DiSAL alla Camera sull’indagine Parlamentare per il II Ciclo


Oggi 18 luglio 2007 il preside Fabiano Penotti della direzione nazionale di DiSAL è intervenuto, su invito della Commissione VII Istruzione della Camera dei Deputati, in merito all’Indagine che la stessa ha avviato da tempo sulla Riforma del II Ciclo. Di seguito il documento consegnato da DiSAL alla Commissione. Sullo stesso argomento si possono trovare documenti e interventi precedenti in queste stesse pagine.

 

 

Intervento alla VII Commissione della Camera dei Deputati

Roma, 18 luglio 2007

Dirigente scolastico prof. Fabiano Penotti

1)                 Intervengo a nome di DISAL (Associazione professionale di dirigenti di scuole statali e paritarie)  tenendo come riferimento i temi proposti  dal documento programmatico.

2)                 Apprezziamo la decisione di organizzare questa indagine conoscitiva e ringraziamo per il cortese invito a parteciparvi.

3)                 La materia è molto complessa e concordiamo che, in virtù del nostro ordinamento costituzionale, solo il Parlamento sia la sede legittimata ad elaborare e a modificare le leggi.

 

Premessa

 

4)                 Siamo convinti che l’educazione – che di questi tempi è una vera e propria emergenza nazionale - debba essere il frutto di un’intelligente ed appassionata azione di adulti equilibrati e responsabili che sappiano guidare con autorità i giovani nell’incontro con la realtà, presa nella sua interezza, e con realismo senza semplificazioni arbitrarie o ideologiche.

5)                 Siamo convinti:

·         che si debba  realizzare un sistema educativo accessibile a tutti, denotato dalla qualità, che valorizzi il merito e che permetta una maggiore mobilità sociale;

·         che la condizione per raggiungere la qualità, nell’uguaglianza delle opportunità, sia la libertà di scelta di scuole e di opzioni culturali;

·         che la libertà sia condizione indispensabile per l’educazione;

·         che senza l’autonomia finanziaria non ci sia effettiva libertà educativa.

 

6)                 Riteniamo che i processi educativi abbiano come riferimento centrale quello della persona degli allievi e non i docenti, i sindacati, le burocrazie, le strutture o le ideologie.

7)                 Siamo convinti che il sistema scolastico sia un sistema educativo che forma persone e che non abbia le finalità di creare posti lavoro o che si proponga di trattenere a scuola studenti senza offrire loro validi contenuti e forti proposte culturali.

8)                 Per questo chiediamo che la libertà e l’autonomia siano sostenute e non impedite e che siano assegnati direttamente a tutte le scuole autonome, statali e paritarie, i fondi che loro spettano in quanto erogatrici tutte  del medesimo fondamentale servizio dell’istruzione.

9)                 E’ necessario che il principio di sussidiarietà, orizzontale e verticale, sia rispettato ed applicato e non sconvolto, quasi si dovesse sussidiare lo stato e non viceversa.

 

La Strategia di Lisbona

 

10)             Condividiamo con convinzione le linee generali della Strategia di Lisbona che prospettano, per il 2010, per l’Unione Europea, ”l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale” e l’obiettivo intermedio di diminuire gli abbandoni scolastico-formativi precoci a non più del 10%, cosa che già negli anni scorsi recenti,  nel nostro Paese, cominciava ad accadere, pur senza aver abbassato il livello qualitativo degli obiettivi e dei giudizi di merito. Tuttavia sia convinti che quegli obiettivi si possono ragionevolmente perseguire solo uscendo da un’ottica centralistica e investendo in riforme che, nella piena valorizzazione del capitale umano, offra ai giovani percorsi diversificati.

 

La legge Moratti

 

11)             Per queste ragioni ci siamo riconosciuti e ci riconosciamo in pieno negli obiettivi e nella struttura della legge Moratti (n. 53 del 28 marzo 2003); di meno nella proposta contenuta nel decreto attuativo 226 sul secondo ciclo che mutava l’impianto primitivo della legge. Molti hanno riconosciuto – e noi per primi -  che la legge 53 corrisponde alle condizioni educative ed operative esposte sopra e prevede un ordinamento che risulta organico e adeguato ad una visione moderna di un sistema educativo nazionale.

12)             Della legge 53 abbiamo condiviso – e condividiamo - l’organizzazione del sistema scolastico pubblico in due sistemi di pari dignità: il sistema dei licei ed il sistema dell’istruzione e formazione professionale, il primo “liceale senza terminalità” a legislazione concorrente ed a gestione regionale, il secondo “con terminalità” a legislazione ed a gestione regionale, entrambi riferiti a norme generali ed a livelli minimi di prestazioni come stabilito dall’art. 34 della Costituzione e dall’art. 117 nel nuovo Titolo V.

13)             Condividiamo che questo sistemi binario (e non duale) riconosca la “pari dignità” culturale e formativa per entrambi i rami, così come condividiamo che sia garantita la possibilità di passaggi dall’uno all’altro a fronte di regole precise ed efficaci.

