A proposito delle nuove Linee Guida per l'Educazione Civica


   

A proposito delle rinnovate Linee guida per l’insegnamento 

dell’Educazione Civica

Documento di giudizio della Direzione Nazionale di DiSAL 



In data 7 settembre il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha emanato le nuove Linee Guida per l’insegnamento dell’Educazione Civica. Questo documento redatto dalla Direzione Nazionale DiSAL vuole essere un contributo alla riflessione sul tema come DiSAL sta facendo da quando è entrata in vigore la L.92/2019 attraverso pubblicazioni e occasioni di formazione nel formato della ricerca-azione.


Dal punto di vista della priorità delle fonti di diritto le linee guida non possono modificare ciò che è contenuto nella legge, ma semplicemente presentarne una direzione applicativa volta a sostenere per aiutare e indirizzare le scuole nella loro prassi didattica ed educativa.

Le linee guida seguono, quindi (e non potrebbe essere altrimenti), quanto previsto dalla legge e si presentano divise in due sezioni.

Nella prima parte sono dettagliate in modo discorsivo quali attenzioni avere rispetto ai tre pilastri chiave dell’Educazione Civica: la conoscenza della Costituzione; il tema della cura dell’ambiente e l’educazione ad uno sviluppo sostenibile (ridefinito come “Sviluppo economico e sostenibilità”); l’educazione digitale per un uso consapevole e corretto degli strumenti dei social, della rete internet e ora anche dell’intelligenza artificiale. 

Nella seconda parte questi macro temi sono divisi in traguardi di competenza ed obiettivi formativi declinati con indicatori - fin troppo specifici -  presentati tramite tabelle per ogni grado di scuola dalla Primaria alla Secondaria di 2°. Un paragrafo del documento si sofferma anche sulle priorità legate alle attività nella scuola dell’infanzia.


Cosa emerge dalla lettura delle linee guida? Ci sono delle evidenti riduzioni o anche mancanze come ha esplicitato il parere decisamente negativo del CSPI, ma forse in primo luogo è più utile cercare di capire come il cuore della legge emanata nel 2019 sia stato confermato dalle linee guida stesse.


In particolare ci pare significativo questo passaggio (le parole in grassetto sono nostre sottolineature): «La trasversalità dell’insegnamento si esprime, quindi, nella capacità di dare senso e significato a ogni contenuto disciplinare. I saperi hanno lo scopo di fornire agli allievi strumenti per sviluppare conoscenze, abilità e competenze per essere persone e cittadini autonomi e responsabili, rispettosi di sé, degli altri e del bene comune. […] Possono, in sede di pianificazione, essere individuati percorsi didattici, problemi, situazioni, esperienze anche laboratoriali idonei ad aggregare più insegnamenti/discipline e che richiedano la specifica trattazione di argomenti propri dell’educazione civica.» 

Riflettere sugli obiettivi di competenze e conoscenze dell’insegnamento dell’educazione civica dai 3 ai 19 anni e pianificare delle azioni funzionali al loro raggiungimento è un elemento strategico dell’offerta formativa di ogni scuola: si sviluppa in questo modo una concezione collegiale della trasversalità dei saperi tutti orientati all’avventura del dare senso a ciò che si studia e si impara. 



È evidente che vissuta in questo modo l’Educazione Civica è proprio una opposizione decisa ad un chiuso individualismo perché nasce da un con-dividere dei docenti tra di loro e dei docenti con gli studenti.


Condivisione e collegialità che si devono esercitare anche nella valutazione, che non si deve ridurre ad un supporto al giudizio sul comportamento, espressione del voto di condotta. Le Linee Guida asseriscono che «In sede di scrutinio il docente coordinatore dell’insegnamento, acquisendo elementi conoscitivi dai docenti del team o del Consiglio di Classe, formula la proposta di valutazione». Resta all’autonomia delle scuole la cura della valutazione, attraverso l’identificazione chiara delle prove e delle occasioni di verifica (unità di apprendimento trasversali con compiti autentici) e degli strumenti a disposizione (quali rubriche e griglie di osservazione) del Consiglio di classe per la raccolta degli elementi di maturazione delle capacità relazionali e solidaristiche di ogni singolo alunno.

Si tratta di sfruttare l’occasione di porre al centro della didattica esperienze significative e  compiti unitari di apprendimento che abbiano come protagonisti attivi gli studenti e i docenti.


Nonostante la rigidità anche tassonomica della seconda parte delle linee guida con le tabelle dei vari indicatori degli obiettivi da raggiungere, vogliamo evidenziare nell’espressione  ‘possono, in sede di pianificazionel’autonomia che i dirigenti scolastici e i collegi dei docenti sono chiamati a esercitare, contemperando così la suddetta rigidità, per far vivere declinati nel proprio contesto quei valori ideali di apertura al bene comune e al servizio di chi ha bisogno che fondano proprio la nostra costituzione. E che possono anche dare forma all’essere cittadini attivi delle giovani generazioni.


La sfida dell’educazione civica è quanto mai viva: non possiamo non accorgercene nel nostro quotidiano vivere la scuola come dirigenti scolastici, docenti e genitori. C’è bisogno di aiutare i nostri studenti ad avere gli strumenti per giudicare della società in cui viviamo, della storia da cui arriviamo e degli strumenti di cui ci serviamo e per farlo c’è bisogno del contributo di tutti e di ciascuno e del dialogo tra tutti. Lo spazio dell’insegnamento è ancora un luogo privilegiato per questo dialogo e come tale non va sprecato.


Un giudizio che può crescere solo facendo maturare un legame identitario che educhi a relazioni costruttive, capaci di ridare consistenza ad un io, che oggi è disorientato, a volte assente, e solitario. Un lavoro che siamo chiamati come dirigenti scolastici a coordinare giorno per giorno nelle nostre scuole anche a fronte delle criticità o debolezze presenti nelle linee guida stesse evidenziate nel parere (di fatto non recepito) del CSPI.


Milano, 7 ottobre 2024


Bibliografia per approfondire:




 
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