OCSE scopre le competenze socio-affettive
dopo averle affossate. Non è mai troppo tardi
da website
Norberto Bottani - 8 giugno 2016
Presentazione
dell’ultimo blog dell’OCSE dedicato all’istruzione nel quale si forniscono
informazioni sui lavori in corso riguardanti la valutazione delle competenze
Gli
insegnanti lo sanno molto bene: le scuole odierne non sono più solo centri nei
quali si apprendono nozioni scolastiche ma sono luoghi in cui si sviluppano
molte competenze che un tempo erano invece più o meno curate nelle famiglie
come per esempio la puntualità , il rispetto della parola data, la perseveranza.
Le funzioni delle scuole non sono più solo di ordine conoscitivo o patriottico.
Nelle scuole contemporanee la disciplina, l’ubbidienza, il culto della patria
non sono più quelle di un tempo. Nella terminologia odierna si parla di competenze
e tutti riconoscono che un buon livello di competenze socio-emotive o
socio-affettive aiuta a riuscire meglio a scuola, a compiere studi brillanti e
a condurre un’esistenza decente. L’OCSE aveva preso un poco sottogamba questi
aspetti , anzi sembrava che li avesse trascurati per dedicarsi pienamente agli
insegnamenti derivati dalle indagini internazionali comparate che gestisce e
soprattutto dall’indagine PISA. I responsabili scolastici dell’OCSE rifiutano
questa osservazione e controbattono dicendo che si sono sempre interessati alle
competenze socio-emotive. Sussiste pero`il fatto che tale interesse non è mai
stato prioritario e non è mai apparso sul proscenio. Adesso escono due volumi
nei quali si tratta di competenze e si afferma che le competenze sono
malleabili, possono essere coltivate come lo sono del resto le conoscenze
matematiche oppure la capacità di lettura ed inoltre si precisa anche che le
competenze sono misurabili, cosa che si sapeva da tempo, ma che scarsa
attenzione è stata fin qui dedicata alla messa a punto di test sulle
competenze. L’OCSE si impegna a curare quest’aspetto nei prossimi anni. Si
vedrà se le le indagini internazionali ne terranno conto e se cambieranno.
L’OCSE
sfrutta a fondo il proprio materiale raccolto in tre indagini internazionali
comparate — l’indagine PISA, TALIS, e PIAAC (per chi non le conoscesse ancora
si può effettuare una ricerca in questo sito oppure nel sito
dell’OCSE in francese o in inglese, cliccando qui). L’OCSE mette
le mani in avanti, anticipa i tempi, occupa il terreno. E’ una strategia
classica, la strategia della tabula rasa per imporre la propria visione
della scuola e la propria supremazia intellettuale.
Nel blog
dedicato all’istruzione, uno strumento recente dell’OCSE, si delineano piste di
lavoro trascurate dall’organizzazione che ora invece se le appropria. Nel
post pubblicato il 31 maggio scorso si parla di strumenti per misurare meglio
le competenze sociali e emotive. Ci si allontana in un certo senso dalle
finalità prettamente conoscitive e dai risultati scolastici conseguiti dai
quindicenni asiatici nei test PISA. Si potrebbe anche aggiungere che le scuole
finlandesi prestano molta attenzione a altre dimensioni che non sono quelle
prettamente conoscitive (per esempio lasciano molto tempo libero per giocare
oppure responsabilizzano gli studenti che si costruiscono il loro curriculum) e
nell’ indagine PIAAC sulla popolazione adulta le conoscenze scolastiche
non appaiono come un obiettivo prioritario. Se ne deduce che per riuscire a
padroneggiare il sapere scolastico ci sono varie vie, diversi modelli. Il post
di fine maggio si intitola, in inglese, « Towards better tools to
measure social and emoziona skills ».
