Scuola mondo/USA: i test non migliorano il rendimento scolastico


Meno test nelle scuole USA 
Marcia indietro
da Norberto Bottani website – 17 novembre 2016
I sistemi scolastici europei non hanno mai preso l’ubriacatura per i test che ha imperato nelle scuole USA. I valori coltivati nelle società europee non erano quelli rispettati nella società USA. L’ammirazione per la scienza al di qua dell’Oceano era meno forte e soprattutto la fiducia cieca nelle misure e nella statistica non si è mai imposta. Il mondo europeo è sempre stato molto prudente, molto accorto a questo riguardo e in ambito scolastico tra l’altro questo atteggiamento ha generato diffidenza verso le impostazioni USA. Una politica scolastica come quella votata alla quasi unanimità dal Congresso USA nel 2002 (la celeberrima legge NCLB ossia " No Child Left Behind") che mirava a responsabilizzare le scuole e che prevedeva perfino misure punitive gravi qualora le scuole non avessero rispettati ruolini di marcia estrapolati da misure effettuate con i test non ha mai attecchito in Europa. Anche nell’alleato europeo più fedele degli USA, l’Inghilterra, la valutazione della scuole è stata ed è umana e non meccanica (il che non impedisce affatto che sia brutale). Ed ora gli Americani fanno marcia indietro, riconoscono che la voga della gestione delle scuole con i test non migliora il rendimento scolastico, non riduce le disuguaglianze, non rende le scuole USA più eque.
L’amministrazione federale USA della scuola ha dichiarato che ci sono troppo test nelle scuole USA e ha annunciato che ridurrà il ricorso ai test come strumento per regolare la distribuzione dei sussidi federali alle scuole. Il governo federale riconosce le proprie colpe in materia, il proprio contributo alla dominazione dei test nella politica scolastica USA e fa marcia indietro. Ha perfino rilasciato un documento nel quale indica alcune piste per ridurre la dipendenza dai test [1]. Questa decisione è stata largamente commentata nella rete e ha provocato scalpore. Da tempo infatti nel mondo occidentale si diffidava dei test, forse da sempre ma proprio in questi ultimi tempi sembrava che i test stessero prendendo piede negli appari scolastici occidentali.
Il Direttore esecutivo del Centro Nazionale USA per le politiche dell’istruzione [2] con sede presso l’Università del Colorado a Boulder ha pubblicato una nota stimolante di commento della svolta decisa dal governo USA. Si riproduce qui in libera traduzione in italiano il comunicato stampa che annuncia questa analisi il aule Ã¨ consultabile nell’originale inglese cliccando qui.
La svolta USA 
La svolta abbozzare dell’amministrazione federale USA nella scelta dei criteri adottati per versare sussidi agli stati e alle scuole dipende dalle delusioni accumulate con le politiche miranti a aumentare la responsabilità delle scuole [3]. Finora il criterio pressoché unico faceva ricorso ai test utilizzati per misurare gli apprendimenti scolastici, certi apprendimenti, non tutti, con test ma la recente ondata di proteste manifestatasi con l’apparizione del movimento « opting out Â» sorto per rivendicare il diritto delle famiglie di rifiutare la somministrazione di test scolastici ai propri figli ha indubbiamente spinto le autorità federali al giro di boa. Questo però è anche il frutto dall’ampio consenso esistente tra gli esperti scolastici sui limiti delle politiche scolastiche imperniate sui test adottati ad occhi chiusi per migliorare gli apprendimenti. I risultati di queste politiche sono stati alquanto deludenti. Ben venga quindi questa decisione federale ma adesso ci si può chiedere anche cosa d’altro si può’ fare.
Responsabilità delle scuole senza test, senza valutazioni empiriche
Questo è il tema del documento scritto da William Matthis direttore aggiunto del Centro nazionale USA per le politiche dell’istruzione intitolato «School Accountqbility, Multiple Measures and Inspectorates in a Post-NCLB World» allegato a questo articolo. Il dottor Matthis analizza l’efficacia di tre tipi di valutazione delle scuole in voga negli Stati Uniti.
