Anniversari/TienAnMen: chi ricorda in Italia il massacro comunista ?


Il 4 giugno ricorre  il 23° anniversario del massacro di Pechino. Nel silenzio della stampa e televisione nostrane vogliamo ricordare, con queste cronache, che in Cina ideologia e totalitarismo non sono per ora superati neppure dai mercati, talvolta invece disposti ai silenzi, denunciati di recente anche dal dissidente Chen GuangCheng.

 

 

 

AsiaNews  -  01/06/2012
CINA – Qualcuno in Cina inizia a ricordare il massacro di Tiananmen
Hong Kong (AsiaNews) - La popolazione cinese sfida le autorità comuniste e inizia a ricordare in maniera pubblica le vittime del massacro compiuto dal Partito in piazza Tiananmen il 4 giugno del 1989. Nel frattempo, a tre giorni dalla marcia annuale con cui Hong Kong ricorda le vittime di piazza Tiananmen, gli organizzatori dell'evento si sono appellati ai cinesi continentali affinché si uniscano all'evento. Lee Cheuk-yan, presidente dell'Alleanza a sostegno dei movimenti patriotici e democratici in Cina, spiega che l'obiettivo di quest'anno è arrivare a 150mila dimostranti.

In Cina non è permesso ricordare il massacro o parlarne, ma sono diversi i cinesi che entrano di nascosto nell'ex colonia britannica per partecipare alla grande marcia. Inoltre, racconta sempre Lee, "il museo aperto nel Territorio per commemorare le vittime di Tiananmen ha accolto 6mila visitatori al mese. E un quarto di questi è cinese. Spero che siano sempre di più coloro che, in Cina, intendono ricordare quanto è avvenuto: ne sono certo, perché aumenta la loro consapevolezza sul tema dei diritti umani".

Quest'anno è più significativo di altri: all'interno del Partito comunista sembra essere in corso un regolamento di conti in vista del grande Congresso di ottobre, che darà il via alla nuova leadership cinese.  Questo ha portato alla rimozione di Bo Xilai, potentissimo membro del Politburo ed ex segretario di Chongqing, e ha aperto un acceso dibattito all'interno dei quadri dirigenti comunisti.

Inoltre, l'economia del "dragone asiatico" continua a rallentare: complice la crisi finanziaria dell'Europa e la disoccupazione degli Stati Uniti - che ha portato Washington a nuove restrizioni alle importazioni dalla Cina - la bilancia commerciale di Pechino è scivolata ancora arrivando al punto più basso degli ultimi 3 anni. Il governo teme proteste sociali di massa dopo l'eventuale aumento dei prezzi.

In questo quadro, avanzano coloro che vorrebbero vedere riabilitate le richieste del movimento del 4 giugno del 1989. Nato come protesta studentesca, esso divenne in breve tempo un movimento che coinvolgeva anche operai, contadini e docenti universitari: tutti chiedevano al governo centrale più trasparenza e un freno alla corruzione, gli stessi fenomeni che in questi anni stanno demolendo l'immagine pubblica del Partito.

La repressione ordinata dall'allora presidente Deng Xiaoping ha portato alla morte di centinaia di giovani per le strade della capitale. Il numero esatto non è mai stato reso noto. Il sindaco di Pechino dell'epoca ha dichiarato in questi giorni che il massacro "poteva essere evitato" e che esso è nato dallo "scontro interno al Partito". Il padre di una delle vittime, che ha chiesto per anni giustizia al governo, si è impiccato lo scorso 27 maggio per protestare contro le ingiustizie subite.

Ma il muro di silenzio sul massacro inizia a mostrare diverse crepe. Questa settimana, i censori del Partito comunista sono stati molto impegnati nel tentativo di censurare le migliaia di messaggi che sono apparsi su Twitter e su Weibo - il sito di microblogging più usato in Cina - relativi al massacro del 1989. Nel frattempo, i dissidenti di tutto il Paese hanno organizzato decine di piccoli eventi pubblici in memoria delle vittime del 4 giugno: si tratta di un fenomeno in crescita costante negli ultimi anni.

Il 30 e 31 maggio, la polizia di Guizhou - capitale della provincia di Guizhou - ha arrestato 4 attivisti per aver dimostrato in una piazza cittadina. Gli agenti - scrive il Chinese Human Rights Defender - hanno portato via Mi Chongbiao, Yong Zhiming, Mo Jiangang e Tian Zuxiang: arrestata anche la moglie di Mi, Li Kezhen, e sequestrati i computer di tutti e quattro. Al momento non si riesce a trovare altri due membri del Forum per i diritti umani di Guizhou, Liao Shuangyuan e Mu Yuqin.

Il 30 maggio, nella provincia sudorientale del Fujian, l'attivista Fan Yanqiong ha guidato una marcia di dimostranti fino a un tribunale locale: qui il gruppo ha srotolato alcuni manifesti per chiedere al governo di cambiare il proprio giudizio sul movimento pro-democrazia e anti-corruzione, definito sin dal 1989 "controrivoluzionario".

