Sulla vicenda “Cassazione ICI-IMU”, come d’altronde avevamo già segnalato ieri, l’aspetto più paradossale è l’assenza di chiara informazione e trasparenza, in primis proprio da parte della Corte di Cassazione nel cui sito reperire informazioni e testi è più difficile che addentrarsi nel labirinto di Minosse.
Ora solo il Sole24Ore ci offre la sentenza, mentre un nuovo giallo si avvia: senza nessun testo ufficiale reperibile, il presidente Santacroce fa sapere (sempre tramite sintesi giornalistiche) che si è sollevata una polemica inutile.
Nel fratempo cresce per la prima volta nel settore la divisione tra poveri: ANINSEI (l’associazione delle scuole non statali laiche) attacca la CEI.
Una bella contorsione estiva sulla pelle di alunni, famiglie, presidi e insegnanti ! Speriamo nei tavoli risolutivi ..... (DiSAL)
Cassazione: niente IMU se… Precisazioni della Cassazione
Agi.it - 27 luglio 2015
Sono “in larga parte fuori d’opera” le polemiche suscitate dalla sentenza che “obbligherebbe” le scuole paritarie cattoliche “al pagamento dell’Ici”. Lo afferma il Primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce rilevando, in una nota, che si tratta di “una questione” oggetto di indagine Ue per sospetti aiuti di Stato agli enti della Chiesa.
La Cassazione – prosegue la nota di Santacroce – “al fine di evitare qualsiasi strumentalizzazione, ritiene opportuno precisare che la sentenza in questione si pone in linea di continuità con il consolidato orientamento della Corte stessa circa l’interpretazione dell’esenzione prevista dall’art. 7, comma !, lettera ‘i’), del decreto legislativo n. 504 del 1992 e dei relativi limiti”.
“Sicchè – sottolinea Santacroce – si tratta di polemiche in larga parte fuori d’opera e che sembrano dimenticare come la questione sia stata oggetto, e la sentenza vi fa esplicito riferimento, di una indagine comunitaria per sospetti aiuti di Stato agli enti della Chiesa, che sarebbero potuti derivare da una interpretazione della predetta esenzione non rigorosa e in possibile contraddizione con i principi della concorrenza”.
Giudice del rinvio riesaminerà modalità attività didattica
Spetta “al contribuente”, in questo caso gli enti della Chiesa che offrono istruzione paritaria, “l’onere di provare” che “in concreto” l’attività formativa “non sia svolta con le modalità di una attività commerciale”. Lo spiega il Primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce in una nota dopo le polemiche sull’Ici e le paritarie.
Santacroce, inoltre, sottolinea che la sentenza in questione è stata emessa “in continuità” con “l’orientamento in materia espresso già in precedenza da questa Corte” che prevede che “l’esenzione spetti laddove l’attività cui l’immobile è destinato, pur rientrando tra quelle astrattamente previste dalla norma come suscettibili di andare esenti, non sia svolta in concreto con le modalità di una attività commerciale”.
“L’onere di provare tale ultima circostanza spetta, secondo le regole generali, al contribuente. Ed ecco il punto: nel caso, la Corte – spiega Santacroce – ha ritenuto che il giudice d’appello non avesse congruamente motivato il ordine al conseguimento in giudizio di siffatta prova da parte dell’istituto religioso, tenuto conto di quanto la giurisprudenza della Corte ha affermato circa gli elementi che contraddistinguono l’attività di impresa”. Per questo la Cassazione “ha cassato la sentenza impugnata con rinvio” e sarà il giudice del merito (un’altra sezione della commissione tributaria) a dover rivalutare il caso.
Il giudice di merito dovrà compiere una più circostanziata valutazione
Per ora la questione del pagamento dell’Ici da parte della scuola paritaria di Livorno non è ancora decisa, nè è stata emessa una sentenza definitiva, ma una sentenza di annullamento con rinvio. Lo sottolinea il Primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce – in una nota – spiegando che “sarà il giudice di merito a dover decidere, in ultima analisi, alla luce di una rinnovata e più circostanziata valutazione delle risultanze processuali, se l’esenzione spettasse o meno per l’attività didattica come concretamente svolta”.
Fonte: ANSA
Cassazione: una nota interpretativa ridimensiona
Tuttoscuola - 27 luglio 2015
Mentre monta il dibattito sull’ICI-IMU per le scuole paritarie con alcuni toni un po’ accesi, la Cassazione fornisce una interpretazione autentica della sentenza, giudicando ‘in larga parte fuor d’opera’ certe polemiche, e, sostanzialmente, ridimensionando la portata della pronuncia.
L'esenzione dal pagamento dell'Ici spetta "laddove l'attività cui l'immobile è destinato, pur rientrando tra quelle astrattamente previste dalla norma come suscettibili di andare esenti, non sia svolta in concreto con le modalità di un'attività commerciale" e "l'onere di provare tale ultima circostanza spetta, secondo le regole generali, al contribuente".
