Di.S.A.L.-Dirigenti Scuole Autonome e Libere
Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie – Ente qualificato dal Miur alla formazione
Per una nuova “direzione” delle scuole autonome e libere
1. I lavori e le conclusioni del convegno nazionale di Chianciano, realizzato con i dirigenti scolastici ed i coordinatori didattici di UCIIM e AIMC ed in collaborazione con l’Ufficio scuola della C.E.I., hanno fatto emergere alcuni cambiamenti indispensabili alla scuola italiana, per liberarsi dall’arretramento normativo, dai pregiudizi e dai corporativismi che tendono alla conservazione dell’esistente, invece che a dare risposte urgenti ed efficaci alla domanda culturale ed educativa dei giovani, delle famiglie e delle comunità sociali. A partire dal quadro comune dei cardini culturali individuati dalla associazioni che hanno promosso il convegno, DiSAL intende dare il suo contributo di proposte per riprendere il cammino del cambiamento.
2. La scuola italiana ha urgente bisogno che tutte le forze sociali e politiche di buon senso si uniscano in una come energia di cambiamento, per ridare più libertà ad un sistema educativo e più dignità alle professioni che vi operano, così da favorire, anche, l’emergere di una nuova funzione direttiva nella scuola statale e non statale. Per questo è necessario che:
A- lo Stato si ritiri progressivamente, insieme a tutti i suoi apparati centrali ed Enti locali, per rendere effettivo il riconoscimento istituzionale, definito dalle riforme costituzionali degli artt. 117 e 118, dell’autonomia scolastica, fino a giungere all’attribuzione delle istituzioni scolastiche alle comunità sociali alle quali appartengono, permettendo alle scuole di diventare vere e proprie “imprese sociali” del servizio educativo nel paese;
B- l’autonomia scolastica possa compiersi non come equilibrio di poteri né addirittura come semplice decentramento burocratico, ma come lo strumento di autogoverno sociale più adeguato alla riposta personale alla domanda educativa, alla ripresa di dignità delle professioni della scuola (Ciampi 1991), all’esercizio della libertà educativa delle famiglie, alla risposta più adeguata alle attese sociali, culturali ed economiche delle comunità ;
C- l’autonomia si realizzi pienamente con gli indispensabili connotati: della assunzione diretta, tramite concorsi interni alle istituzioni scolastiche autonome, di dirigenti, docenti e non docenti, come avviene da tempo nei Comuni e negli Ospedali; della assegnazione diretta alle scuole di tutti i fondi necessari in un’ottica di investimento prioritario per tutto il paese, lasciando allo Stato il compito di interventi perequativi; della abolizione del valore legale del titolo di studio, come condizione per valorizzare appieno la capacità formativa delle scuole dei livelli di competenze, conoscenze e capacità acquisite dagli studenti;
D- il cammino verso una tale autonomia inizi con: l’attribuzione agli istituti statali di un organico unico funzionale al P.O.F.; la possibilità di assunzione diretta da parte delle scuole di supplenze annuali, temporanee e di esperti attraverso selezioni di istituto; l’abolizione delle graduatorie permanenti nazionali, provinciali e di istituto; l’abolizione degli Uffici Scolastici Regionali, Provinciali e degli Irre, con il trasferimento delle loro funzioni alle Regioni; il trasferimento del personale amministrativo provinciale e regionale necessario ai nuovi compiti delle scuole statali;
E- si superi in ogni aspetto l’antiquata distinzione tra scuole statali e paritarie, affinché una sana e regolata “competizione”, valutata da sistemi efficienti e terzi rispetto alle istituzioni, faccia bene a tutti. La fatica di molte componenti sociali e politiche a superare questo irragionevole pregiudizio congela in forma conservativa la scuola italiana e ne impedisce lo sviluppo innovativo, al passo con i più moderni sistemi europei;
F- si attui un pieno decentramento alle Regioni, che ne faranno richiesta, delle funzioni amministrative e finanziarie a supporto delle autonomie scolastiche, in particolare per la piena competenza delle scuole del secondo ciclo, con un notevole sostegno ad alti livelli di percorso per l’istruzione e formazione professionale;
G- si valorizzino le reti di scuole liberamente associate e la capacità delle stesse di creare alleanze territoriali per progetti, servizi, scambi di “buone pratiche”;
H- si abbia il coraggio di mettere mano a nuovi organismi di amministrazione e gestione della scuola, non più basati sul corporativismo, ma sulla titolarità educativa e sulla competenza, in modo che ognuno faccia con chiarezza la propria parte, superando l’attuale stato di confusione di competenze, fonte continua di conflittualità dentro e fuori le scuole;
I- nell’ambito di un curricolo nazionale di competenze essenziali, si riconosca alle singole istituzioni scolastiche piena ed ampia autonomia curricolare ed organizzativa, per poter costruire offerte formative differenziate e flessibili, rispondenti ai bisogni personali ed alle attese locali e permettere alle scuole di tornare ad essere anche luogo di ricerca e sviluppo;
L- si avvii finalmente un sistema autonomo di valutazione ed autovalutazione delle scuole, a sostegno del loro sviluppo, a verifica delle loro efficacia e dei livelli di competenza del docenti e dei dirigenti, evitando di avviare inutili percorsi di valutazione che non coinvolgano tutte le componenti della scuola;
M- si ridefinisca con un nuovo stato giuridico la figura di una “direzione educativa ed organizzativa” delle scuole, la quale, sulla base delle indicazioni degli organi di autogoverno, possa esercitare una effettiva direzione di tutti i vari aspetti dell’organizzazione scolastica a servizio del primario compito educativo. Per questo sono indispensabili: un’alta formazione liberamente scelta a livello di master universitari interregionali; un albo regionale di abilitati con attenzione alle specifiche esperienze professionali; l’istituto della vicedirigenza; la potestà di scelta dei collaboratori; la possibilità di carriera amministrativa e tecnica; la possibilità , liberamente scelta, di mantenere ore d insegnamento compatibili con la complessità della scuola; una moderna figura di direzione dei servizi amministrativi dell’istituzione scolastica, dotata delle responsabilità e potestà necessarie. Mentre vanno abolite: l’istituto della reggenza; il dannoso ingigantimento di molti istituti; le rappresentanze sindacali di scuola trasferendole a livello regionale; i rigidi meccanismi per il reclutamento dei supplenti cause di gravi sprechi finanziari e di vanificazione della qualità del servizio; i centri di spesa provinciali e regionali, trasformandoli in effettivi supporti di servizi amministrativi;
N- si inizi il cammino verso una simile nuova figura direttiva con: l’emanazione di standard per l’alta formazione delle figure direttive; la possibilità , per le istituzioni scolastiche che lo decidano di sperimentare, nelle forme più corrette, concorsi interni per contratti triennali del Capo di istituto; l’indizione entro il 2006 di un ultimo e non più rinnovabile concorso ordinario regionale al fine di dare stabilità alla direzione delle scuole, con procedure semplificate, un forte tirocinio, la valutazione di specifiche esperienze professionali di settore;
O- ci si incammini con decisione verso un serio rinnovamento della professione docente, per favorirne la dignità e lo sviluppo, con un nuovo stato giuridico basato sui principi delle competenze disciplinari, didattiche ed educative, del merito, della carriera, della responsabilità , della valutazione.
DiSAL si impegna a portare ad ogni livello istituzionale, organismo sindacale o politico queste necessità per un moderno sistema scolastico.
Di.S.A.L.
Milano, 29 ottobre 2006
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