Inoltre, i manifestanti hanno espresso il proprio sostegno per le richieste del premier Wen Jiabao a favore di riforme politiche in Cina. La polizia locale non ha gradito e ha seguito Fan fino a casa, ha circondato l'edificio e ha cercato di entrare nell'appartamento della dimostrante, accusata di "atti criminali e illegali".

L'eredità del movimento del 4 giugno continua in ogni caso a segnare lo sviluppo della corrente democratica in Cina. Fra i sopravvissuti al massacro di piazza Tiananmen, sono moltissimi coloro che hanno continuato a portare avanti le richieste di riforma all'interno del governo cinese. Chen Wei, Liu Xianbin, Chen Xi e Liu Xiaobo - Premio Nobel per la Pace - sono soltanto alcuni dei leader del 1989 ancora in carcere per l'impegno democratico nel Paese 

 

Lettera43 -  31 maggio 2012

CELEBRAZIONI - Cina, ritorno in piazza a Tienanmen

Il 4 giugno ricorre l'anniversario del massacro a Pechino.

di Michele Penna

Il fantasma dei fatti di piazza Tiananmen si fa vivo ogni anno con l’avvicinarsi dell'anniversario del 4 giugno. Il South China Morning Post è l'unico media a parlarne, ma domenica 27 maggio a Hong Kong si è tenuta l'annuale manifestazione in ricordo del massacro.
IL MASSACRO IN PIAZZA NEL 1989. Il massacro sarà sempre ricordato come uno dei momenti che hanno segnato la storia moderna della Cina.
Alla fine degli Anni 80 il Paese stava attraversando un momento di rapido cambiamento sociale. In parte per l’allentamento del controllo statale, in parte per l’importazione di nuove idee dall’estero e in parte per il momento di crisi economica - dovuta soprattutto all’inflazione - nella primavera del 1989 migliaia di studenti si radunarono in piazza di Tiananmen, nel cuore di Pechino, chiedendo riforme politiche.
PECHINO VUOLE DIMENTICARE. Dopo mesi di protesta il governo si rese conto che la situazione gli stava sfuggendo di mano e ordinò all’esercito di intervenire. I morti furono, probabilmente, centinaia. Da allora il Pcc ha tentato in ogni modo di cancellare quel sangue dalla memoria collettiva del Paese. Ma i ricordi - a quanto pare - non si seppelliscono mai abbastanza in profondità.
«Molti cinesi si sono uniti alla protesta, dicendo di essere stati mossi dal fatto di poter ‘sentire l’aria di libertà’ che si respira a Hong Kong», ha scritto il South China Morning Post.

Manifestazione con 2.100 persone: lontane le presenze del passato

La manifestazione è stata organizzata dall’Alleanza per il supporto dei movimenti patriottici e democratici della Cina, e, sembra aver raccolto un successo maggiore di quello del 2011, ma inferiore di quello registrato alcuni anni fa: «L’Alleanza ha riferito che 2.100 persone hanno preso parte all’iniziativa, contro 2.000 nel 2011, 2.500 nel 2010 e 8.000 nel 2009». La polizia avrebbe invece dichiarato che quest'anno i partecipanti non erano più di 1.100.
LISTA NERA PER LA POLIZIA. Il quotidiano di Hong Kong racconta anche i dettagli del corteo: «Durante la marcia di tre ore i manifestanti, la maggior parte dei quali indossava abiti bianchi e neri in segno di lutto, hanno esposto cartelli contro la repressione delle autorità».
Parlando dei controlli della polizia sulle manifestazioni, il
South China Morning Post riporta anche le parole di Lee Cheuk-yan, presidente dell’organizzazione che ha organizzato l’evento: «Ho l’impressione che avessero una lista nera dei gruppi che non fossero i benvenuti e che volessero sapere chi si sarebbe fatto vivo».
SUICIDIO DOPO LE INGIUSTIZIE. Il 28 maggio il quotidiano riporta anche una storia ben più tragica. A Pechino, Ya Weilin, 73enne membro dell’Associazione madri di Tiananmen, si è tolto la vita impiccandosi in un parcheggio. Giorni fa la moglie e il figlio maggiore «avevano trovato una lettera che Ya aveva scritto per spiegare la sua intenzione di togliersi la vita, citando anni di ingiustizie». La famiglia, però, «non aveva preso la lettere sul serio».
Il South China Morning Post, riprendendo il necrologio pubblicato dall’organizzazione di cui faceva parte l’uomo, ha scritto che Ya «divenne membro delle Madri di Tiananmen perché il suo secondo figlio, Ya Aiguo, era stato colpito da un proiettile alla testa ed era morto all’età di 22 anni a Gongzhufen, nell’area occidentale di Pechino, il 3 giugno del 1989».

Lunedì, 28 Maggio 2012

 

Lettera43  -  31 maggio 2012

ESTERI -Tienanmen, suicida padre di una vittima

Chiedeva giustizia al governo ogni 4 giugno, giorno dell'anniversario.

