Filippo Caccamo: i docenti riempiono i teatri per vedere la scuola di oggi che ride di sè.


Fonte: Orizzonte scuola. Articolo del 3 marzo 2023. Un fenomeno in larga parte estraneo ai grandi circuiti mediatici coinvolge migliaia di insegnanti con sold out nei teatri di tutta Italia.

Filippo Caccamo è un fenomeno in larga parte estraneo ai grandi circuiti mediatici, - ha solo sfiorato la televisione e ha pubblicato un romanzo dedicato alla vita universitaria. Il suo successo non è frutto della pubblicità dei grandi editori. E’ piuttosto un fenomeno nato sui social, facebook e Instagram, che rimbalza da un docente all’altro e si diffonde con grande efficacia, costruito su settecentomila followers - più o meno quanti sono i docenti italiani - che lo seguono con divertimento. Caccamo aveva già conosciuto un successo analogo, ancora una volta tramite social con “Mai una laurea”, uno spettacolo teatrale sulla vita universitaria. Diventato docente è probabile che una parte del suo affezionato pubblico lo abbia seguito e abbia costituito il nocciolo duro della sua attuale popolarità. Il pubblico che lo segue a teatro sembra essere in gran parte rappresentato da una fascia di docenti che stanno iniziando a insegnare o insegnano da pochi anni e sono ancora abbastanza giovani da ricordare bene le proprie esperienze come studenti. Ma non mancano larghissime fasce di docenti più avanti con gli anni e un topos del suo spettacolo è quello di fare i complimenti a chi sta per andare in pensione. Sul palco Caccamo dichiara di essere un insegnante di scuola Media, anzi della scuola Meeeediaaa, il “buco nero dell’istruzione in Italia”. Si fa voce delle migliaia di docenti che lo seguono in tutta Italia in un tour teatrale che fa regolarmente sold out negli spettacoli pomeridiani e serali anche con presenze davvero significative. E dal palco coinvolge il suo pubblico: rispondono e si alzano in piedi colleghi che insegnano tante materie diverse e condividono con lui le faticose e esilaranti trame relazionali con studenti e colleghi. Chiama a presentarsi e a intervenire docenti delle diverse discipline, ma sono quelli di sostegno a rispondere più volentieri dalla platea. Fa l’appello dei diversi ruoli della scuola, prendendo di mira, come è ovvio, le figure apicali, DS e DSGA, che appaiono al docente medio lontani a una distanza irraggiungibile, protetti da una segreteria burocraticamente impenetrabile e da collaboratori scolastici, che, facendo forza sulle prassi consolidate, sugli spazi scolastici gestiti e sulle disposizioni interne, sembrano “deus ex machina” del sistema. I docenti si alzano dal posto e partecipano allo spettacolo, quasi sentendosi in un grande collegio docenti, finalmente libero dalla noia e dal formalismo e molto più umanamente autentico. 

Non è la prima volta che si ride e si fa ironia sulla vita scolastica, fonte di ispirazione di racconti, vignette. libri e film. Le routine di lavoro e i luoghi chiusi, ma in qualche modo conosciuti da una gran parte di pubblico, forniscono materia inesauribile per il divertimento e la comicità. Ma la scuola che è rappresentata sul palco da Caccamo interpreta i tic, le idiosincrasie, ma soprattutto il nuovo precario quotidiano scolastico che l’istruzione vive proprio in questi anni recenti. E’ una scuola sospesa su un filo assai esile: i suoi protagonisti lo percorrono bilanciando nelle loro mani il desiderio di far conoscere le proprie materie ai ragazzi e i mille impegni organizzativi e burocratici con cui hanno a che fare. Il docente di Caccamo attraversa i corridoi della scuola chiedendo ai colleghi firme per il PDP di un BES, rincorrendo i progetti del PON, assicurandosi che il proprio corso sia contemplato dal PTOF, che sia previsto il monitoraggio per il RAV, che il tecnico abbia fatto ripartire la LIM. Gli acronimi erigono un muro tra la vita reale in classe e la rappresentazione ministeriale, che gli insegnanti sfidano. Tra i momenti di verità Caccamo ricorda la visita di un alunno che è oramai al Liceo e viene a ringraziarlo per una frase decisiva detta in un colloquio l’anno precedente e che lo ha aiutato personalmente. Il prof. di Caccamo non si ricorda più nulla, ma fa avvertire al pubblico, come un brivido, il valore della relazione con i ragazzi che spesso passa per fatti e parole occasionali e diventa un avvenimento per loro. Al termine dello spettacolo Caccamo saluta il pubblico con una sorta di congedo, che potrebbe apparire una massima ovvia, ma rivela la responsabilità educativa degli adulti “... Perchè è vero che i nostri alunni sono il nostro futuro, ma noi siamo il loro presente” (N.d.R).


Filippo Caccamo è un attore, comico, artista e docente precario che, ispirandosi alla vita quotidiana degli insegnanti, crea video e spettacoli dal vivo che coinvolgono e divertono il pubblico.

In un’intervista a L’Espresso, Caccamo spiega che la sua arte non è basata su battute, ma sul ritratto della realtà. La sua esperienza come insegnante di Lettere alle medie a Lodi, dove è cresciuto, gli ha permesso di cogliere le dinamiche umane che si sviluppano tra docenti e studenti e di portare sul palco la realtà della scuola.

Dai dibattiti in classe alle conversazioni tra gli insegnanti, dai comportamenti degli studenti durante le lezioni alle richieste dei genitori, Caccamo rappresenta tutto ciò che fa parte della vita di un insegnante in modo divertente e ironico. La sua missione, sia online che offline, è quella di rendere la scuola meno solitaria e più accettabile per docenti, studenti e genitori.

Caccamo è consapevole delle difficoltà che un insegnante precario affronta, ma sostiene che l’amore per i propri studenti e la passione per la materia d’insegnamento possono superare queste difficoltà e rendere insegnare uno dei lavori più belli al mondo. Con i suoi contenuti, Caccamo vuole far sentire gli insegnanti, gli studenti e i genitori meno soli nell’affrontare la realtà della scuola.


 
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