Appello per l’educazione, vera emergenza nazionale


In occasione dell’uscita nelle librerie della riedizione de “Il rischio educativo” di don Luigi Giussani per i tipi di Rizzoli, è stato lanciato da decine di personalità un appello per l'educazione, per mettere al centro del dibattito sociale e politico la necessità di “investire” nell'educazione di un popolo.

A questo appello ha aderito anche DiSAL  -  che ha concluso il suo convegno nazionale a Pesaro sabato 19 novembre  -   ed ha invitato tutti i dirigenti scolastici che condividono l’appello a favorire iniziative locali che facciano della sottoscrizione non un atto formale ma una seria occasione di riflessione sulle scelte personali e sociali.

Il dirigente scolastico non è l’interprete dei valori della comunità scolastica:  troppe imposizioni delle maggioranze o “voci illuminate” in ogni senso hanno alla lunga desertificato la vitalità di molte scuole.

Il capo di istituto invece ha come primo compito quello di favorire e sostenere nella scuola una pluralità in atto di esperienze  educative alle quali le persone possano liberamente appartenere.

Per questo la direzione nazionale ha invitato i soci ad aiutare tutte le iniziative libere di docenti, genitori e studenti che rimettano al centro del dibattito scolastico l’emergenza educativa, iniziando dall’utilizzo dell’Appello del quale riportiamo il testo e l’elenco dei primi firmatari.

Per adesioni segnalare a  www.appelloeducazione.org

 

APPELLO


Se ci fosse una educazione del popolo tutti starebbero meglio

 

L’Italia è attraversata da una grande emergenza. Non è innanzitutto quella politica e neppure quella economica - a cui tutti, dalla destra alla sinistra, legano la possibilità di “ripresa” del Paese -, ma qualcosa da cui dipendono anche la politica e l’economia. Si chiama “educazione”. Riguarda ciascuno di noi, ad ogni età, perché attraverso l’educazione si costruisce  la persona, e quindi la società.

Non è solo un problema di istruzione o di avviamento al lavoro.

Sta accadendo una cosa che non era mai accaduta prima: è in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli.

Per anni dai nuovi pulpiti - scuole e università, giornali e televisioni - si è predicato che la libertà è assenza di legami e di storia, che si può diventare grandi senza appartenere a niente e a nessuno, seguendo semplicemente il proprio gusto o piacere.
È diventato normale pensare  che tutto è uguale, che nulla in fondo ha valore se non i soldi, il potere e la posizione sociale. Si vive come se la verità non esistesse, come se il desiderio di felicità di cui è fatto il cuore dell’uomo fosse destinato a rimanere senza  risposta.

È stata negata la realtà, la speranza di un significato positivo della vita, e per questo rischia di crescere una generazione di ragazzi che si sentono orfani, senza padri e senza maestri, costretti a camminare come sulle sabbie mobili, bloccati di fronte alla vita, annoiati e a volte violenti, comunque in balia delle mode e del potere.

Ma la loro noia è figlia della nostra, la loro incertezza è figlia di una cultura che ha sistematicamente demolito le condizioni e i luoghi stessi dell’educazione: la famiglia, la scuola, la Chiesa.

Educare, cioè introdurre alla realtà e al suo significato, mettendo a frutto il patrimonio che viene dalla nostra tradizione culturale, è possibile e necessario, ed è una responsabilità di tutti.

Occorrono maestri, e ce ne sono, che consegnino questa tradizione alla libertà dei ragazzi, che li accompagnino in una verifica piena di ragioni, che insegnino loro a stimare ed amare se stessi e le cose.

Perché l’educazione comporta un rischio ed è sempre un rapporto tra due libertà.

È la strada sintetizzata in un libro cruciale, nato dall’intelligenza e dall’esperienza educativa di don Luigi Giussani: Il rischio educativo. Tutti parlano di capitale umano e di educazione, ci sembra fondamentale farlo a partire da una risposta concreta, praticata, possibile, viva.

Non è solo una questione di scuola o di addetti ai lavori: lanciamo un appello a tutti, a chiunque abbia a cuore il bene del nostro popolo.

