Le proposte DiSAL per Dirigenza, contratto e riforme


Le proposte DiSAL per la Dirigenza Scolastica e le Riforme
(presentato all'incontro delle associazioni dei Dirigenti con il Ministro Moratti dell'11 luglio)
L'associazione Dirigente di Scuole Autonome e Libere valuta, finalmente, l'avvio di un rapporto di confronto con le associazioni professionali di categoria non solo in relazione alla formazione ma a tutta la problematica professionale specie di fronte all'urgenza di riforme che, in fase di riflessione, debbono coinvolgere direttamente i soggetti protagonisti delle comunità scolastiche. In relazione al futuro del Dirigente Scolastico e delle scuole autonomo o libere DiSAL si sente di contribuire con le seguenti iniziali proposte.
Il dirigente
- Il primo compito di chi dirige una scuola è quello di collaborare a creare in essa le condizioni che favoriscano esperienze culturali ed educative ricche di significati per i giovani, in un contesto di comunità scolastiche autonome e libere. In quasi tutti i sistemi scolastici europei (con unica eccezione in Francia) il capo di istituto mantiene un diretto rapporto con l'attività di insegnamento. In Italia invece si tende a costruire a tavolino la figura di un "burotecnocrate", costretto ad essere sempre più lontano dai bisogni degli studenti, dei docenti e delle famiglie. Il dirigente scolastico non dovrà diventare una specie di direttore d'azienda, ma restare innanzitutto uomo di scuola e di cultura, prima che essere tecnico o manager di una organizzazione che deve fare ben funzionare. Per questo riteniamo importante che si permetta al dirigente che lo desidera e non si penalizzi la possibilità di limitate ore di insegnamento. Pur costituendo contrattualmente la dirigenza scolastica una area specifica, non deve mai perdere la sua appartenenza alla attività colturale ed educativa che costituisce essenzialmente la scuola.
- La nostra professione (ribadita nella sua specificità anche dalla sentenza del Consiglio di Stato del 3.8.2000) ha subito negli ultimi anni pesanti deformazioni con l'attribuzione di una massa quantitativa e qualitativa di incombenze e responsabilità spesso non ravvisabili neppure in ruoli dirigenti di pari livello in latri settori dell'amministrazione. A questo non corrisponde una condizione normativa e salariale che vi corrisponda. La proposta delle ultime riunioni di contrattazione, come non solo in confronto europeo evidenzia ma anche da parti più autorevoli della nostra viene ribadito, è insufficiente. Ma anche la parte normativa va rivista. In particolare: occorrono criteri più oggettivi e chiari per gli incarichi dirigenziali, sempre nella amministrazione scolastica, senza cumuli né arbitrii; l’anzianità e l’esperienza maturata deve essere chiaramente valutata non solo nel salario, ma anche negli incarichi, nella mobilità e nella pensione.
- Va inoltre riconosciuto al dirigente la possibilità di scegliersi lo staff dei collaboratori (ivi comprese le figura che attualmente svolgono le funzioni-obiettivo) in relazione alla complessità della scuola e con il parere del Collegio, mentre l'ultimo contratto per il biennio economico ha fissato un numero di collaboratori uguale per tutti (cioè da scuole con 300 studenti a scuole con 1500). Occorre inoltre risolvere le attuali confusioni di compiti dei vari organismi (specie della RSU verso il Collegio ed il Consiglio di istituto) nel pieno rispetto della autonomia didattica della scuola. Si tratta di quello stesso organismo che ha fatto del dirigente la controparte del rapporto di lavoro di docenti e non docenti, senza averne gli strumenti ed introducendo pericolosi elementi di conflittualità permanente nella comunità scolastica.
- Il reclutamento dei dirigenti deve recuperare una radice professionale e quindi, ad esempio, presupporre in modo vincolante esperienze di incarico di presidenza o di vicariato. Dopodiché, anche in relazione ad una seria e moderna riforma del reclutamento nelle scuole non affrontato dalla Bassanini, occorre guadare a forme europee di rapporto diretto di assunzione con le comunità scolastiche e locali.
- Per il prossimo concorso per la dirigenza va risolta la questione dei presidi con tre anni di incarico, attuando la disposizione normativa sul carattere riservato dell’esame, con una sola prova che tenga conto delle esperienze maturate.
