ScuolaEuropa/OCSE: le scuole come organizzazioni di apprendimento
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Centri di apprendimento
Cosa sono le scuole? da website Norberto
Bottani – 19 luglio 2016 Post di Andreas Schleicher capo della Direzione
dell’educazione all’OCSE nel quale si tratteggia il programma scolastico futuro
dell’organizzazione Ci sono due novità in questo documento: in primo luogo ci si
occupa di singole scuole e non più di sistemi scolastici. Le scuole diventano
organizzazioni specializzate nell’apprendimento, centri di apprendimento
verrebbe la voglia di dire. Poi si annuncia l’elaborazione di uno strumento di
auto-valutazione delle scuole, guarda un pò, che dovrebbe permettere alle
scuole di valutare se stesse per verificare se sono organizzazioni di
apprendimento. Nel post che si riferisce a un testo elaborato per l’OCSE e per
l’UNICEF si parla di "Self learning organisation" (acronimo SLO) non
ancora messo a punto. La valutazione, un cavallo di battaglia dell’OCSE da una
trentina d’anni in qua, resta pur sempre una pista centrale, ma si passa dalla
valutazione su vasta scala all’auto-valutazione. La svolta è colossale. Dietro
le quinte, ossia nelle sfere interne all’OCSE, devono essere in corso manovre considerevoli
per orientare in questa direzione la politica scolastica dell’organizzazione. Il modello scolastico OCSE forse evolve. Difficile saperlo
con esattezza senza essere addentro nelle segrete stanze dell’organizzazione.
Ne parla il capo della Direzione Educazione dell’OCSE in un post pubblicato in
questi giorni nel blog dell’educazione dell’OCSE più volte citato in questa
sede. Il post è in inglese. Cosa dice Schleicher, basandosi su un paper citato nel post?
Che le scuole diventeranno organizzazioni d’apprendimento. Di quale
apprendimento? Apprendimento "tout court" oppure apprendimento
scolastico? Non lo si specifica ma l’ambiguità induce a supporre che si
ritengano le scuole come il solo luogo in cui si apprende, il che non è affatto
il caso. Ecco cosa dice il post [1].
Titolo del post: How
to transform schools into learning organisations? [2] Testo del post liberamente tradotto in italiano. Le scuole oggigiorno devono apprendere rapidamente per
aggiornarsi poiché l’ambiente in cui si trovano evolve molto in fretta e
esercita forti pressioni su di esse. Purtroppo molte scuole non cambiano e sono
rimaste identiche a quelle di mezzo secolo fa. La stessa cosa vale per molti
insegnanti che sono reticenti ad adottare pedagogie e pratiche necessarie per i
fabbisogni del 21º secolo. D’altra parte, un gran numero di specialisti e di responsabili
politici sostengono che le scuole vanno ripensate come " organizzazioni
d’apprendimento" in grado di adattarsi rapidamente a ambienti esterni
mutevoli, di abbracciare modelli nuovi di organizzazione interna e per finire
di conseguire buoni risultati con gli apprendimenti degli studenti. Purtroppo,
nonostante gli inviti a trasformare le scuole in organizzazioni
d’apprendimento, finora si sono compiuti ben pochi progressi sia dal punto di
vista della ricerca scientifica che pratico per chiarire questo concetto. Il
ritardo di quest’evoluzione va in parte attribuito ad una mancanza di chiarezza
di cosa si intende per scuola come organizzazione al servizio
dell’apprendimento. A questo scopo, l’OCSE e l’UNICEF
hanno congiunto le loro forze per produrre un documento intitolato “What
makes a school a learning organisation?” che
dovrebbe essere un primo passo verso una comprensione condivisa del concetto
basata su soli contributi scientifici, comprensibile da tutte le parti in
causa. Con riferimento a
una analisi approfondita della bibliografia sull’argomento il documento
citato poc’anzi identifica e operazionalizza un modello integrato che include
sette dimensioni suscettibili di trasformare le scuole in organizzazioni
d’apprendimento: 1. Sviluppare e condividere una
concezione imperniata sull’apprendimento di tutti gli studenti. 2. Creare e promuovere occasioni
di apprendimento permanente per tutto il personale coinvolto nelle scuole. 3. Promuovere l’apprendimento in
gruppo e la collaborazione fra tutti membri del corpo insegnante di una scuola. 4. Adottare una cultura
dell’indagine scientifica, dell’innovazione e dell’esplorazione. 5. Adottare sistemi per la
raccolta e lo scambio di conoscenze e per l’apprendimento. 6. Apprendere da quanto succede
nell’ambiente circostante e nel sistema più ampio d’apprendimento. 7. Modellare e sviluppare la
leadership al servizio dell’apprendimento. In breve, una scuola come
organizzazione di apprendimento ha la capacità di cambiare e di adattarsi a
nuovi ambienti e circostanze poiché i suoi membri individualmente e
collettivamente imparano come far evolvere la loro concezione di scuola. Un insieme di questioni emerge
da queste sette dimensioni: quattro Ts: fiducia (Trust), tempo
(Time), tecnologia (Technology), riflessione collettiva (Thinking together).