Ne va del nostro futuro.


I primi firmatari

Allam Magdi, vice direttore Corriere della Sera

Amicone Luigi, direttore Tempi

Astorri Romeo, preside della facoltà di giurisprudenza Università Cattolica del Sacro Cuore

Avati Pupi, regista

Bavetta Sebastiano, professore di economiaLondon School of Economics Londra
Bazoli Giovanni, presidente Banca Intesa
Bechis Franco, direttore Il Tempo
Belpietro Maurizio, direttore il Giornale
Bersanelli Marco, professore di astrofisica Università degli Studi di Milano
Bertazzi Pier Alberto, professore di  medicina del lavoro Università degli Studi di Milano
Bonacina Riccardo, direttore editoriale Vita
Boffo Dino, direttore Avvenire
Borghesi Massimo
, professore di filosofia morale Università di Perugia
Borgna Eugenio, libero docente in Clinica delle malattie nervose Università degli Studi di Milano
Botturi Francesco, professore di filosofia morale Università Cattolica  del Sacro Cuore
Branciaroli Franco, attore
Calearo Massimo, presidente Federmeccanica
Campiglio Luigi, prorettore Università Cattolica del Sacro Cuore
Caprara Massimo, scrittore
Cesana Giancarlo, professore di medicina del lavoro Università degli Studi di Milano Bicocca
Chiosso Giorgio, professore di  storia dell’educazione Università degli Studi di Torino
Colombo Valentina, professore di lingua e letteratura araba Università della Tuscia
De Bortoli Ferruccio, direttore Il Sole 24ore
De Maio Adriano, presidente Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia – IreR
Doninelli Luca, scrittore
Farina Renato
, vice direttore Libero
Feliciani Giorgio, professore di diritto canonico Università Cattolica del Sacro Cuore
Ferrara Giuliano, direttore Il Foglio
Guzzetti Giuseppe, presidente Fondazione Cariplo
Israel Giorgio, professore di storia della matematica Università degli Studi di Roma-“La Sapienza” 
Liguori Paolo, direttore TGCOM Mediaset
Mazza Mauro, direttore TG2 Rai
Mazzotta Roberto, presidente Banca Popolare di Milano
Mazzuca Giancarlo, direttore Quotidiano Nazionale
Morpurgo Claudio, vice presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - Ucei
Muccioli Andrea, responsabile comunità San Patrignano
Mussari Giuseppe, presidente Fondazione Monte dei Paschi di Siena
Nembrini Francesco, presidente
Federazione Opere Educative - Foe

Ornaghi Lorenzo, rettore Università Cattolica del Sacro Cuore
Pellegatta Roberto, presidente DiSAL e dirigente scolastico

Polito Antonio, direttore Il Riformista
Quagliariello Gaetano, presidente Fondazione Magna Carta
Ribolzi Luisa, professore di sociologia dell’educazioneUniversità degli Studi di Genova
Risè Claudio, psicoanalista
Rondoni Davide, poeta
Rossella Carlo, direttore TG5 Mediaset
Roth Luigi, presidente Fondazione Fiera Milano
Roversi Monaco
Fabio Alberto, presidente Fondazione Carisbo
Sapelli Giulio, professore di storia economica Università degli Studi di Milano
Scaglia Silvio, presidente Fastweb
Squinzi Giorgio, amministratore unico MAPEI
 Versace Santo,
presidente Gianni Versace spa

Vignali Raffaello, presidente Compagnia delle Opere
Vittadini Giorgio, presidente Fondazione per
la Sussidiarietà
Zamagni Stefano
, professore di economia politica Università degli Studi di Bologna

 

Rassegna

 