14)             Di essa, ancora condividiamo  il principio riconosciuto all’art. 2, comma 1c,  che sancisce il “diritto dovere di tutti all’istruzione ed alla formazione per almeno 12 anni o comunque sino al conseguimento di una qualifica professionale entro il diciottesimo anno di età”.

15)             Ancora per questo non possiamo condividere del tutto la nuova regola sull’obbligo scolastico che “mortifica” il diritto dovere facendolo scadere a “obbligo” e riduce il periodo da 12 a 10 anni; regola che per ora ci appare confusa in più di un aspetto compreso il rispetto dell’obiettivo di Lisbona di abbassare, non artficiosamente, la cifra degli abbandoni precoci.

16)             Siamo convinti che la diversità degli stili di apprendimento degli studenti trovi rispetto e sviluppo solo con la scelta di percorsi diversi di scuola superiore al termine di una scuola media che vorremmo più formativa, più orientativa e più attenta a coniugare teoria e pratica, pensare e fare, più di quanto non sia ora e non dopo un biennio superiore che appare come un “limbo” in cui gli studenti sono ingiustificatamente parcheggiati e si annoiano.

 

17)             Da quanto detto quindi il nostro pieno appoggio a scelte che permettano l’assolvimento del diritto dovere nella scuole statali o paritarie, nei centri di formazione professionale accreditati, dando stabilità ai percorsi di istruzione e formazione - qualificati per ora come “sperimentali” - ed anche ad ogni altra scelta che presupponga la libertà degli studenti, stimoli la loro curiosità, la voglia di conoscere, di apprendere e di crescere senza sciupare energie o eludere la decisività dell’adolescenza e della giovinezza.

 

Il Titolo V del 2001

 

18)             Per questo, non accettando gli ostacoli ed i ritardi che da molte parti sembra che si vogliano frapporre all’attuazione del Titolo V, condividiamo l’azione delle Regioni che rivendicano l’attuazione dell’art. 117, come la Lombardia, che sta proponendo un Progetto di Legge originale ed interessante sul sistema regionale dell’istruzione e formazione professionale;

19)             di esso condividiamo l’impianto ed i contenuti che mirano, tra l’altro, a confermare e sviluppare l’autonomia (costituzionalmente garantita) delle istituzioni scolastiche, attribuendo ad esse – oltre al resto - anche la scelta e l’assunzione dei docenti e la gestione dei finanziamenti.

 

Istituti tecnici e istituti professionali

 

20)             Non condividiamo invece che l’istruzione professionale sia stata collocata nel sistema dell’istruzione a competenza statale in perfetto stile statalistico, che sia stata privata della possibilità di rilasciare le qualifiche triennali e che, oltre a ciò, sia stato generalizzato lo schema proveniente dal Progetto 2002, che era inadeguato e fallito in partenza perché privo di validi contenuti e lo è ancora di più adesso. 

21)             Ciò significa che, così facendo e con provvedimento di urgenza, tale canale scolastico – quello dei professionali quinquennali senza qualifiche - è destinato a diventare un doppione di un’istruzione tecnica affievolita e non professionalizzante ed a svuotarsi di iscritti, dato che ciò che attira gli studenti nei professionali sono la possibilità di conseguire qualifiche spendibili dopo tre anni e il diverso modo di studiare nel quale l’esperienza del fare non è subalterna allo studio teorico.

22)             Anche per quest’ultima considerazione, non vogliamo perdere l’occasione di richiamare l’attenzione dei decisori politici sull’ assoluta urgenza di investire i capitali necessari – e sono ingenti – per rinnovare macchinari ed attrezzature sia dei tecnici sia dei professionali, ma più ancora dei primi,  specie della filiera industriale, perché irrimediabilmente obsoleti e già abbondantemente oltre il limite di ogni ragionevole prudenza e sicurezza.

 

Conclusioni

 

23)             Giungendo alla conclusione non vorremmo che, al di là delle dichiarazioni di principio, il sistema formativo italiano si ricristallizzasse in scuole di serie A (i licei), di serie B (gli istituti tecnici), di serie C (gli istituti professionali di stato senza qualifiche e per immigrati); di serie D (l’istruzione e la formazione regionale) e di serie F (la sola formazione professionale ex art. 35/2 Costituzione).  

24)             Non solo siamo fortemente contrari alla licealizzazione di tutta la scuola superiore e quindi favorevoli ad un nuovo e valido  sistema dell’istruzione e della formazione professionale, di competenza delle Regioni, ma addirittura crediamo che proprio sulla nascita di quest’ultimo e di un livello di Istruzione Tecnica Superiore regionale si giochi la vera sfida di un nuovo e più moderno sistema scolastico e formativo.

 

Ringrazio vivamente per l’invito e per l’attenzione.

Auguro a tutti buon lavoro.     

 

Fabiano Penotti 

Dirigente scolastico - Via del Gesù, 34 - 26041 Casalmaggiore (Cremona) - Tel. 0375.40516 - Tel. 347.7848444 - DISAL - MILANO – Viale Lunigiana, 24 - Tel. 02.66987545

 

 

 
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