Ministro, è più facile dare 100 euro ai prof che ripensare il mestiere…
- Roberto Pellegatta
La proposta di Fioramonti è buona, anche se improbabile.
Tuttavia il provvedimento più dirompente (e necessario) è la riforma della
professione
Quindi 960 milioni, dei tre miliardi che il
neoministro Fioramonti vuole chiedere al bilancio dello Stato per la scuola,
andrebbero ai docenti? 100 euro al mese in più non si rifiutano mai, specie per chi ne prende 1.400. Se poi
creano elettorato… Ma pare un po’ forzato farli passare per un “rafforzamento
del ruolo sociale e professionale degli insegnanti” tanto dichiarato. Certo,
con 100 euro al mese in più uno si paga la benzina degli spostamenti quotidiani
(Arabia Saudita permettendo). Ma questo non toglie che il recupero della stima
sociale e del prestigio professionale degli insegnanti ha bisogno di ben altro
e di interventi che abbiamo una chiara visione di rinnovamento della scuola.
Per ridare stima e attrattiva alle
professioni della scuola occorre innanzitutto renderle appunto “professioni”.
Oggi il dirigente scolastico e l’insegnante sono definiti dalle norme e
trattati come impiegati dello Stato, alla stregua degli amministrativi. La
prova quotidiana più evidente è che ogni giorno escono circolari che dicono
loro quanto debbono eseguire. Proprio come si fa per degli impiegati.
Poi ci sono altri fattori che mostrano questa condizione, che dura dall’unità
d’Italia. Non esiste a tutt’oggi una seria formazione a
queste professioni. Non esistono efficaci forme di
assunzione che tengano conto delle competenze professionali in relazione al
fabbisogno delle singole scuole. Oggi un’azienda che cerca un professionista lo
cerca in funzione delle esigenze professionali interne di quel momento. Lo
Stato ogni tanto fa concorsi a centinaia di migliaia, uguali dall’Alpi alle Sicilie,
con test nozionistici che nulla hanno a che fare con il fabbisogno reale delle
singole scuole. Lo sanno bene le scuole paritarie che, sempre alla ricerca
spesso affannosa di presidi e docenti, verificano le competenze specifiche di
cui hanno necessità per il futuro. Poi non esiste, come in ogni professione
seria, una procedura valutativa: gli insegnanti giudicano gli studenti, ma non
sono giudicati da nessuno.
Ben vengano (ma presto…) i 100 euro, quindi, ma c’è
una professione moderna da costruire, senza copiare modelli non riproducibili
da noi, ma iniziando a dare fiducia (cioè autonomia) alle comunità scolastiche
nel loro progettarsi, nel loro innovare, nel loro svilupparsi come comunità
educative, permettendo che in una scuola siano premiati i migliori.