- Da tutti viene chiesta l'eliminazione completa di ogni effetto della passata procedura di valutazione dei dirigenti scolastici e l'avvio di una valutazione che sia inserita in un sistema di valutazione di tutte le componenti della Amministrazione Scolastica e delle scuole, collegata anche alla comunità scolastica.
- Segnaliamo infine la grave dimenticanza di una figura direttiva nella legge sulla parità per le scuole non statali: la nostra associazione nasce in un’ottica di sistema scolastico integrato, lasciandoci alle spalle vetuste polemiche, accomunati invece dalla coscienza del valore della responsabilità della scuola nella vita sociale. Questo comporta che la legislazione deve riconoscere anche nella scuola paritaria la funzione specifica dei dirigenti scolastici, offrendo loro le stesse opportunità (di formazione o collaborazione istituzionale, non contrattuali) offerte ai colleghi statali.
La comunità scolastica e le riforme
- Occorre restituire alla scuola la dignità, la cultura e la funzione educativa che le spettano, attribuirle la vera autonomia e libertà che le sono dovute e che sia la Bassanini che la legge sulla parità non hanno realizzato.
- In particolare l'attuazione della autonomia uscire dai marasmi di un decentramento malfatto, subissato da un mare di norme che hanno spesso peggiorato il buon funzionamento dell'amministrazione (basti pensare che nelle scuole superiori stiamo pagando gli stipendi dei supplenti con la cassa, non ricevendo assegnazioni da gennaio). Si tratta soprattutto di definire, con chiarezza e senza le recenti confusioni (RSU, Collegio, Consiglio di istituto), "chi fa che cosa" con organi di amministrazione autonoma delle scuole, precise competenze dei vari organismi coinvolti, ampliando le funzioni del Direttore Amministrativo.
- Non solo il buon funzionamento della scuola ma l'inizio di un serio percorso di autonomia e qualificazione dell'offerta formativa esige (in attesa della riforma del reclutamento del personale) in forma chiara l’affidamento al dirigente delle nomine annuali o temporanee sulla base unicamente delle graduatorie di istituto a rinnovo annuale.
- Va rivisto il dimensionamento delle scuole distinguendo i limiti dalla scuola materna, elementare e media inferiore, dove le relazioni educative non devono essere sacrificate alla struttura, da quelli della superiore. Vanno comunque eliminate situazioni che superino i 1000 studenti, contrarie ad ogni aspetto seriamente formativo e culturale.
- Riteniamo utile alla nostra storia e realtà socio-educativa il mantenimento di tre cicli scolastici con una scansione quadriennale per ognuno, con la possibilità della scelta di un corso di studi quinquennale professionale al termine del secondo ciclo. Il canale professionale, potenziato sul piano culturale, dovrebbe scaturire dalla attribuzione alle regioni di tutta la competenza sulla istruzione professionale.
- Non vi sarà piena autonomia delle scuole statali senza proseguire nel deciso ridimensionamento dell'apparato burocratico e senza il moderno respiro di una sana "concorrenza", a parità di condizioni, tra tutte le scuole statali e non statali, incentivate così a qualificare la propria offerta formativa. Il decisivo passo verso l'Europa dovrà, ad esempio, metterci al passo della Spagna che vent'anni fa ha permesso anche famiglie meno abbienti di scegliere tra scuole statali e non statali senza differenze economiche e sociali. Infine, la libera scelta delle famiglie e dei giovani per le scuole da frequentare si potrà meglio realizzare quando i titoli varranno per la cultura che portano con sé e non per i tmbri legali di cui sono coperti.
- Le associazioni delle componenti professionali della scuola devono trovare spazio di promozione della cultura della professione, di sua tutela e sviluppo, in collaborazione diretta, specie nella formazione e nella mutualità, con l'amministrazione.
- Le nomine per i supplenti nelle scuole attivate dopo il 31 agosto scegliendo il peggiore dei modi per alleggerire i Provveditorati (che fine faranno ?), una via che aumenterà il contenzioso e che scarica sui dirigenti e sulle segreterie oneri con taglio di personale. Se non si muta l'attuale sistema di reclutamento (questo il vero problema) meglio assegnare una classe di concorso per scuola con compito di individuare i docenti per tutte la provincia. Lasciamo perdere poi il problema del riconoscimento economico di questo (e di tanti altri) plus lavoro caduto sulle segreterie delle scuole.
 
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