Il post
inizia con la constatazione che le competenze sociali e emotive come per
esempio la perseveranza o la responsabilità sono un’ingrediente importante del
successo scolastico e in particolare dell’accesso agli studi
universitari. Anche questa affermazione fa parte del bagaglio di proposte
dell’OCSE di politica scolastica: gli studi universitari vanno promossi a ogni
costo. Quindi tutto quanto serve per immatricolarsi e per laurearsi è di per sé
buono. L’espansione scolastica deve continuare ed andare oltre la formazione
secondaria. In questo modo si potenzia il benessere sociale, si promuove il
progresso e si vive meglio. Il post presenta una nuova pubblicazione
dell’OCSE intitolata « Skills for progress report » [1] pubblicato nel mese di marzo di quest’anno. Il
volume (142 pagine) si può consultare e acquistare cliccando qui .
Il
retrobottega dell’OCSE
Questi sono
i lavori che si fanno nel retrobottega dell’OCSE e che ogni tanto giungono alla
luce del sole. Se sono buoni e se i capi li approvano vengono pubblicati. In
questo documento si osserva il comportamento universitario degli studenti
liceali USA in funzione delle loro competenze sociali e emotive .
Finora, nelle analisi delle indagini internazionali, l’OCSE non aveva mai
trattato in modo approfondito delle competenze socio-affettive ( si chiamano
anche così). Adesso compaiono sulla scena perché i difensori di modelli
scolastici alternativi diversi da quelli asiatici o dell’Europa dell’Est hanno
messo in evidenza i limiti delle analisi dell’OCSE. Come ben si sa in Italia ,
nelle scuole si fa di tutto e non solo lettura, matematica o scienze. Nella
società scolarizzata si attribuiscono alle scuole molteplici compiti che vanno
ben oltre le responsabilità in materia di apprendimenti strumentali. La
macchina istituzionale scolastica è polivalente e in questi decenni pasticcia
alquanto perché deve assumersi troppe responsabilità . Allora l’OCSE sfodera i
suoi dati raccolti un poco di straforo nelle indagini internazionali che
gestisce e annuncia a tutti che nel passato le valutazioni e le indagini
effettuate prestavano scarsa attenzione alle componenti socio-emotive. I dati
ci sono secondo l’OCSE . In questo documento si sfruttano, soprattutto nel capitolo
primo. Nel libro e nel post pubblicato nel blog non solo si riconosce
l’importanza delle competenze ma si enumerano modalità per svilupparle. Qui sta
l’originalità e l’interesse del documento. Invece non si discute affatto la
pertinenza dei test che forniscono i dati sfruttati . Forse è proprio qui che
risiede il problema.
Un prodotto
misterioso
Nella
prefazione del volume si scopre che lo studio preliminare è stato presentato a
una riunione informale dei ministri dell’educazione dei paesi dell’OCSE che si
è svolta a San Paolo nel Brasile nel 2014. Queste riunioni sono pressoché
segrete e erano un tempo limitate a alcuni ministri ( una decina) che si
riunivano per mezza giornata, senza interpreti, senza resoconti, senza
documenti preparatori . Non tutti i ministri erano invitati a
parteciparvi. L’iniziativa che è sfociata in questa pubblicazione è stata
finanziata dalla fondazione brasiliana Ayrton Senna.
Il documento
è il frutto di tre anni di indagini condotte dal CERI-OCSE. Propone un esame
della bibliografia recente esistente su questo argomento , sfrutta i dati
empirici in possesso dell’OCSE e esamina le politiche attuate nei paesi
dell’OCSE per sviluppare le competenze. Nel documento si afferma che la cura
delle competenze non richiede grossi investimenti , il che resta da dimostrare.
Inoltre, come ci si poteva aspettare, l’OCSE dimostra con questa pubblicazione
che si possono trattare questi argomenti senza parlare a vanvera, ma con dati
alla mano, ossia che le competenze si possono misurare e che si possono
ottenere dati empirici su queste componenti. Anche questo aspetto ( forse
non il principio ma l’applicazione) è discutibile come infatti lo
afferma Andreas Schleicher, il direttore dell’’educazione
all’OCSE, in conclusione della sua introduzione al volume, dove dice
che gli strumenti di valutazione delle competenze vanno perfezionati.
