Consiglio di Stato: il crocifisso resti nelle aule


Osservatore Romano  -  15 febbraio 2006

Respinto il ricorso di una cittadina finlandese

«Il crocifisso deve restare nelle aule»

Sentenza del Consiglio di Stato: resti in quanto «è un simbolo idoneo ad esprimere l'elevato fondamento dei valori civili»

 

ROMA - Una sentenza che farà discutere. Il crocifisso deve restare nelle aule scolastiche non perchè sia un «suppellettile» o un «oggetto di culto», ma perchè «è un simbolo idoneo ad esprimere l'elevato fondamento dei valori civili» (tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti, etc...) che hanno un'origine religiosa, ma «che sono poi i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato». Lo ha stabilito il Consiglio di Stato che, con un'importante e articolata sentenza, ha respinto il ricorso di una cittadina finlandese, Soile Lauti, che chiedeva la rimozione del crocifisso dalla scuola media frequentata dai suoi figli ad Abano Terme (Padova).

SENTENZA - La donna aveva già fatto ricorso al Tar del Veneto che prima di darle torto aveva sollevato una questione di legittimità dinanzi alla Corte Costituzionale. I giudici della Consulta, nel dicembre del 2004, avevano dichiarato inammissibile la questione (e quindi non erano entrati nel merito) perchè l'affissione del crocifisso nelle scuole non era prevista da una legge, bensì da due regolamenti del 1924 e del 1927 sugli arredi scolastici sui quali il giudice delle leggi non poteva sindacare. A risolvere la delicata questione sono stati i supremi giudici amministrativi della sesta sezione. Nella sentenza di 19 pagine del Consiglio di Stato vengono posti importanti paletti. Innanzitutto - è scritto - «la laicità, benchè presupponga e richieda ovunque la distinzione tra la dimensione temporale e la dimensione spirituale e fra gli ordini e le società cui tali dimensioni sono proprie, non si realizza in termini costanti e uniformi nei diversi Paesi, ma, pur all'interno della medesima civiltà», è relativa alla specifica organizzazione istituzionale di ciascuno Stato, e quindi essenzialmente storica, legata com'è al divenire di questa organizzazione». Insomma, diversa è il principio laico britannico da quello francese, statunitense e italiano.

LAICITA' - Premesso ciò, il Consiglio di Stato lascia alle dispute dottrinarie la definizione astratta di «laicità»: «in questa sede giurisdizionale - si legge nella sentenza numero 556 - si tratta in concreto e più semplicemente di verificare se l'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche sia lesiva dei contenuti delle norme fondamentali del nostro ordinamento costituzionale, che danno forma e sostanza al principio di laicità che connota oggi lo Stato italiano, e al quale ha fatto più volge riferimento» la Corte Costituzionale. «È evidente - affermano i giudici di Palazzo Spada - che il crocifisso è esso stesso un simbolo che può assumere diversi significati e servire per intenti diversi; innanzitutto per il luogo in cui è posto». Se in un luogo di culto «è propriamente ed esclusivamente un simbolo religioso», «in una sede non religiosa, come la scuola, destinata all'educazione dei giovani, il crocifisso - prosegue la sentenza - potrà ancora rivestire per i credenti i suaccennati valori religiosi, ma per credenti e non credenti la sua esposizione sarà giustificata ed assumerà un significato non discriminatorio sotto il profilo religioso, se esso è in grado di rappresentare e di richiamare in forma sintetica immediatamente percepibile ed intuibile (al pari di ogni simbolo), valori civilmente rilevanti». Si tratta di «quei valori che soggiacciono ed ispirano il nostro ordine costituzionale, fondamento del nostro convivere civile. In tal senso - sottolinea il Consiglio di Stato - il crocifisso potrà svolgere, anche in un orizzonte 'laicò, diverso da quello religioso che gli è proprio, una funzione simbolica altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni».

15 febbraio 2006

 

Corriere della sera -  15 febbraio 2006

«Il crocifisso nelle scuole simbolo di valori civili»

Sentenza del Consiglio di Stato: deve restare nelle aule

«Ha una funzione educativa».  