Le ferite di piazza Tienanmen non si sono ancora rimarginate. Lo dimostrano i tanti genitroi che ancora chiedono giustizia per i loro figli uccisi nella notte tra 3 e 4 giugno 1989. Il massacro è stato ricordato con una manifestazione per le strade di Honk Kong
Per Ya Weilin però l'attesa era ormai diventata insopportabile. Il 73enne, padre di Ya Aiguo, uno studente di 22 anni ucciso da un colpo di proiettile alla testa durante le proteste, si è suicidato giovedì 24 maggio.
GRUPPO MADRI DI TIENANMEN. L'annuncio è stato dato solo il 28 maggio dal gruppo Madri di Tienanmen composto da familiari delle vittime del 1989, di cui era membro. 
L' uomo è stato trovato impiccato in un garage sotterraneo nei pressi della sua abitazione. La polizia ha confiscato la nota che Ya aveva lasciato prima di togliersi la vita. Nel necrologio pubblicato dalle Madri di Tienanmen si legge che «Ya già da alcune settimane aveva dato mostra di una crescente depressione a causa dell'inutile trascorrere degli anni, senza che nessuna luce sia stata fatta sulla morte del figlio e sulle responsabilità di chi ordinò ai militari di aprire il fuoco su studenti e manifestanti disarmati». 
VIETATE COMMEMORAZIONI. Ya Weilin faceva parte di quel gruppo di parenti delle vittime del 4 giugno che scriveva ogni anno alle autorità cinesi, chiedendo loro di investigare l'accaduto, e cambiare il verdetto sulle manifestazioni del 1989, solitamente descritte come sovversive.
Fra le richieste inascoltate del gruppo, anche quella di provvedere per le vittime del massacro rimaste ferite e invalide, e per i familiari stessi. Molti dei componenti del gruppo, fra cui la fondatrice, Ding Zilin, sono regolarmente sorvegliati dalla polizia, ed hanno solo raramente potuto tenere delle commemorazioni all'aperto dei loro figli e parenti scomparsi. 

Lunedì, 28 Maggio 2012

 

InItaliaNotizie – 31 maggio 2012

Le Madri di Tien an men

di Giovanni De Sio Cesari

A somiglianza delle Madri de Plaza de Mayo vi è in Cina una gruppo informale  delle  Madri di Tien an men: le madri, cioè, dei ragazzi che nel 1989 furono uccisi durante la cruenta repressione della manifestazioni studentesche. Le vittime furono centinaia o migliaia, del destino particolare di ciascuno di essi generalmente si sa poco o niente: sono spariti  all’improvviso  fra il 3 e il 4 giugno 1989  e si è cercato di cancellare in ogni modo il loro ricordo.

Nessun libro di testo delle scuole, nessun libro o articolo di giornale  riporta l’avvenimento, discuterne in pubblico è un tabu assoluto che pochi hanno il coraggio di sfidare.

Ma le madri certamente non dimenticano i loro  figli  e nemmeno i padri. Il gruppo delle  Madri di Tien an men, ha comunicato che Ya Weilin, 73 anni, padre di una delle  vittime si è impiccato,  in un parcheggio abbandonato sotto un  complesso residenziale a Pechino, per protestare contro i tentativi falliti di ottenere dal  governo un riconoscimento, Il figlio, Ya Aiguo, fu colpito alla testa dal fuoco  dei soldati che repressero la rivolta. Allora aveva  22 anni, era in attesa di dell’assegnazione di  un posto di lavoro:  quella terribile sera era andato a fare spese con la sua ragazza.

Il padre aveva annunciato  che si sarebbe suicidato in segno di protesta poiché la questione non era stata affrontata da più di 20 anni.

Ya aveva dichiarato a una TV spagnola  in un’intervista 2007 che aveva scritto tante volte negli ultimi 18 anni senza avere nessuna risposta dalle autorità. Il suicidio è avvenuto circa una settimana prima della ricorrenza della notte del 3-4 giugno 1989. Si ricordi che secondo la tradizione orientale il suicidio è la massima espressione di protesta: in Occidente si muore per qualcuno, in Cina si muore contro qualcuno.

Le Madri di Tien an men non possono sfilare in piazza  come facevano quelle di Buenos Aires che avevano la protezione della potente Chiesa Cattolica: generalmente   inviano  lettere aperte per sollecitare i leader del Paese a spiegare le morti. Hanno per anni chiesto un’indagine completa, il risarcimento alle famiglie delle vittime e la punizione dei responsabili della repressione militare ma nessuna  autorità governativa ha mai risposto.

D’altra parte non è solo  la repressione  di Tien an men che è ignorata: anche tutta la storia precedente della Cina moderna dall’avvento del comunismo, è praticamente ignorata.  Di tutta la storia del maoismo le giovani generazioni sanno ben poco: solo  una ossequio formale al presidente Mao,  ormai una specie di icona della Cina senza che si spieghino le linee della sua politica, dei suoi fallimenti ,

Alla Cina tutta ideologia del Maoismo è succeduta una  Cina tutto economia e lavoro e carriera. Solo gli anziani ricordano ancora. Ma verrà pure il momento in cui anche i giovani vorranno sapere che è successo ai loro genitori e ai loro nonni.

 

 
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