DiSAL sulle Indicazioni Nazionali per il I Ciclo


In occasione della audizione del Ministro Fioroni e della apposita commissione sulla riscrittura delle Indicazioni Nazionali per il I Ciclo, DiSAL ha elaborato le seguenti proposte che verranno presentate all'incontro di domani al Ministero dai dirigenti scolastici Rosario Mazzeo e Donatella Vetri.

 

Di.S.A.L.- Dirigenti Scuole Autonome e Libere

Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie – Ente qualificato dal Miur alla formazione

 

 

 

Forum nazionale delle Associazioni Professionali dei docenti e dirigenti della scuola

Roma, 17 aprile 2007

 

A proposito della revisione delle Indicazioni Nazionali per il I Ciclo.

 

 

Con l’interesse assiduo di collaborare alla richiesta di contributi sugli interventi di riforma in atto, raccogliamo qui, secondo lo schema indicato per il percorso di revisione delle Indicazioni Nazionali del I Ciclo, le osservazioni che scaturiscono innanzitutto dall’esperienza di dirigenti di scuole statali e non statali.

 

1. 

Rispetto al documento “Cultura, educazione, scuola”, che avvia la revisione delle Indicazioni vigenti allegate alla Legge 53/03, dobbiamo innanzitutto affermare la nostra sostanziale condivisione dei contenuti.  Infatti non solo sono confermate le matrici culturali, umanistiche e personalistiche ma pure i principi della personalizzazione, flessibilità e laboratorialità della riforma avviata con la Legge 53 e con il D Lgs 59/04, che abbiamo condiviso nelle linee generali. Crediamo importante proseguire in questa strada di una sostanziale continuità, perché la scuola non può permettersi continui mutamenti repentini di rotta, senza nulla togliere appunto ai necessari miglioramenti dell’ordinamento vigente.

Questo documento, opportunamente utilizzato, potrà permettere di recuperare credito alle scuole del primo ciclo di istruzione, attualmente in grave crisi di credibilità.

Condividiamo l’attenzione alla personalizzazione dei percorsi della scuola e crediamo vada evitato il richiesto ritorno ai curricoli, che alla fine riportano la logica dei programmi.

La scuola è una comunità di apprendimento con il compito di comunicare attraverso la cultura la capacità per gli studenti di sapersi introdurre alla realtà, a leggere unitariamente le loro esperienze, guidati da una libera proposta di senso.

Rifiutiamo (e chiediamo siano oggetto di vigilanza perché già avvenuti) quei tentativi di “appropriazione”  ideologica dei documenti pubblicati, che invece hanno il pregio di rappresentare quello stesso sforzo che fu nell’incontro di culture e tradizioni avvenuto nella elaborazione della nostra Costituzione.

Infine, affinché i documenti non si limitino a suscitare astratte quanto inutili discussioni, occorre che siano accompagnati al più presto da testi che dicano con chiarezza cosa si deve fare, cosa si deve insegnare e cosa è indispensabile che ognuno faccia nei margini della libertà organizzativa.  Sulla base di questi, occorre anche dare chiare indicazioni alle case editrici circa la predisposizione di libri di testo e sussidi a supporto della didattica  al fine di garantire coerenza tra le Indicazioni ed il contenuto dei testi medesimi.

 

2. 

In merito al documento: “Il curricolo nella scuola dell’autonomia” vogliamo anche qui sottolineare una sostanziale condivisione della lettura degli eventi e dei suggerimenti proposti. In particolare riteniamo essenziale fare attenzione:

a- al fatto che in molte scuole italiane è stato avviato in questi anni, nelle commissioni di istituto e nei collegi docenti, un lavoro di lettura, analisi ed approfondimento sulle Indicazioni nazionali in vigore, al fine di adattare i curricoli disciplinari ai nuovi contenuti. L’introduzione delle ‘nuove’  Indicazioni deve essere promossa in modo da valorizzare eventuali esperienze di revisione già  in corso;

b-  a rendere più evidente il fatto che gli istituti debbano elaborare obbligatoriamente un curricolo;

c-  alla necessità di chiarire cosa si intenda per "obiettivi specifici di apprendimento" relativi alle competenze degli alunni (punto b del paragrafo: "criteri per l'elaborazione del curricolo").

 

3. 

Sulla struttura delle nuove Indicazioni Nazionali e sui cambiamenti da apportare alle attuali consideriamo irrinunciabile:

a- la centralità non retorica né formale della persona dell’alunno, soggetto originario rispetto allo Stato ed ai suoi fondamenti costituzionali, come proprio la nostra Costituzione afferma;

b- procedere  con essenzialità e chiarezza di nella riscrittura dei contenuti testi, affinché siano realmente utilizzabili, senza forzare necessariamente verso una singola metodologia didattica;

c- dare organicità al nuovo testo, limitando le aree e le discipline allo “zoccolo duro” essenziale, eliminando le “educazioni” per favorire il loro utilizzo nella progettazione didattica all’interno delle aree e delle discipline;

d- distinguere con altrettanta chiarezza tra le conoscenze e le competenze essenziali e le discipline (ben individuate con rigore) e le abilità o competenze da raggiungere, senza perdere l’attenzione introdotta dalla vigenti Indicazioni alla unità tra i saperi ed alla unità tra questi e la realtà. La quota obbligatoria non dovrebbe superare il 60% dell’orario obbligatorio;

e- reinserire nelle Indicazioni il grande valore dell’imparare dall’agire, della laboratorialità e soprattutto del lavoro manuale, eliminando la riduzione della tecnologia all’informatica.

