da tempo desiderati).  Se all’ultimo aspetto faranno fronte, per merito dell’attuale Ministro, le risorse annunciate a Napoli, per il restante appare strano l’avvio di questa nuova elefantiaca procedura. Ma le famose Province che non vogliono morire ed i Comuni che non vogliono dimagrire non lo sanno già quali sono gli edifici fatiscenti che necessitano di interventi urgenti ? E perché invece di avviare la ricognizione non si avvia subito la manutenzione ?

Quanto poi alla manutenzione ordinaria (la voce di spesa provinciale più alta) si doveva invece  semplificare: trasferire direttamente la competenza alle I.S.A. Si sarebbe risparmiato due volte: eliminando la competenza delle Province e ottenendo il controllo diretto e immediato dell’efficacia degli interventi da parte dei diretti fruitori, le scuole per prime interessate a far funzionare i servizi ed economizzare. Ma si sa: gli appalti sono leccornie succulente per la politica.

Un ultimo accenno invece dedicato al Disegno di Legge 216/2011 così come licenziato dalla Camera (Milleproroghe). Riaprire le graduatorie anche solo per categorie mortificate da norme precedenti significa solo ingannare quegli aspiranti che per anni e anni non beneficeranno di nulla. Nel frattempo, sul fronte reclutamento, non succede nulla: i nuovi Tirocini Formativi per i giovani laureati ormai non partiranno più per quest’anno, nonostante le promesse; il concorsone annunciato per decine di migliaia di posti a insegnamento pare abbia creato più terrore che interesse nell’Amministrazione (vista l’esperienza del pur numericamente modesto per i dirigenti  scolastici). Quante saranno le immissioni in ruolo a luglio ? Ci saranno le 25.000 previste ?

L’anno prossimo la scuola italiana non solo sarà sempre più vecchia, ma rischia di essere ancora più precaria.

Per ora l’impressione è che la corporazione sindacale domini vincitrice. E’ persino riuscita a bloccare la sperimentazione sulla valutazione dei docenti che, coraggiosamente (bisogna darne atto) il dott. Giovanni Biondi era riuscito a far partire lo scorso anno.

Coraggio politica scolastica: prendiamo un po’ di decisionismo montiano !

 

Roberto Pellegatta



 
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