È quanto spiega la Cassazione, con una nota firmata dal primo presidente Giorgio Santacroce, sull'"interpretazione sostenuta" dalla sentenza sul pagamento dell'Ici da parte delle scuole paritarie, "in continuità con l'orientamento in materia espresso già in precedenza da questa Corte".
La Corte, al fine di evitare strumentalizzazioni, precisa la nota, v ricodatoche la sentenza "si pone in linea di continuità con l'orientamento consolidato della Corte stessa circa l'interpretazione dell'esenzione prevista", per cui "si tratta di polemiche in larga parte fuor d'opera e che sembrano dimenticare come la questione sia stata oggetto - e la sentenza vi fa esplicito riferimento - di un'indagine comunitaria per sospetti aiuti di Stato agli enti della Chiesa, che sarebbero potuti derivare da un'interpretazione della predetta esenzione non rigorosa e in possibile contraddizione con i principi della concorrenza".
Per la Cassazione, dunque, "l'interpretazione sostenuta dalla sentenza in questione, è che l'esenzione spetti laddove l'attività cui l'immobile è destinato, pur rientrando tra quelle astrattamente previste dalla norma come suscettibili di andare esenti, non sia svolta in concreto con le modalità di un'attività commerciale".
Inoltre, "l'onere di provare tale circostanza spetta al contribuente. Nel caso, la Corte ha ritenuto che il giudice d'appello non avesse congruamente motivato in ordine al conseguimento in giudizio di siffatta prova da parte dell'istituto religioso, tenendo conto di quanto la giurisprudenza della Corte ha affermato circa gli elementi che contraddistinguono l'attività di impresa. Tant'è che la Corte ha cassato la sentenza impugnata con rinvio: sarà pertanto il giudice di merito a dover decidere, in ultima analisi, alla luce di una rinnovata e più circostanziata valutazione delle risultanze processuali, se l'esenzione spettasse o meno per l'attività didattica come concretamente svolta".
Aninsei: le sentenze della Cassazione non sono pericolose e non limitano la libertà di educazione
L’associazione laica delle scuole paritarie prende le distanze dalla protesta della CEI
Tuttoscuola - 27 luglio 2015
“Le sentenze della Suprema Corte di Cassazione 14225 e 14226, depositate lo scorso 8 luglio, con le quali si ribadisce che gli istituti scolastici religiosi di Livorno dovranno pagare l’Ici, non sono per nulla pericolose e non limitano affatto, né minimamente, la libertà di educazione, anzi la rafforzano” spiega l’Ing. Luigi Sepiacci, presidente dell’ A.N.I.N.S.E.I. - l’Associazione Nazionale degli Istituti Non Statali di Educazione e di Istruzione, "riportano equità e ordine, ponendo fine ad un ingiustificato discrimine tra le scuole paritarie in base alla tipologia dell'ente gestore.
Non è possibile che scuole che applicano rette equivalenti e danno i medesimi servizi vengano discriminate per il presunto o meno scopo di lucro della gestione. Giustamente
"Come sosteniamo da anni, il discorso va affrontato in modo diverso. Poiché è inconfutabile che le scuole paritarie facciano parte del sistema nazionale di istruzione e svolgano un ruolo importante, e che fa risparmiare lo Stato, si deve ricercare la strada dell'esenzione o di aliquote agevolate per gli edifici adibiti a scuola paritaria".
“La Cei, e non i giudici, dovrebbe affrontare l’argomento con meno ideologia”, prosegue il rappresentante delle Scuole Paritarie Laiche d’Italia, “entrambe le nostre Istituzioni, gli istituti religiosi e quelli laici, forniscono un servizio fondamentale e irrinunciabile allo Stato Italiano e alle famiglie degli studenti, ma le Gerarchie ecclesiastiche sembra proprio si auspichino un trattamento di favore, sulla base di un malinteso senza scopo di lucro: cioè non pagare le tasse - che noi già paghiamo con grandi difficoltà - e avere sostegni economici da parte dell’Italia”, sottolinea Luigi Sepiacci, che poi prosegue: “negando a una cospicua parte della scuola paritaria quella libertà di educazione che a gran voce invocano per loro.
Cosa c’è di più anticoncorrenziale e di più fuorviante del mercato, e quindi contrario alle direttive europee, di questo modo di procedere?”
Sepiacci si augura che il Governo italiano non pensi a come aiutare gli Istituti religiosi, proprio a discapito della Scuola non statale laica, e auspica un tavolo di trattativa tra la Scuola non statale, rappresentata sia dagli Istituti religiosi che da quelli laici, e il MIUR per trovare una possibile soluzione condivisa.
La sentenza, i commenti, la situazione economica |
Dossie Sole24Ore ICIparitarie.zip Tipo documento: Cartella compressa Dimensione: 1.988.035 Bytes Tempo download: 9 minuti e 12 secondi circa con un modem 28,8 Kb/s |
|||