Concorso Dirigenti: ripensare alla formula di reclutamento


Concorso DS, Delfino (DiSAL): ‘La situazione è grave. Ripensare le forme di reclutamento dei DS’. L’intervista di Tuttoscuola

Tuttoscuola - 07 luglio 2019

 

«Un iter giudiziario che rende sia i ricorrenti che i potenziali vincitori di concorso vittime di un sistema concorsuale ed amministrativo che evidenzia tutti i suoi limiti”. Così Ezio Delfino, presidente della DiSAL, definisce lo scenario aperto con la sentenza del TAR con cui lo scorso 2 luglio è stata annullata la prova scritta del concorso DS. Tuttoscuola lo ha intervistato per aiutare a capire cosa potrebbe succedere ora.

Lo scorso 2 luglio la sentenza del TAR Lazio ha annullato la prova scritta del concorso DS. Il Miur ha presentato appello urgente al Consiglio di Stato chiedendo la sospensiva cautelare della sentenza e ora siamo in attesa di sapere cosa succederà. Lei cosa si augura?

«Assieme a tutti i dirigenti scolastici statali in servizio mi auguro che tutte le istituzioni statali, di giustizia amministrativa, di governo e politiche mettano in atto con urgenza ogni possibile soluzione alla situazione che si è venuta a creare per dare ad ogni scuola un dirigente a pieno titolo, così da permettere un regolare avvio del prossimo anno scolastico. Occorre che tutte le forze istituzionali in causa ridiano in questo modo quella dignità e fiducia che oggi purtroppo i cittadini faticano ad attribuire allo stato di diritto. Non possiamo, inoltre, non considerare l’umiliazione di tutti i candidati che hanno percorso la lunga corsa ad ostacoli di un concorso uscito in ritardo, modificato in corso di svolgimento e non ancora terminato che restano nel limbo dell’incertezza dopo aver affrontato molti sacrifici».

Se il Consiglio di Stato dovesse concedere la sospensiva, cosa succederà? 

«Alcuni considerano deboli le argomentazioni dell’annullamento del Tar Lazio: l’organo amministrativo si è, infatti, limitato a evidenziare incongruenze amministrative che riguardano l’incompatibilità e il conflitto di interessi di tre commissari che hanno contribuito a preparare e approvare i criteri di valutazione e le domande di inglese. Una sentenza rapida, quella del TAR Lazio, che offre comunque spunti per un appello e per un contenzioso con gli stessi candidati che hanno già superato la procedura.
Mentre nel caso dei due commissari che avrebbero partecipato quali formatori a corsi di formazione sul concorso la giurisprudenza potrebbe consentire una via d’uscita, per il caso del commissario sindaco l’incompatibilità è più evidente, anche se l’ultima parola spetta ai giudici del Consiglio di Stato.
Se sarà data sospensiva le procedure concorsuali in corso potranno concludersi consentendo, così, ai vincitori di essere assunti, con molta probabilità con riserva, dal 1 settembre in attesa del completamento delle procedure dei diversi ricorsi. Senza tener conto di altri esposti che dovranno essere vagliati dalla magistratura amministrativa.
Una storia che, comunque, non libererebbe il terreno da incertezze, precarietà e delusioni. L’inizio di un ennesimo calvario».

E se non dovesse farlo?

«Questo porterà alla necessità di rifare le prove concorsuali a livello nazionale: da chiarire se saranno da rifare sia la prova scritta che quella orale o solo la valutazione della prova scritta già svolta e la ripetizione di quella orale, stante che le commissioni non hanno avuto nulla a che vedere con le prove preselettive.
C’è da augurarsi che non venga sconvolto il prossimo anno scolastico per demeriti non ascrivibili ai tanti candidati che hanno superato la prova pre-selettiva, un anno che prenderebbe così avvio nel segno di confusione e disagio sia per gli operatori scolastici che per l’utenza. Senza contare la situazione insostenibile di circa 3000 posti a dirigente scolastico che dovranno ancora una volta essere coperti da reggenze. Se così accadesse occorrerebbe allora valutare l’introduzione dell’esonero dall’insegnamento dei docenti che svolgono le funzioni di primo collaboratore del preside, almeno fino a quando non si procederà all’immissione in ruolo dei dirigenti vincitori di concorso».

Crede che il sistema dei concorsi, così come pensato oggi, sia l’unica via possibile per individuare figure dirigenziali nella scuola? Se no, quale sarebbe la via alternativa?

«L’epilogo del concorso per dirigenti scolastici replica un copione che si ripete da anni, così come da decenni si ripetono concorsi per dirigenti scolastici con procedure regionalizzate o centralizzate nessuno dei quali è mai giunti a buon fine senza ricorsi, rinvii, revisioni e estenuanti prolungamenti.
È necessario ripensare le forme di reclutamento dei dirigenti scolastici guardando alle procedure utilizzate in altri paesi europei che valorizzino l’autonomia giuridica e la capacità di autodeterminazione delle singole istituzioni scolastiche».

Che messaggio dà a tutti coloro che hanno partecipato al concorso DS e che attendono di conoscere il loro futuro?

«Quello che si è aperto è un iter giudiziario che rende sia i ricorrenti che i potenziali vincitori di concorso vittime di un sistema concorsuale ed amministrativo che evidenzia tutti i suoi limiti. La situazione è grave. Ci sono ovviamente diritti che vanno tutelati, ma l’improvvida gestione delle fasi del concorso, mentre riapre le prospettive dei ricorrenti, aumenta la conflittualità ed un clima di contrapposizioni che non fan bene al nostro sistema scuola.
A chi ha partecipato con esito positivo al concorso auguro per questo di guardare al desiderio che li ha mossi di assumere una responsabilità direttiva a servizio dell’educazione dei ragazzi. Proprio l’incertezza e la confusione che caratterizzano questo momento storico chiedono, infatti, la presenza negli ambienti formativi di persone motivate e capaci di coinvolgere, in modo propositivo e collaborativo, studenti, docenti e genitori nella prospettiva di una autentica innovazione».

 

 

 
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