Dibattito/Intellettuali si accapigliano sul liceo classico


Dopo il cosiddetto “processo al liceo classico” svoltosi  Torino lo scorso 14 novembre al teatro Carignano e del quale speriamo di poter leggere da qualche parte gli atti, si è scatenato un fuoco di fila sulle coraggiose posizioni assunte da Andrea Ichino, nel tentativo di ricordare che la cultura umanistica va messa sullo stesso piano di quella scientifica e tecnica.

Sarà meglio ricordare che proprio sulla “difesa” del liceo classico cadde nel 2005 il progetto di riforma del II ciclo del Ministero Moratti e l’interessantissima proposta del curatore del progetto (il prof. Giuseppe Bretagna) di ridurre il II ciclo a 4 anni. Purtroppo allora si trovarono alleate strane forze comuni: chi si opponeva all’eliminazione della “grande tradizione del liceo classico” (che portato a 4 anni sarebbe stata persa), chi si opponeva alla perdita di posti, chi si opponeva alla perdita della scuola dell’èlite italiana. E’ interessante su questo rileggere i dibattiti parlamentari

Il clima in università da allora non è cambiato: chi osa mettere in discussione il “gentiliano” primato della cultura umanistica in Italia rischia di “bruciare”.

DiSAL fin dall’inizio della proposta di riforma del ministero Moratti sostenne l’opportunità della riduzione della scuola superiore a 4 anni. Ma tutti sappiamo come si conclusero le cose. Negli ultimi anni diverse realtà culturali hanno ripreso in esame l’idea, avviandone addirittura una sperimentazione con il ministero Carrozza. Per queste ragioni proponiamo le riflessioni di Andrea Ichino sulle reazioni al suo pensiero dopo il processo di Torino.

 
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