Certificazione competenze: deludenti indicazioni


Addio vecchia pagella. Oltre ai voti arrivano le lettere

Serviranno a valutare le competenze come accade già nella Ue

da La Stampa – 20 febbraio 2015

La scuola italiana dell'era Renzi si prepara a fare un inutile passo avanti e un necessario passo indietro.

Il primo è l'arrivo di una nuova scheda che affianca la vecchia pagella. Già da alcuni anni, alla fine di quinta elementare, terza media e seconda superiore gli alunni ricevono una valutazione che misura non le conoscenze ma le competenze. Non la conoscenza della grammatica inglese, ad esempio, ma il sapere parlare inglese. Voluta nel 2010, la valutazione delle competenze è stata un tentativo di avvicinare il nostro sistema scolastico a quelli del Nord Europa.

La sperimentazione

Ora la valutazione diventa uniforme. Ogni scuola d'Italia rilascerà alla fine di elementari, medie, e di seconda superiore ossia compiuti i sedici anni e adempiuto l'obbligo scolastico la stessa scheda, con quattro possibili livelli di competenza, da A, avanzato, a D, iniziale, divisi per vari settori: italiano, inglese, matematica eccetera.

Quest'anno le schede saranno sperimentate solo in alcune scuole, dall'anno prossimo diventeranno obbligatorie ovunque. Ma come avverte Ezio Delfino, presidente del Disal, un'associazione nazionale di presidi, queste certificazioni hanno alcuni limiti.

«L'idea è buona, perché nell'Ue, e nel mercato europeo del lavoro, ogni giovane può decidere di lavorare all'estero e deve poter essere valutato dai suoi futuri datori di lavoro sulla base di parametri condivisi. Il risultato è deludente, per almeno tre motivi».

Conoscenza o competenza?

Il primo risale alla riforma Gentile de1 1924, che ha fondato la scuola italiana sulle conoscene, non sulle competenze. «La nostra scuola dice Delfino tende a valutare gli studenti per quanto sanno, a prescindere dal fatto che sappiano applicarlo. È un sistema che ha i suoi limiti, ma anche i suoi pregi, e sarebbe un peccato buttarlo via per copiare pedissequamente modelli stranieri».

È ancora da vedere poi come verranno compilate le future Certificazioni delle competenze. Il ministero dell'Istruzione non ha chiarito quando uno studente si può considerare di tipo A e quando di tipo B, C o D. «Il risultato prevede Delfino è che queste certificazioni saranno un po' come le pagelle, dove un 9 nel mio liceo è diverso da un 9 nel liceo che si trova a dieci chilometri dal mio». E proprio perché non c'è uniformità, le certificazioni «continueranno dice il presidente del Disal ad essere documenti di scarsa utilità».

Precari da assumere

Il secondo è il necessario passo indietro: l'assunzione, da settembre, di 148 mila insegnanti precari. Renzi lo ha promesso e prima ancora l'Europa lo ha imposto all'Italia con una sentenza della corte di Lussemburgo che ha definito abusivo l'uso che la scuola italiana fa dei supplenti. Da settembre ogni istituto avrà da due a cinque insegnanti in più e in molte elementari, nel tempo pieno, si tornerà alla compresenza di due maestre. Peccato però che di quei 148 mila insegnanti prossimi alla conquista del posto fisso molti da anni non abbiano più messo piede in una scuola. Il governo Renzi vuole assumerli tutti. Secondo le stime della rivista Tuttoscuola, però, almeno 30 mila di quei precari, quasi il 20%, «da un tempo indefinito non stanno insegnando». E considerato che lo stesso governo scrive nella "Buona scuola" che «negli ultimi 3 anni circa 43 mila persone iscritte nelle gare non hanno effettuato né supplenze annuali né supplenze brevi» quella di Tuttoscuola è una stima al ribasso.

In allegato le valutazioni del presidente Delfino sulla certificazione.

 

 
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