Benché alcune di queste questioni sembrano pertinenti a un tipo di
intervento piuttosto che a un altro, tutte queste quattro dimensioni hanno un
impatto sull’insieme. Per esempio, la fiducia riguarda il tipo di
relazioni necessarie interamente e esternamente alle organizzazioni
d’apprendimento per prosperare; tutte
le componenti della scolarizzazione richiedono tempo. La Direzione dell’Educazione
dell’OCSE mira a aiutare tutti i paesi a trasformare le scuole in
organizzazioni d’apprendimento prendendo lo spunto dalle esperienze di un
ampio ventaglio di paesi su come trasformare le scuole in organizzazioni d’
apprendimento. Una scuola come organizzazione d’apprendimento e le sue
caratteristiche soggiacenti identificate come elementi che intervengono
dall’inizio via nello sviluppo di uno strumento per (l’auto)-valutazione
della scuola come organizzazione d’apprendimento. [3]. Il modello SLO e lo strumento di valutazione in via di
sviluppo sono concepiti per fornire ai responsabili politici, al personale
scolastico, al dirigente, e agli altri attori della vita
scolastica le direttive necessarie per sviluppare le scuole come
organizzazioni d’apprendimento. …. Grazie a questo lavoro l’OCSE
intende esplorare in futuro le politiche e le capacità necessarie ad altri
livelli del sistema scolastico per aiutare le scuole a prosperare e a
trasformarsi in organizzazioni d’apprendimento nonché, in conclusione, per
attrezzare gli studenti con le conoscenze e le competenze di cui
necessitano per riuscire in un mondo incerto e in piena mutazione come quello
di domani. Commento Questo documento è molto strano;
L’OCSE sembra compiere un tornante di 160 gradi quando ipotizza l’elaborazione
del modello SLO ossia di un modello di auto-valutazione che permetta alle
scuole di raccogliere le informazioni che la trasformano in organizzazione
d’apprendimento. Dalla valutazione su vasta scala si passa
all’auto-valutazione, da una concezione macro a una concezione micro. Alleata
all’UNICEF l’OCSE si mette in concorrenza con l’Unione Europea dove l’approccio
micro nelle politiche scolastiche prevale anche perché l’Unione Europea non ha
competenze specifiche nel campo scolastico e la sola via possibile è quella di
favorire le iniziative locali. Il concetto di organizzazione
d’apprendimento merita senz’altro di essere approfondito. Un tempo, ossia un
paio di decenni fa, soprattutto nel mondo germanico, si parlava di scuole come
"case del sapere". Il difetto principale dell’impostazione annunciata
dall’OCSE risiede nel fatto che non si precisano affatto le caratteristiche o
le componenti del sapere scolastico, ossia del tipo di apprendimento proposto
da queste organizzazioni che pretendono di specializzarsi nell’apprendimento.
Le scuole sono sempre state organizzazioni d’apprendimento e le furibonde
battaglie sui programmi di insegnamento lo attestano. Quale sarà il programma
d’apprendimento scolastico di domani? Non lo si dice come non si precisano
le componenti di tutte le sette dimensioni che concorrono a costituire le
organizzazioni d’apprendimento. Come lo si afferma nel post questo sarà il
lavoro da compiere nei prossimi anni. Le scuole sono per l’OCSE e l’UNICEF organizzazioni
d’apprendimento. Le scuole meglio organizzate per apprendere saranno classificate
come le scuole migliori. Il miglior sistema scolastico sarà quello con la
migliore organizzazione al servizio dell’apprendimento che nelle scuole non può
essere che scolastico. Il punto di partenza sarà dunque quanto si apprende
nelle scuole. Bisogna partire dagli obiettivi assegnati al sistema scolastico. Nelle
società iper-scolarizzate come quelle attuali gli obiettivi socialmente
condivisi e attribuiti ai sistemi scolastici costituiscono il parametro di
misura della qualità delle scuole. Le scuole sono buone se riescono a
conseguire con tutte le categorie di studenti gli obiettivi loro assegnati.
L’OCSE si riserva di definire gli obiettivi delle organizzazioni
d’apprendimento poiché non affronta questa questione. Nelle scuola non si
apprende tutto, si apprende soltanto quanto il sistema scolastico
ritiene necessario, utile, importante. Magari questo sapere scolastico è quello
riconosciuto dalla società per ascendere socialmente, per accedere a posizioni
di prestigio sociale, ma ciò non è detto non è affatto detto che i diplomi
scolastici riconoscano la padronanza del sapere necessario per riuscire nelle
società vigenti. In ogni modo l’organizzazione scolastica non è al servizio
dell’apprendimento "tout court" ma di un certo tipo di
apprendimento che viene ritenuto come un marchio di eccellenza socialmente
riconosciuta. Questo è un documento strano nel quale il capo
dell’educazione all’OCSE delinea una specie di programma di lavoro per la sua
direzione, annuncia cioè i temi sui quali l’OCSE intende lavorare in futuro. Ci
si allontana in un certo modo dal programma delle valutazioni
internazionali comparate su vasta scala come PISA e PIAAC e dalle analisi dei
sistemi scolastici per occuparsi di scuole, ossia si abbandonano, almeno
sembra, temi che sono stati sfruttati in questi ultimi vent’anni per
forgiare il modello scolastico OCSE. Non è un caso che una delle autrice del
paper di riferimento sia Luisa Stoll, inglese, che insegna a Londra e che
è nota nel mondo scolastico degli esperti internazionali come una
qualitativista, con posizioni critiche senza essere ostile nei confronti delle
valutazioni su vasta scala. [4]
[1] Cliccare qui
per accedere alla versione originale in inglese nella quale ci sono i rinvii al
paper su cui si basa il post [2] "Come trasformare le scuole in
organizzazioni d’apprendimento?" [3] Abbreviazione dello strumento:SLO che in inglese
significa "SelfLearning organisation" [4] Il paper, in inglese,
s’intitola Kools, M. and Stoll L. (2016), “What Makes a School a Learning
Organisation?”, OECD Education Working Papers, No. 137, OECD Publishing,
Paris