Scuola/Studio Uil-scuola su sistemi scolastici europei


Ricerca Uil scuola sui “Sistemi scolastici europei"

Da tecnicadellascuola.it - 17/09/2012 – redazione

 

La ricerca è strutturata in cinque macro sezioni: - Il quadro economico - L’Italia e gli indicatori europei - I nuovi obiettivi di Lisbona 2020 - Formazione iniziale: 5 esperienze in Europa - Sistemi scolastici europei: dati si sintesi

Ne riportiamo anche una sintesi per la stampa e il commento Di Massimo Di Menna

 

 

Uno studio della Uil-scuola sui sistemi scolastici europei
Dati a confronto per favorire la modernizzazione del nostro sistema di istruzione

Da tuttoscuola.com – 18.09.2012 – intervista a Massimo Di Menna

 

Lo studio di ipotesi per modificare il percorso scolastico, affidato dal ministro Profumo ad un gruppo di esperti, registra un prezioso contributo al dibattito da parte della Uil-scuola che sul proprio sito riporta dati a confronto sui sistemi scolastici europei.

Modernizzare la scuola è una sfida non solo necessaria ma possibile – dice il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna – visto che "Un esame attento degli indicatori internazionali ed europei mostra le criticità del nostro sistema ma anche la rincorsa dell’Italia verso standard di eccellenza.

"In Italia abbiamo un sistema fermo, burocratico. Un insegnante che si impegna nel suo lavoro non ha progressioni di carriera di alcun genere. Lo scarto retributivo di un insegnante italiano, a fine e inizio carriera - rispetto alla media degli stipendi europei va dai quattro ai dieci mila euro.

L’analisi degli indicatori contenuti nella ricerca – aggiunge il segretario Uil Scuola – fornisce una chiave di lettura utile per rispondere anche alle domande poste dalla Commissione europea al nostro paese:  

-         Quali caratteristiche avrà il programma di ristrutturazione delle singole scuole che hanno ottenuto risultati insoddisfacenti ai test Invalsi?;

-          Come intende il governo valorizzare il ruolo degli insegnanti nelle singole scuole? Quale tipo di incentivo il Governo intende varare?

"Se una prima risposta rispetto al primo punto – puntualizza Di Menna – è stata data con il recente decreto sulla valutazione, il riconoscimento professionale è il grande assente nell’azione di governo.

Nell’Assemblea nazionale che si terrà nei prossimi due giorni a Fiuggi abbiamo strutturato i nostri lavori puntando su tre temi: la modernizzazione della scuola e la valorizzazione del lavoro, il ruolo del sindacato, la rappresentanza e la contrattazione, la scuola e l’Europa.

Non si può non condividere l’esigenza di modernizzazione della scuola. I processi, annunciati in questi giorni, di digitalizzazione del nostro sistema e di introduzione di nuovi strumenti multimediali sono positivi, come è positivo l’utilizzo di fondi europei spesso lasciati inutilizzati o spesi male.  Vediamo se si farà veramente. Non vorremmo che la buona idea anneghi nella palude delle procedure.

Di Menna, dopo aver avanzato dubbi sulla fattibilità dei progetti, spezza una lancia a favore del sindacato, dichiarando che prima di tutto "Andrà valutato anche il modo in cui sarà realizzata e seguita la fase di attuazione. La scuola si è purtroppo abituata alle innovazioni annunciate e ai cambiamenti trasmessi con le circolari: ‘si cambia, adesso fate così’ scaricando il peso delle innovazioni sul personale. Vedremo se queste innovazioni saranno accompagnate da una azione di coinvolgimento, di formazione, di sostegno e di supporto. Attenzione però, non va dimenticato l’insostituibile ruolo dell’insegnante: una buona politica che vuole pensare al futuro deve garantire scuole dotate di moderni strumenti informatici, lavagne interattive, laboratori scientifici, linguistici, ma è assolutamente prioritario riconoscere il lavoro degli insegnanti; grazie al loro impegno e alla loro professionalità si sviluppa negli studenti senso critico, capacità di comprendere e risolvere problemi. Va quindi nella direzione della modernizzazione la richiesta della Uil di riconoscimento del lavoro, risorsa insostituibile.

L’esperienza ci suggerisce che spesso le commissioni di super esperti, i gruppi di lavoro e di analisi che lavorano senza il coinvolgimento degli insegnanti e di chi li rappresenta, non sono la soluzione ma sono un problema.

La via migliore per la condivisione e per evitare errori è il coinvolgimento e il confronto aperto con il sindacato. In una società moderna il ruolo del sindacato è molto importante. È invece – continua Di Menna -  quanto mai necessario dare forza alle professionalità della scuola, rispondere alle esigenze di chi ogni giorno lavora a scuola, fare proposte, negoziare,trovare soluzioni".

 

 

Docenti italiani a confronto con l'Europa, lavorano di più e vengono pagati meno

Da orizzontescuola.it – 18.09.2012 – di “red”

 

La UIL scuola ha divulgato uno studio svolto dal proprio centro studi nel quale vengono smantellati alcuni falsi miti che riguardano i docenti italiani. Uno di questi è la diceria che i docenti italiani lavorano poco, il secondo riguarda la retribuzione commisurata alle poche ore di lavoro prodotte. Le cose non stanno così.

Infatti, secondo i dati forniti dall UIL su datiEurydice, la media delle ore settimanali di insegnamento dei docenti italiani è superiore alla media europea: nella scuola dell'infanzia con 22 ore contro 19,6 di media, nella scuola secondaria di I grado identica alla media con 18 ore e nella scuola secondaria di II grado con 18 ore contro le 16,3 di media

Ciò dimostra che l'immagine delle docente italiano scansafatiche, se raffrontata con il resto dell'Europa, non ha alcun fondamento. Spesso la Finlandia assurge ad esempio quando si vuol mettere in risalto il ritardo dell'Italia nella preparazione degli studenti relativamente alle prove INVALSI, ma il piccolo paese scandinavo ha anche altre caratteristiche che la stampa non ha mai preso in considerazione, cioè le ore effettive di lavoro dei docenti che si attestano al di sotto della media, ma con una potenzialità di retribuzione che giunge fino ai 61 mila euro annui dopo 16 anni di servizio a differenza dei docenti italiani che potranno percepire un massimo di € 48.000 dopo 35 anni di servizio. Dato lordo, ovviamente.
Qui una nota ancora più dolente. Infatti, altra diceria vuole gli stipendi bassi dei docenti commisurati alla loro impegno lavorativo. Dimostrata l'infondatezza dell'assunto diventa ancor meno giustificabile una retribuzione per docenti italiani al di sotto della media europea, con scarse possibilità di carriera che la pongono nella fascia bassa della graduatoria.

Un altra tabella confronta la retribuzione dei docenti elaborata dalla uil su dati Eurydice, convertite in dollari sulla base degli indici di parità di potere d'acquisto (PPA).

 

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