Monsignor Caffarra: il lavoro come opera


Intervento dell’Arcivescovo di Bologna sul tema “Il lavoro come opera”
BOLOGNA, domenica, 13 febbraio 2005 (ZENIT.org).- La preparazione di una persona al lavoro dovrebbe essere giudicata sul suo “saper essere” più che sul suo “saper fare”, sostiene monsignor Carlo Caffarra.  Questi i concetti spiegati da monsignor Carlo Caffarra, nel corso della Lezione magistrale da lui svolta, sabato 12 febbraio, presso l’Istituto “Veritatis Splendor” di Bologna sul tema: “Il lavoro come opera”.   L'Arcivescovo di Bologna ha spiegato che "le varie controversie che oggi travagliano la coscienza occidentale nascono dalla radicale domanda sulla verità circa l’uomo", e "la riflessione sul lavoro è una delle strade più adeguate per entrare nella verità dell’humanum, nella sua più profonda ricchezza ed autenticità".
"Il rapporto persona-lavoro è tale che in esso la persona prima e più che produrre dei beni, dice e realizza se stessa", ha affermato spiegando che al contrario "quando il rapporto della persona col suo lavoro non si realizza nel modo dovuto, il lavoro è uno dei luoghi in cui più profondamente la persona perde se stessa".  Secondo l'Arcivescovo esiste "la priorità dell’essere della persona nei confronti del suo operare: operari sequitur esse, dicevano gli scolastici [l’operare segue all’essere]".
Attraverso il lavoro l’uomo interviene nella realtà dell'universo esprimendo una propria cultura.  E sebbene la prima necessità sia di ordine puramente materiale, la seconda causa è spirituale. "E' l’elemento spirituale che fa sì che la società sia veramente umana", ha sottolineato l'Arcivescovo.  Secondo Caffarra: "La persona deve il suo essere persona al suo essere spirito, e l’unità dei soggetti spirituali si costituisce mediante la comunione nella verità e nel bene, nell’amore".
Il prelato ha poi analizzato le deformazioni del comportamento umano quando domina "una visione produttivistica-consumistica dell’uomo". Quando cioè "l'uomo rischia di perdere se stesso nel suo operare".   Per questo motivo Caffarra, citando la Gaudium et spes , ha spiegato che "il processo di socializzazione, stimolato da ciò che ho chiamato la causalità materiale della società umana [industrializzazione, produzione, consumo], è chiamato ad inscriversi in un corrispondente processo di personalizzazione”.   Il prelato ha poi ribadito cosa afferma la dottrina cattolica sull’argomento: "L’uomo vale più per quello che è che per quello che ha … Pertanto questa è la norma dell’attività umana: che secondo il disegno di Dio e la sua volontà essa corrisponda al vero bene dell’umanità, e permetta all’uomo singolo o posto entro la società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione”.
Per questo motivo, Caffarra ha sottolineato che "la preparazione della persona al lavoro non è in primo luogo né principalmente in ordine al ‘saper fare’, ma al ‘saper essere’”.  Il che "significa in primo luogo il primato della persona nei confronti del suo agire, la sua non totale riducibilità alla sua opera".  E questo – ha concluso l'Arcivescovo di Bologna – avviene "attraverso una vera educazione della persona alla libertà". (fonte: Zenit)

 
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