Tre modelli di valutazione al servizio della responsabilità delle scuole 
Il primo modello Ã¨ basato su test somministrati agli studenti per misurare i loro apprendimenti scolastici e contempla tutta una serie di sanzioni alle scuole basate sui punteggi conseguiti dagli studenti che le frequentano. Questo modello è stato dominante negli anni recenti soprattutto con la legge NCLB [4] ma è stato ormai comprovato che questo modello non ha avuto nessuna efficacia oppure che la sua efficace è stata molto limitata. In realtà, questo modello di responsabilizzazione delle scuole ha accelerato l’apparizione e la diffusione di pratiche scolastiche negative come per esempio l’utilizzo di una parte del tempo scolastico per preparare i test [5] la riduzione significativa dei curricoli scolastici.
Il secondo modello
Una delle critiche principali rivolte ai test che è anche una delle critiche più popolari sottolinea il fatto che i test non misurano tutti gli aspetti importanti di una scolarizzazione riuscita. Il secondo modello, spesso chiamato modello delle" misure multiple", è caratterizzato dalla preoccupazione di proporre un insieme più largo di obiettivi di apprendimento da misurare. Questo è il modello che l’attuale amministrazione del presidente Obama sembra privilegiare. L’idea di un insieme più vasto di misure valide non è da scartare, Ma l’efficacia del modello dipende largamente dalla capacità di includere misure sia degli input che degli output.
Il terzo modello di valutazione al servizio della responsabilizzazione
Il terzo metodo, quello della autovalutazione combinata con l’ispezione è stato completamente eclissato negli Stati Uniti dal modello imperniato sui test ma è usato in altre democrazie occidentali come per esempio in Inghilterra. Questo modello ha il vantaggio di essere più inclusivo, di prendere in considerazione un ventaglio più vasto di aspetti riguardanti l’insegnamento e l’istruzione e quindi di fornire un quadro meno deformato della vita scolastica, I costi di questo modello sono pero’ molto elevati e i risultati sono spesso poco chiari sono ambigui. Inoltre non si sa ancora bene come utilizzarli. In genere il modello è combinato con la somministrazione di prove strutturate.
Nessun sistema di valutazione di per sé è capace di prendere in considerazione tutti gli aspetti della scolarizzazione. L’unica modalità per i sistemi di valutazione della scuola di riuscire, sostiene Matthis , consiste nell’adozione di un metodo che tenga conto di tutti gli aspetti della responsabilità scolastica. Su questo punto il documento è però vago e resta generico. Non è semplice configurare un sistema alternativo di misure della validità di una scuola.
Il documento fornisce alla fine otto raccomandazioni rivolte ai responsabili politici dell’istruzione:
  • Adeguare le opportunità e le risorse destinate agli studenti in funzione degli obiettivi di ogni collettività;
  • Sviluppare i modelli di misure multiple per renderli più equilibrati e chiari, meno impliciti;
  • Usare con grande cautela i punteggi forniti dalle prove strutturate (ossia dai test);
  • Evitare di mescolare molteplici dati per ottenere un singolo punteggio. Questa tendenza riduttiva è tipica dell’approccio empirico basto su una fede incrollabile nei modelli matematici;
  • Ricorrere a valutatori esperti e qualificati in particolare da analisti che siano in grado di rispettare gli standard prescritti e di giudicare le scuole in funzione di questi standard;
  • Coinvolgere nella costruzione degli strumenti di valutazione e dei programmi di ispezione i molteplici attori della vita scolastica. 
[1] "Testing Action ", versione originale inglese
[2] Acronimo NCEP
[3] Accountability
[4] Acronimo per " No Child Left Behind" , legge votata nel 2002 dal Congresso USA
[5] « Teaching to Test Â»

 

 
Salva Segnala Stampa Esci Home