Si è svolto il 26 settembre presso la VII commissione della Camera un incontro che ha visto anche la presenza di DiSAL.
Oggetto dell’incontro le osservazioni delle Associazioni sul Decreto Legge
DiSAL – che aveva già espresso la propria valutazione sul DL 104 - ha sottolineato alcune le modifiche più vicine alle funzioni ed esigenze inerenti la dirigenza scolastica. Di seguito il testo consegnato ai deputati.
Dirigenti Scuole Autonome e Libere
Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie - Ente qualificato dal MIUR alla formazione
Roma, 26 settembre 2013
Consultazione sul DL 104/2013 alla Commissione Cultura e istruzione della Camera dei Deputati
1. Bene gli investimenti, male per i dirigenti
DiSAL apprezza la scelta del Governo di riprendere ad investire sull’istruzione, bene cruciale per lo sviluppo della nazione, anche se la natura, la provenienza e la quantificazione di questi investimenti non sempre appaiono chiari nel decreto e talvolta riguardano i futuri anni scolastici.
Proseguire nella linea della stabilizzazione dei docenti, degli insegnanti di sostegno e del personale non docente, dare contributi per i libri di testo, agli alunni meritevoli, per la connessione internet e per la formazione degli insegnanti, sono sicuramente passi utili a migliorare il funzionamento delle scuole.
Purtroppo non sembrano esserci misure che valorizzano la professione dirigente nelle scuole: si torna al centralismo statale nel reclutamento (grazie al fallimento di un concorso mal organizzato e mal gestito nelle regioni); non si danno dirigenti scolastici alle centinaia di scuole che restano quindi affidate a mezzo tempo a presidi (con l’enorme abuso delle reggenze, specie nella grave situazione della Lombardia). Gli esoneri ai docenti vicari, se premiano richieste sindacali, non risolvono il diritto di tutte le scuole ad una direzione stabile, mortificando in quanto tale la professione direttiva delle scuole e contribuendo ad allontanarla sempre più dal primario compito di direzione educativa dell’istituzione scolastica autonoma, che DiSAL da sempre si augura venga difesa e promossa da tutti coloro ai quali sta a cuore la finalità centrale della scuola nella nazione.
Si modifica con un intervento “tappabuchi” il piano di studi degli Istituti Tecnici e Professionali che, così, vede aumentare nuovamente le ore solo con materie teoriche, invece che recuperare dentro il curricolo lo spazio a laboratori e rapporti con il mondo del lavoro che il Riordino ha eliminato.
Nonostante le pubbliche dichiarazioni indichino il problema come prioritario, il rapporto tra giovani, scuola e lavoro è il grande assente dal decreto, proprio in un momento nel quale è necessario una revisione radicale di tutta la materia.
2. Proposte di modifica dell’articolato
Ci soffermiamo solo sulle modifiche che più si avvicinano alle finalità della nostra associazione.
Art 1 – 2 – 3
Occorre riportare la proporzione di investimento complessiva tra scuola e Università almeno alla assegnazione ai rispettivi settori del 50% dell’impegno complessivo, attuando in questo modo un equo investimento su tutto il percorso formativo di un giovane.
Art. 4
Aggiungere un comma 1bis con “il personale delle istituzioni scolastiche incaricate dal dirigente scolastico quali preposti alla applicazione del divieto non possono rifiutare l’incarico se non per documentata incompatibilità”.
Art. 5
Il comma 1 inerente l’aumento di un’ora per l’insegnamento della geografia va modificato istituendo per tutto il quinquennio (come nei licei) la disciplina “storia e geografia” senza aumento di orario ed impegnando l’autonomia didattica delle scuole a progettare un curricolo didattico della disciplina, le competenze, conoscenze e abilità necessarie, in relazione allo specifico indirizzo scolastico.
Al comma 4 va aggiunta una specifica misura che impegna le regioni a istituite un finanziamento apposito destinato all’acquisto, rinnovamento e manutenzione dei macchinari dei laboratori degli Istituti Tecnici e Professionali anche attingendo al finanziamento da noi proposto nel nostro punto terzo che segue.
Art. 6
Al comma 2 va aggiunta una disposizione che affida la gestione del commodato al personale Collaboratore scolastico rivedendone le mansioni, al fine di individuare una gestione effettiva del servizio.
Art. 10
Al fine di migliorare le risorse disponibili alle scuole statali per il funzionamento didattico e le attività integrative si inserisca una disposizione con la quale le stesse stabiliscano un contributo annuale delle famiglie vincolante annualmente al versamento, contributo il cui massimale per ciclo scolastico e per indirizzi del II ciclo viene annualmente stabilito con provvedimento del MIUR, come avviene per i massimali dei libri di testo.
