L’esame di maturità è utile o no? Le
alternative in Europa
Una ricerca di Skuola.net
da La Stampa – 06.07.2015
L’esame
di maturità in Italia rappresenta un vero e proprio passaporto per lasciare i
giorni della scuola e approdare alla vita adulta. Negli altri paesi europei,
però, l’esame finale non riveste l’importanza fondamentale che ha da noi. In
alcuni neanche è previsto. A rilevarlo è Skuola.net, il quale fa notare che,
sebbene negli ultimi 4 anni i bocciati si sono drasticamente ridotti, la
maturità continua ad essere ritenuta necessaria per valutare gli studenti,
nonostante il costo elevato per lo Stato e le famiglie, e lo stress per molti
ragazzi.
In
verità in Italia la percentuale dei bocciati sfiora appena l’1%: i dati del
Miur sulla maturità 2014 parlano di 99,2% di studenti che hanno superato
l’esame, tra questi oltre 3000 mila con la lode. Nell’ultimo anno sono anche
aumentate le votazioni fra 71 e 80 (dal 28,4% del 2013 al 28,5% di quest’anno)
e fra 81 e 90 (dal 17,9% al 18,1%). Piuttosto, la selezione viene fatta
soprattutto durante gli scrutini finali, dove le percentuali dei non ammessi
superano di gran lunga quelli di chi viene respinto durante la maturità . Nel
2014, sono stati circa il 4%.
La
ricerca di Skuola.net fa notare che la pressione psicologica vissuta degli
studenti, nel sostenere un esame così poco selettivo, è enorme. Su 1500
maturandi è emerso che 9 studenti su 10 con l’avvicinarsi dell’esame sono più
irritabili, e 4 su 5 riscontrano dei forti sbalzi d’umore. Sette su 10 invece
riscontrano dei disturbi nell’alimentazione a ridosso della data d’esame. A
essere colpiti non sono solo i nervi o il sonno, ma in generale anche la
salute, tra i dati allarmanti c’è soprattutto quello del consumo di sigarette:
1 su 2 dei fumatori ne aumenta le dosi per calmarsi.
Inoltre
la maturità ogni anno rappresenta una voce di spesa elevata non solo per gli
studenti, ma anche per lo Stato: secondo Skuola.net, in vista della maturità un
5% di studenti spende anche fino a 500 euro per la preparazione tra l’acquisto
di libri e lezioni private. Per coprire le spese dei commissari esterni, si
arrivano a spendere fino a 147 milioni all’anno, solo per i presidenti di
commissioni invece sono stanziati circa 27 milioni di euro, ogni anno la spesa
si aggira intorno ai 200 milioni di euro. A questa cifra bisogna poi aggiungere
il costo delle altre spese organizzative: dall’elaborazione delle tracce al
software per la distribuzione del plico telematico, passando per i milioni di
fogli protocollo da fornire agli studenti per le prove scritte.
Gli
altri paesi europei dimostrano che un’alternativa è possibile. In Gran Bretagna
alla fine della scuola secondaria gli studenti conseguono il GCSE (General
Certificate of SecondaryEducation), che si ottiene con un esame in cui sono i
ragazzi a scegliere da tre a quattro materie in cui essere interrogati, su
argomenti determinanti per la scelta successiva degli studi universitari.
Nei
Paesi Bassi l’esame per terminare gli studi superiori è una formalità che tiene
conto del percorso scolastico, e consiste nella somma degli esami svolti nel
periodo dell’ultimo anno di istruzione.
In
Francia invece dopo i quattro anni di liceo si arriva a conseguire il
«baccalaureat»: un esame scritto anonimo con prove nazionali. Sebbene possa
spaventare, tuttavia la stima dimostra che a superarlo è l’80% degli studenti.