Sicurezza scuola: progettare scuole per l’apprendimento


Le architetture scolastiche del futuro nel nuovo volume edito da Indire

INDIRE – 28/2/2019 - di Laura Coscia

 

Il libro, scaricabile online, presenta i più innovativi modelli internazionali di ambiente scolastico

Il 2018 ha visto l’uscita del volume edito da Indire “The Classroom has Broken. Changing School Architecture in Europe and Across the World”, proposto in italiano e inglese e scaricabile gratuitamente in pdf.

Riprendendo il titolo del noto libro di Francesco Antinucci del 2001 “La scuola si è rotta: perché cambiano i modi di apprendere”, questo volume propone una riflessione sui nuovi modelli di ambiente di apprendimento scolastico che si stanno ormai diffondendo in numerosi Paesi del mondo. Il modello di edificio che da tempo domina l’architettura delle nostre scuole, basato sullo schema ad aule e corridoi, sembra infatti non essere più adeguato agli strumenti tecnologici, alle strategie didattiche e agli obiettivi, in termini di competenze, che caratterizzano gli ambienti di apprendimento più innovativi.

Questo processo di ri-pensamento richiede il superamento dello schema-aula come unico riferimento spaziale della didattica quotidiana e l’apertura a una serie di nuove soluzioni e modelli innovativi rispetto ai quali poter progettare le caratteristiche di un ambiente di apprendimento e ri-definire il ruolo e la funzione dell’aula didattica. In questo orizzonte, il manifesto “1+4 Spazi Educativi” elaborato da Indire nel 2016 si confronta con una serie di altre soluzioni e modelli che si stanno diffondendo oggi a livello internazionale.

Il libro è curato da Samuele Borri e si avvale della prefazione di Alastair Blyth, ex analista OCSE che ha a lungo supportato a livello internazionale i governi nella progettazione e valutazione degli ambienti di apprendimento. Si tratta della raccolta di una serie di articoli curati da esperti nazionali e internazionali tra cui María Acaso, Jim Ayre, Harry Daniels, Wesley Imms, Jannie Jeppesen, Elena Mosa, Kaisa Nuikkinen, José Pacheco, Otto Seydel, Hau Ming Tse e i ricercatori Indire Giuseppina Cannella e Leonardo Tosi.

 

Il volume è strutturato in tre parti:

Parte prima: Progettare spazi per apprendere
Introduzione. L’ambiente come terzo educatore
La progettazione come pratica sociale
Pedagogia e spazio: il caso australiano basato su un approccio evidence-based
Nuove costruzioni sociali di apprendimento

Parte seconda: Nuovi modelli e nuove soluzioni per gli ambienti della scuola
Introduzione. Progettare nuovi scenari per l’apprendimento
1+4 Spazi educativi per la scuola del terzo millennio in Italia
Aula – Cluster – Paesaggio didattico aperto. Tre diverse linee di sviluppo per la progettazione delle scuole in Germania
Il Future Classroom Lab (FCL) di European Schoolnet

Parte terza: Spazi educativi e processi di innovazione
Introduzione. Uno spazio per l’innovazione
Connessioni tra edificio scolastico e apprendimento
L’architettura e il design d’interni come elementi chiave nel cambiamento di modello educativo
Lo sviluppo della scuola: un modo di procedere

L’estratto dall’introduzione del presidente Indire Giovanni Biondi permette di inquadrare le finalità e la prospettiva in cui si colloca il lavoro di ricerca dell’Indire:

Già Maria Montessori più di un secolo fa aveva realizzato spazi e arredi in funzione degli alunni e delle loro esigenze e aveva rotto le barriere tra le classi. Ma il modello scolastico più funzionale agli obiettivi dei grandi sistemi educativi dei Paesi occidentali (che erano quelli di trasmettere conoscenze e abilità ad una popolazione analfabeta perché potesse entrare nella nuova società industriale) restava centrato sulle aule. D’altra parte, se la lezione era il momento fondamentale della vita scolastica, gli ambienti dovevano essere disegnati e arredati in funzione di questa centralità. Ogni altra e diversa esigenza doveva trovare spazio nei grandi corridoi o nella “scomposizione” dell’aula in diversi angoli dedicati alle varie attività. […] La frammentazione disciplinare della scuola secondaria, l’orario scolastico articolato in “materie” e la conseguente rotazione di insegnanti nella stessa aula, sulla stessa cattedra non ha messo in crisi fino ad oggi questa architettura e neppure lo scarno arredamento della classe. Nella scuola primaria, in genere, gli insegnanti si sono sempre posti il problema di costruire attività, ambienti e di arredarli in modo che risultassero più adatti possibile agli studenti. Era l’età stessa dei bambini che richiedeva di trovare motivazioni alle attività scolastiche soprattutto attraverso il coinvolgimento in processi costruttivi. Non è un caso che le più significative innovazioni sia nelle architetture che negli arredi sia stata realizzata per edifici destinati a questa fascia scolastica: infanzia e primaria. Quando, andando avanti nel corso degli studi, le materie diventano il centro del fare scuola, allora anche l’aula risulta adeguata alle attività che vi si svolgono. […] Il metodo storico-narrativo con il quale si spiega la filosofia come la storia, la matematica come le scienze, e che rimanda poi alla lettura del libro di testo a casa, mostra oggi tutti i suoi limiti nel difficile coinvolgimento degli studenti. Sviluppare capacità di collaborazione in percorsi condivisi di studio e ricerca non è facile avendo aule con file di banchi allineati davanti alla lavagna. Neppure pensare di potenziare capacità logiche, problem solving, richiedendo soltanto di prestare attenzione alla lezione, rappresenta una soluzione efficace. […] La lezione è un elemento importante nel processo di apprendimento ma non può più essere l’unico. Non può più essere l’asse intorno al quale si costruisce il contratto di lavoro degli insegnanti e il loro ruolo, l’orario scolastico nelle scuole secondarie, l’architettura e perfino gli arredi della scuola. Nella scuola primaria, e più ancora in quella dell’infanzia dove questa centralità non esiste, dove l’ambiente è costruito in modo funzionale alle attività, non solo la cattedra è stata accantonata ma gli arredi sono diversi, la porta e le mura dell’aula continuano a rappresentare dei confini scomodi da superare. Pareti e limiti che non sono facili da abbattere in edifici costruiti decine, a volte centinaia di anni fa e che costituiscono quindi un ostacolo spesso insuperabile. Uno scenario che apre il tema della costruzione di nuovi edifici progettati guardando all’innovazione dell’organizzazione didattica che interesserà necessariamente la scuola nei prossimi anni. Le soluzioni architettoniche devono essere guidate da una vision del cambiamento del modello scolastico e non viceversa. […] Restano dunque da individuare le caratteristiche della nuova organizzazione della scuola, una scuola che ancora non conosciamo e che dovrà essere realizzata dalle capacità progettuali di architetti e ingegneri ma anche da ricercatori, amministratori, comunità scolastiche in grado di dare il proprio contributo per una scuola da realizzare in base a bisogni ed esigenze in parte legate alla comunità e al territorio e in parte legate ai nuovi modelli didattici che la scuola italiana sta già autonomamente portando avanti in un’ottica bottom-up.

 

Leggi il volume “The Classroom has Broken. Changing School Architecture in Europe and Across the World” (pdf)

 

Per informazioni: architetturescolastiche@indire.it

 

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Aule a misura di apprendimento: il manuale Indire per l’architettura scolastica

da Il Sole 24 Ore – 18/3/2019

 

Creare un ambiente accogliente, nel quale progettare percorsi didattici che “escono fuori” dall’aula, senza ulteriori interventi strutturali, ma sfruttando le risorse disponibili per migliorare la qualità dei processi di apprendimento. È l’architettura scolastica “ideale” disegnata dal volume “Fare didattica in spazi flessibili. Progettare, organizzare e utilizzare gli ambienti di apprendimento a scuola”, frutto del lavoro di un gruppo di ricercatori Indire sulle architetture in classe.

Il volume
La pubblicazione, spiega l’Indire, fornisce spunti di riflessione sul rapporto fra pedagogia e architettura, su come lo spazio fisico possa concretamente contribuire alla qualità della vita scolastica e degli apprendimenti, e su quali debbano essere i margini di intervento e gli strumenti che possono aiutare a realizzare un luogo efficace per docenti e studenti.
«Con il gruppo di ricercatori dell’Indire – racconta il curatore del volume Leonardo Tosi, ricercatore dell’istituto del Miur – ci siamo posti una serie di domande sul tema degli spazi fisici di apprendimento e sulle caratteristiche che dovrebbero avere per rispondere alle esigenze di una società oggi profondamente cambiata».
Il volume offre un set di strumenti per trasformare l’aula in uno spazio di apprendimento allargato e flessibile, visto che sono ormai molte le evidenze in ambito scientifico che sottolineano come l’ambiente interagisca sulla qualità dei processi di apprendimento. Ma raccoglie anche dieci “Learning Stories” raccontate da altrettanti insegnanti che hanno voluto considerare l’ambiente fisico come un elemento strategico per la qualità della vita scolastica e degli apprendimenti. Il punto di partenza della riflessione è, come spiega il ricercatore Indire Samuele Borri nel suo contributo, il «Manifesto 1+4 Spazi educativi per la scuola del Terzo Millennio», presentato dall’Indire nel 2016.
Il volume è acquistabile on line su www.scuolastore.it/it/book/fare-didattica-spazi-flessibili

 

 
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