L’analisi
condotta nel volume presentato nel post tratta soprattutto dati USA e
si appoggia sui lavori di svariati periti USA operanti in alcune universitÃ
USA, per esempio a Chicago, come si evince dai ringraziamenti. Pochi europei,
pochi asiatici tra i periti consultati. . Questo tema è stato affrontato una
cinquantina di anni fa da Howard Gardner;il gruppo di sociologi che a Stanford
lavora con John Meyer ha analizzato la tendenza secondo la quale
l’educazione delle competenze è abbandonata dalle famiglie ed è accaparrata
dalla scuola. Anche Ivan Illich aveva attirato l’attenzione su questa
tendenza. Nel volume non ci sono tracce di questi lavori.
Il filo
conduttore della pubblicazione è costituito dall’affermazione secondo la quale
le competenze socio-emotive si sviluppano se le relazioni umane all’interno
delle scuole sono buone. Questa è una bella scoperta, ma purtroppo in molti
sistemi scolastici le relazioni tra adulti e giovani o bambini sono pessime e
molto conflittuali. I dati PISA permettono di elucidare questa
dimensione soprattutto quando si incrociano i punteggi nei test e le
risposte ai questionari di accompagnamento. Ne parla spesso Denis Meuret
con esempi riguardanti la situazione in Francia comparata a quella esistente
nelle scuole del Québec francese oppure nelle scuole USA.
Sfruttando
periti USA, l’OCSE sostiene che le competenze socio-affettive sono
malleabili, che evolvono lungo tutto l’arco della vita e che sono soprattutto
plastiche nella tenera infanzia. Anche questa affermazione fa parte del
bagaglio OCSE di proposte di politica scolastica: non si deve tralasciare nulla
che possa essere plasmato nella tenera età perché partendo presto si otterranno
risultati scolastici migliori. Da qui la tendenza a anticipare l’inizio
dell’obbligo scolastico e a rendere obbligatoria la scuola per l’infanzia come
è successo per esempio a Ginevra;
Il secondo
capitolo del volume fornisce il quadro teorico di riferimento. E’ un buon
capitolo, mentre il primo presenta per l’ennesima volta alcuni risultati delle
tre indagini internazionali che sono servite a dimostrare che l’OCSE non ha
trascurato nel passato le competenze socio-affettive. Il primo capitolo è
noioso. Nel capitolo 2 invece si fa un passo avanti rispetto alle
tirate tradizionali sulle competenze, e si va anche oltre i livelli ai quali
era giunto il progetto DeSeCO che fu pure un progetto del CERI-OCSE ma che
è stato accantonato negli anni immediatamente precedenti il lancio
dell’indagine PISA perché a quel tempo i lavori di DeSeCo andavano
controcorrente e infastidivano coloro che all’OCSE miravano
soprattutto a realizzare l’indagine PISA. Occorrerebbe
nondimeno connettere il quadro teorico di questo progetto con gli
strumenti messi a punto per misurare le competenze e questo aspetto non è
trattato come se gli strumenti in vigore che sono assai grossolani
permettessero di cogliere non solo le sfumature ma perfino le componenti di
base delle competenze. Tra queste si enumerano : la perseveranza ,
l’auto-controllo , la passione per gli obiettivi, che comprende a sua
volta tre competenze mobilitate per conseguire gli obiettivi; il lavoro con
altri ( tema alquanto approfondito nel progetto DeSeCo) a sua volta pure con
tre competenze: socievolezza, rispetto, prendere cura e infine l’ultima
categoria è la gestione delle emozioni proposta come obiettivo
che comprende tre competenze: l’autostima, l’ottimismo, la
fiducia.Queste competenze si ritrovano nei cinque fattori principali [2] che strutturano la personalità ,
ossia l’estroversione, la gradevolezza, la coscienziosità , la stabilitÃ
emotiva, la curiosità .Questi cinque fattori sono il pilastro teorico sul quale
poggia tutto l’impianto del volume.