Art. 11
Il finanziamento per il wirless nelle scuole va proporzionato non in relazione al numero degli edifici ma bensì in relazione alla estensione degli stessi.
Art. 12
Nessuna scuola deve essere più priva di dirigente scolastico e di direttore amministrativo. Il numero delle istituzioni scolastiche statali autonome viene stabilito nella programmazione regionale suddividendone la popolazione per 1000, usato come media e applicandone l’attuazione in relazione al territorio. Si stabilisca inoltre l’esplicito divieto ad istituire Istituzioni autonome con più si 1200 alunni.
Art. 15
Ai fini della stabilità dell’attività scolastica, entro il periodo indicato dal comma 1 si dovranno coprire tutti i posti di insegnamento in organico di diritto con personale di ruolo.
Ai fini di superare le attuali enormi disfunzioni di mobilità e reclutamento del per sonale docente per le scuole del II ciclo istituite come I.I.S. (in quanto composte di indirizzi diversi), si istituisca il codice di istituto come unico riferimento per il calcolo dell’organico, così da eliminare inutili frammentazioni di cattedre e dispersione di insegnamenti.
Art. 16
Il comma 2 va allargato anche alle Associazioni professionali riconosciute dal MIUR
Art. 17
Occorre riscrivere completamente l’articolo sia in relazione alla nuova forma di reclutamento dei dirigenti scolastici che al provvedimento degli esoneri per le regioni con concorso bloccato.
Per la prima va istituita l’abilitazione alla dirigenza ed alla vice dirigenza da acquisire con corsi alla Scuola nazionale o con master universitari che rispettano le caratteristiche stabilite dal MIUR. Acquisita l’abilitazione il reclutamento è affidato a concorso indetto dal Comune per le scuole del I ciclo e dalla Provincia (o dalla Regione dopo l’eliminazione delle prime) per i posti che si rendono vacanti, con commissioni che prevedano pluralità di componenti (un dirigente scolastico anziano, rappresentanti delle scuole, ispettori tecnici, rappresentanti degli enti locali interessati).
Il provvedimento per le regioni con concorso bloccato deve prevedere il recupero della misura prevista dall’antico art. 14 di “incarichi di direzione straordinari” circoscritti nel tempo e nello spazio e limitati ad una graduatoria di soli docenti risultati idonei o che si sono visti riconosciuti diritti in tal senso da sentenze del Consiglio di Stato.
Si inserisca inoltre forme di penalizzazione alle autorità che non provvedono alla emanazione dei bandi di concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici entro sei mesi dalla vacanza del posto.
Si stabilisca esplicitamente il divieto di ricorso da parte degli USR agli incarichi di reggenza per posti che risultino vacanti non per impedimenti di salute, elettivi.
Art. 18.
Si stralci l’articolo e lo si riscriva nel contesto dell’attuazione del Regolamento per il nuovo Sistema nazionale di valutazione.
3. Proposte integrative
Avviando una revisione completa del DL 226 del 17.10.2005, occorre introdurre nell’attuale DL un articolo inerente l’alternanza scuola-lavoro con:
a- la facilitazione dell’apprendistato dai 15 anni con agevolazioni fiscali e contrattuali, consentendo agli Istituti Professionali e Tecnici la sottoscrizione di contratti con le associazioni di categoria territoriali;
b- l’obbligo di tutte le aziende private e pubbliche di accogliere studenti in tirocini curricolari tra i 16 e i 19 anni, attraverso progetti e contratti gestiti a livello territoriale;
c- l’obbligo per tutte le aziende private e pubbliche di versare una quota del bilancio annuale per la formazione e l’istruzione professionale (nel bilancio regionale con obbligo di destinazione alle scuole o anche consentendo, sul modello francese, accordi diretti tra aziende e scuole)
d- l’insediamento di una Commissione Ministeriale per la revisione dei curricoli e dei Piani di studio al fine di introdurre (sul modello tedesco) nell’istruzione, nella formazione professionale e nell’istruzione tecnica periodi obbligatori di tirocini curricolari in azienda (a partire dalle classi prime dell’IP e della FP) in modo che lo studente faccia complessivamente nei cinque anni non meno del 30% del curricolo annuale nell’IP e nella FP. La stessa commissione provvederà a recuperare negli stessi indirizzi le attività didattiche in laboratorio mortificate dall’eccesso di aumento di materie teoriche.
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