ROMA - Anche il Consiglio di Stato l’ha decretato: il crocifisso rimarrà lì, sulle pareti dell’Istituto comprensivo «Vittorino da Feltre» di Abano Terme, Padova. Nel frattempo i due ragazzini di Soile Lautsi Albertin quella scuola l’hanno bella che lasciata per andare alle superiori e, se soltanto ci fosse ancora, il più grande partirebbe pure militare, quest’anno. Ma mamma Soile, con tenacia finlandese, la sua battaglia, sostenuta con forza da suo marito Massimo, non ha mai smesso di combatterla, da quella primavera di quattro anni fa: voleva che fosse rimosso quel simbolo cattolico dalle pareti di una scuola frequentata anche da bambini atei o di altre religioni. Ma in questi anni mamma Soile ha continuato a sbattere contro tutti i muri della nostra giustizia, costituzionale e amministrativa che fosse, fino all’ultimo, ieri, con la sentenza del Consiglio di Stato numero 556. Che, in sintesi, ha ribadito: giù le mani dal crocifisso, ha una funzione educativa.
LAICITA’ - Diciannove pagine, una lunga dissertazione: Giorgio Giovannini, presidente della sesta sezione di Palazzo Spada, non si è risparmiato nella sua lunga sentenza. E ha tirato in ballo non soltanto il concetto di laicità per difendere un simbolo religioso come il crocifisso, ma ha anche dato un contorno nazionale al concetto. Ha scritto: «La laicità, benché presupponga e richieda ovunque la distinzione tra la dimensione temporale e la dimensione spirituale e fra gli ordini e le società cui tali dimensioni sono proprie, non si realizza in termini costanti e uniformi nei diversi Paesi, ma, pur all’interno della medesima civiltà è relativa alla specifica organizzazione istituzionale di ciascuno Stato, e quindi essenzialmente storica, legata com’è al divenire di questa organizzazione». Ovvero: il principio laico italiano non è uguale a quello britannico, francese, statunitense. E dunque? La difesa del crocifisso si basa sul fatto che rappresenta «valori civilmente rilevanti, ovvero valori che soggiacciono ed ispirano il nostro ordine costituzionale, fondamento del nostro convivere civile».
BANDIERA BIANCA DI SOILE - Aveva cominciato la sua battaglia nella scuola la finlandese Soile Lautsi. Poi era ricorsa al Tar del Veneto che, a sua volta, si era rivolta alla Corte Costituzionale. Che, a sua volta, aveva rimandato il tutto al mittente, sostenendo di non poter decidere su un argomento che non si basava su leggi, bensì su due regolamenti degli anni Venti. E finalmente il Tar si era espresso e alla fine non era stato in maniera molto differente dalla sentenza del Consiglio di Stato di ieri. E mamma Soile ha allargato le braccia: «Anche questa è una sentenza filosofica e non giuridica». Ha scosso la testa sconsolata la signora Lautsi Albertin: «Lo Stato italiano si dice laico ma non pratica certo la laicità. E’ difficile vivere in un Paese così troppo cattolico. E basta ascoltare i politici di quasi tutti gli schieramenti per capirlo».


Il Giornale  -  15 febbraio 2006

La sentenza mette d’accordo 8 italiani su dieci
di Redazione

La sentenza emessa dal Consiglio di Stato sul crocifisso a scuola risulta essere in sintonia con l'opinione della grande maggioranza degli italiani. Infatti secondo un sondaggio dell'Eurispes realizzato all'inizio del 2006, l'80,3% degli italiani è favorevole al crocifisso nelle scuole e nelle istituzioni statali. Per l'8,5% degli intervistati, invece, il crocifisso va esposto solo a patto che non urti la sensibilità di altre fedi. Decisamente inferiori le percentuali di coloro che ritengono ingiusto esporre il crocifisso perché ciò limiterebbe la libertà di culto delle altre religioni (5,3%) o comunque non rispetterebbe le altre confessioni religiose (5,2%). In particolare, gli intervistati che si dichiarano cattolici rappresentano la maggior parte di coloro, l'87%, che sono favorevoli all'esposizione del crocifisso nelle scuole, contro il 31,8% dei non cattolici. Questi ultimi invece si dichiarano in misura maggiore favorevoli (15,5%) rispetto ai cattolici (7,5%) all'esposizione del crocifisso a patto che non urti la sensibilità di altre fedi.

 

Comunicato Stampa MIUR
Roma, 16 febbraio 2006

Crocifisso nelle scuole

Dichiarazione del Ministro Letizia Moratti dopo la sentenza del Consiglio di Stato
« Esprimo soddisfazione per la sentenza del Consiglio di Stato che prosegue nella linea di ciò che questo Ministero aveva già indicato. Un pronunciamento che non giudica minacciata la laicità della Repubblica dalla presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche. Una corretta laicità, a tutela di credenti e non credenti, non può realizzarsi nel misconoscimento del patrimonio storico-culturale di un popolo, tanto più quando tale tradizione è all'origine del principio di distinzione tra la dimensione temporale e quella spirituale.

L'esperienza di altri Paesi dimostra come la convivenza pacifica non trova fondamento nell'azzeramento di ogni simbolo religioso, ma nella creazione di luoghi di reale accoglienza e dialogo, come la scuola italiana in questi anni ha spesso dimostrato di saper realizzare »

 

 

 
Salva Segnala Stampa Esci Home