IL GIORNALE – 18 novembre  2005

«Bisogna rieducare gli educatori: ecco come»
di Redazione

I firmatari: «È in crisi la capacità degli adulti di istruire i giovani»

da Milano
Un appello per l’educazione, un monito contro l’Italia che abbandona i valori che le erano propri. Questo è «Se ci fosse una educazione del popolo tutti starebbero meglio», l’appello lanciato da Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. A raccoglierlo, scriverlo e firmarlo sono stati accademici, uomini di cultura, direttori di giornale, manager e imprenditori provenienti da diverse esperienze ideali. Tra loro il direttore del Giornale Maurizio Belpietro, il vicedirettore del Corriere della Sera Magdi Allam, il direttore del Sole 24ore Ferruccio De Bortoli, il direttore del Foglio Giuliano Ferrara, il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Lorenzo Ornaghi, il presidente della Compagnia delle opere Raffaello Vignali, il presidente della Fondazione Magna Carta Gaetano Quaglieriello e molti altri.
L’appello prende spunto dalla situazione dell’Italia, «attraversata da una grande emergenza». Non è quella politica e neppure quella economica - a cui tutti legano la possibilità di «ripresa» del Paese -, ma qualcosa da cui dipendono anche la politica e l'economia. È l’«educazione». Riguarda ciascuno tutti, perché attraverso l'educazione si costruisce la persona, e quindi la società.
I firmatari sostengono che non è solo un problema di istruzione o di avviamento al lavoro. «Sta accadendo una cosa che non era mai accaduta prima: è in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli. Per anni dai nuovi pulpiti - scuole e università, giornali e televisioni - si è predicato che la libertà è assenza di legami e di storia, che si può diventare grandi senza appartenere a niente e a nessuno, seguendo semplicemente il proprio gusto o piacere. È diventato normale pensare che tutto è uguale, che nulla in fondo ha valore se non i soldi, il potere e la posizione sociale. Si vive come se la verità non esistesse, come se il desiderio di felicità di cui è fatto il cuore dell'uomo fosse destinato a rimanere senza risposta».
Educare, cioè introdurre alla realtà e al suo significato, mettendo a frutto il patrimonio che viene dalla tradizione culturale, per i firmatari dell’appello è possibile e necessario, ed è una responsabilità di tutti. È la strada sintetizzata in un libro cruciale, nato dall'intelligenza e dall'esperienza educativa di don Luigi Giussani: Il rischio educativo.

 

 

CORRIERE DELLA SERA  18 novembre 2005

Anche economisti fra i firmatari «Giovani senza maestri»

MILANO - L’idea è nata al Meeting ciellino di Rimini, durante la presentazione de Il rischio educativo (Rizzoli) di Don Giussani. Ed è cresciuta fino a comprendere intellettuali e personalità delle più varie sensibilità politiche, tanti cattolici ma anche laici come Fabio Roversi Monaco. Una sessantina di firme in calce a un appello che ha per titolo una frase di Giussani, «se ci fosse una educazione del popolo, tutti starebbero meglio». L’Italia, si legge, «è attraversata da una grande emergenza» che non è anzitutto quella politica o economica ma «si chiama "educazione"». I toni sono preoccupati, «non è solo un problema di istruzione o avviamento al lavoro. Sta accadendo una cosa che non era mai accaduta prima: è in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli». È diventato normale pensare che «tutto è uguale», vivere come se «la verità non esistesse». Di più: l’«incertezza» dei ragazzi «è figlia di una cultura che ha sistematicamente demolito le condizioni e i luoghi stessi dell’educazione: famiglia, scuola, Chiesa». Tra i firmatari il presidente di Banca Intesa Giovanni Bazoli, docenti come Giulio Sapelli e Stefano Zamagni, il vicedirettore del Corriere Magdi Allam, i direttori Dino Boffo ( Avvenire ), Maurizio Belpietro ( Il Giornale ), Franco Bechis ( Il Tempo ), Ferruccio de Bortoli ( Il Sole 24Ore ), Giuliano Ferrara ( Il Foglio ), Antonio Polito ( Il Riformista ), Giancarlo Mazzuca ( Qn ), Mauro Mazza ( Tg2 ), Carlo Rossella ( Tg5 ), Paolo Liguori ( Tgcom ) e il vicedirettore di Libero Renato Farina. Per tutti «ne va del nostro futuro. Rischia di crescere una generazione di ragazzi che si sentono senza padri e senza maestri».

 

 
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