Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie - Ente qualificato dal MIUR alla formazione
Decreto scuola: importante investire. Per i dirigenti, marcia indietro !
In attesa di poter leggere il testo definitivo del decreto scuola, DiSAL apprezza la scelta del Governo di riprendere ad investire sull’istruzione, bene cruciale per lo sviluppo della nazione, anche se questi investimenti riguardano i futuri anni scolastici.
Proseguire nella linea della stabilizzazione dei docenti, degli insegnanti di sostegno e del personale non docente, dare contributi per i libri di testo, agli alunni meritevoli, per la connessione internet e per la formazione degli insegnanti, sono sicuramente passi utili a migliorare il funzionamento delle scuole.
Purtroppo non sembrano esserci misure che valorizzano la professione dirigente nelle scuole: si torna al centralismo statale nel reclutamento (anche grazie al fallimento di un concorso mal organizzato e mal gestito nelle regioni); non si danno dirigenti scolastici alle centinaia di scuole che restano quindi affidate a mezzo tempo a presidi (con l’enorme abuso delle reggenze, specie nella grave situazione della Lombardia). Gli esoneri ai docenti vicari, se premiano richieste sindacali, non risolvono il diritto di tutte le scuole ad una direzione stabile, rischiando di allontanare sempre più la professione del preside dal compito di direzione educativa dell’istituzione scolastica autonoma che DiSAL da sempre difende e rivendica..
Si modifica con un intervento un po’ tappabuchi il piano di studi degli Istituti Tecnici e Professionali che, così, aumenta ancora le ore con materie teoriche, invece che accrescere lo spazio a laboratori e rapporti con il mondo del lavoro. Quest’ultimo è il grande assente dal decreto, proprio in un momento nel quale i giovani e le imprese hanno bisogno di spazi di conoscenza reciproca.
“Se col decreto si avvia finalmente una fase di investimenti e non più di tagli – ha dichiarato il presidente di DiSAL Roberto Pellegatta - le prime notizie sembrano confermare il permanere di interventi ancora a carattere statalista e centralistico. La ripresa della scuola italiana, invece, ha urgente necessità di un grande respiro di autonomia e sussidiarietà”.
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