 

Consideriamo invece utile alla scuola:

f- dotare le Indicazioni di un breve serie di definizioni delle terminologie introdotte (come lo è stato per le Indicazioni vigenti) che tolga spazio ad  inutili discussioni;

g- alleggerire la scrittura delle Indicazioni dalle eccessive “pressioni” psico-pedagogico-metodologiche per individuare il patrimonio culturale irrinunciabile da consegnare agli alunni;

h- non rendere la scelta delle attività opzionali una esclusiva delle singole famiglie. La famiglia dovrà invece concorrere, negli organi di governo della scuola, alla individuazioni di queste discipline e attività lasciate alla scelta autonoma delle scuole;

i- nelle revisione dei contenuti disciplinari occorre fare attenzione che per l’area della lingua italiana non ci si limiti a prescrivere solamente le forme di linguaggio da affrontare (poesia, giornale, romanzo…), ma si definisca in modo cogente ad esempio la necessità di riproporre agli alunni gli elementi essenziali del percorso poetico, letterario e culturale cha caratterizza la tradizione del nostro paese.  Per le scienze poi si dia spazio al valore del metodo scientifico inteso come costante ricerca  (così da evitare i rischi come quelle banali semplificazioni che fanno passare come dogmi, ad esempio, la storia dell’ “uomo che deriva dalla scimmia”);

l- chiarire la complessità della valutazione e la modalità del suo utilizzo, restando nell’alveo dell’impostazione data dal DLgs;

m- non eliminare ma semmai valorizzare la possibilità di anticipi, di flessibilità dei percorsi, per poter adattare il percorso scolastico alle diversità, alla fragilità che esige tempi lunghi ed alla eccellenza che esige accelerazione dei tempi;

n-  specificare che gli obiettivi formativi devono essere intesi come la concretizzazione di obiettivi specifici e che essi vanno individuati nel rispetto della peculiarità della situazione delle classi;

o-  conservare le unità di apprendimento ma solo come un “suggerimento” metodologico la cui applicazione e generalizzazione sono lasciate allo sviluppo del lavoro dei docenti.

 

4. 

Per sostenere e ben avviare le Indicazioni Nazionali proposte dai due documenti riteniamo  -   nello stesso orientamento proposto dai punti 3 e 4 del documento “Il curricolo nelle scuola della autonomia”   -  che:

a- non si debba rinviare ulteriormente l’avvio. Le Indicazioni riscritte dovranno essere pronte per il prossimo settembre e dal prossimo anno scolastico si inizi gradualmente, come d’altra parte previsto anche per il nuovo obbligo di istruzione nelle superiori. Il tempo nella scuola è necessario e va organizzato in termini di chiara e definita gradualità. Non c’è nulla di peggio che una incertezza continua nella quale alla fine predomina il più inconsapevole e corporativo conservatorismo;

b- si debba valorizzare al massimo l’autonomia didattica ed organizzativa delle scuole. Mantenendo il Pecup vigente, le Indicazioni riscritte dovranno individuare standard e competenze terminali per ogni anno, oltre che contenuti (pochi) irrinunciabili, coniugandosi con ampi margini di scelta da parte delle scuole dei contenuti, dei metodi e anche di una quota delle discipline;

c- la disposizione normativa che le emana chiarisca che la loro applicazione non è lasciata alla discrezione dei vari Collegi. L’anno scolastico di verifica dal quale raccogliere le proposte migliorative (non di rifiuto e abrogative) dovrà essere in funzione di un varo ad ordinamento;

d- per facilitare la raccolta di contributi dalle scuole specie laddove l’esperienza avviata sulle Indicazioni vigenti ha prodotto il lavoro cui abbiamo accennato, le Indicazioni riscritte vanno accompagnate da un elenco preciso di quesiti (come è accaduto per la consultazione nazionale francese sui nuovi ordinamenti). Occorre cioè togliere dall’inizio l’equivoco della provvisorietà lasciata dalla CM 29/04 che ha accompagnato le Indicazioni vigenti.

 

5.

Dal punto di vista del contesto generale il Ministero ed il Governo non potranno non tener conto che le innovazioni proposte possono essere agevolate da:

a- la rinuncia a mutare le linee generali del quadro scolastico avviato con la Legge 53/03 e con il DLgs 59/04, in particolare recuperando la figura tutoriale e potenziandola nella sua funzione di accompagnamento del percorso formativo della personalità dell’alunno;

b- misure normative che riconoscano alle scuole autonome una forte flessibilità dell’organico, lasciando alle stesse (nel quadro nei minimi annuali obbligatori)  la libera gestione dell’orario e degli impegni di lavoro dei professionisti, accrescendo infine la possibilità di assunzione diretta da parte delle scuole degli esperti necessari sulle discipline e attività opzionali;

c- un ripensamento globale della formazione in servizio. Infatti le linee guida e le nuove Indicazioni si potranno concretizzare se non valorizzando la professionalità dei docenti e dei dirigenti scolastici. Una forte valorizzazione della formazione in servizio sarà da intendersi e realizzarsi  incentivando comunità professionali variamente articolate, ivi compreso l’associazionismo professionale in genere.

 

                                                                        Per la direzione nazionale

                                                                                   Il presidente

                                                                               Roberto Pellegatta

 

  

 
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