Nel post si
segnalano dati USA citati nel volume «Skills for progress report »
secondo i quali gli studenti che nell’insegnamento secondario dimostrano
di avere competenze socio-affettive elevate hanno una probabilità quattro volte
superiore di laurearsi che non quelli con un livello di competenze
mediano. In conclusione si sostiene che le competenze socio-affettiva possono
predire il successo o il fallimento scolastico, hanno cioè un valore predittivo
elevato per quanto riguarda la scolarizzazione e quindi per la riuscita
nell’esistenza (l’OCSE ma non solo l’OCSE, collega sempre queste due
dimensioni).
I periti
dell’OCSE ammettono che iniziano a copire che le competenze
socio-affettive le quali hanno una parte rilevante nelle riuscita
dell’esistenza e nella conduzione di un’esistenza piacevole sono malleabili e
possono essere sviluppate durante l’infanzia e l’adolescenza [3]. A questo riguardo è utile
ricordare che il progetto DeSeCo del CERI-OCSE significa appunto
Definizione-Selezione delle Competenze. Questo progetto fu lanciato nel 1997
quando da più parti si esprimevano dubbi sulla pertinenza delle valutazioni
internazionali e aveva l’obiettivo di fornire un quadro teorico solido per
impostare indagini internazionali sui livelli di apprendimento scolastici.
Il progetto terminò nel 2002 con un incontro che si svolse a Ginevra. Si può
supporre che l’attenzione recente dell’OCSE per le competenze non sia altro che
l’approfondimento di temi già reperiti nel corso degli anni Novanta del secolo
scorso.
Nonostante
l’importanza attribuita alle competenze socio-emotive ben pochi sono i sistemi
scolastici nei quali si applicano politiche che e promuovono. Perché?
L’OCSE afferma che ciò è dovuto a una insufficiente attenzione
prestata all’elaborazione di misure della coscienziosità o della
leadership che sono facili da definire mentre invece si è prestata
molta attenzione alla misura del livello delle competenze matematiche o della comprensione
di testi scritti.
Un’importante
ragione è la mancanza di misure solide, ben definite, della gamma di
competenze socio-emotive. Le misure più popolari in voga si basano su
auto-dichiarazioni degli studenti stessi oppure su opinioni espresse dagli
insegnanti o dai genitori quando si inviano loro questionari appositi (che per
molti anni l’OCSE ha rifiutato di fare). Questi sondaggi e queste opinioni
forniscono informazioni molto valide ma sono anche deformanti perché riflettono
punti di vista personali. Ci sono numerosi metodi inventati per evitare questo
scoglio ma nessuno è stato fin qui testato su vasta scala. L’OCSE annuncia che
nel periodo 2016-2017 si occuperà di mettere a punto strumenti di misura
adeguati di queste competenze. Se il colpo riesce, si può presumere che nel
2020 PISA cambierà e non sarà più simile alla prima indagine PISA effettuata
nel 2000. Ci sono voluti insomma vent’anni per fare cambiare idea all’OCSE, per
sbattere la testa contro il muro, nonostante i preavvisi in senso contrario
formulati nel corso degli anni 90. La storia è andata in un altro modo.
[1] "Le competenze al servizio del progresso
sociale. Il potere delle competenze socio-affettive"
[2] Detti in inglese : « The big five »
[3] Si veda per esempio il volume « Fostering and
Measuring Skills . Improving Cognitive and
Non-Cognitive Skills to Promote Lifetime Success » pubblicato dall’OCSE ,
prodotto da Tim Katz, James J. Hickman, Ron Dris, Bas ter Weel, Lex Borghans. Questo documento fa una sintesi
delle indagini in corso su competenze conoscitive e non-conoscitive . Le
definizioni di questi due gruppi si trovano a pagina 13 del volume che è un
prodotto di universitari USA e Olandesi. Questo è il volume che conta nel
quale si trovano gli approfondimenti del quadro teorico Le
competenze socio-emotive contano
Una bella
scoperta!
Competenze
malleabili
Quadro
teorico
Scolarizzazione
migliore
MalleabilitÃ
Politiche
scolastiche
Perché le
prove dell’importanza di queste competenze sono carenti?