Fioroni spara nel mucchio: nuovo attacco ai presidi


I debiti delle scuole ? Responsabilità dei dirigenti, parola di Fioroni

La Tecnica della  Scuola  -  19 gennaio 2008  -  di R.P.

Il ministro Fioroni accusa i dirigenti scolastici di non essere in grado di gestire correttamente i bilanci delle scuole: è vero che c'è un miliardo di debiti, ma la stessa cifra giace non spesa nelle casse scolastiche. Ma il problema, in realtà, è un po' più complesso.

E’ polemica sulle dichiarazioni rilasciate pochi giorni fa dal Ministro Fioroni 17 nel corso di un seminario promosso dalla Associazione TreeLLLe per la la presentazione di un “Quaderno” che contiene un'analisi della dirigenza scolastica in Europa e le proposte della stessa Associazione stessa per una nuova dirigenza nella scuola italiana funzionale alla scuola dell'autonomia.

Il Ministro non usa né perifrasi né giri di parole, ma va dritto al cuore del problema: sulle difficoltà finanziarie e gestionali delle scuole le responsabilità dei dirigenti scolastici sono fuori discussione.

In particolare il Ministro ha nuovamente sottolineato un punto di cui aveva già parlato nei mesi scorsi nel corso di un incontro con i dirigenti della Lombardia e che aveva suscitato vibrate proteste di dirigenti e sindacati: è vero che le scuole hanno accumulato in questi ultimi anni un miliardo di debiti, ma è anche altrettanto vero che, nelle casse scolastiche è disponibile per la spesa esattamente la stessa cifra; conclusione: basterebbe usare  i soldi che ci sono in cassa per eliminare il debito in un batter d’occhio.

Peccato che l’idea del Ministro (anzi, dei Ministri, dato che questo suggerimento proviene anche dal Ministro Padoa Schioppa che è pure un economista di prestigio internazionale) sia tanto suggestiva quanto sbagliata sotto il profilo contabile: le somme giacenti nelle casse delle scuole derivano molto spesso da contributi degli alunni, da contributi regionali o da finanziamenti statali vincolati (per esempio i fondi della legge 440). In altri casi i residui sono dovuti al fondo di istituto che, come è noto, può essere usato esclusivamente per il pagamento dei compensi accessori del personale interno, secondo le regole stabilite dal Contratto integrativo di Istituto.

Insomma, del miliardo giacente nelle casse delle scuole la somma liberamente utilizzabile è davvero minima (forse non supera neppure il 10/15 per cento).

Le dichiarazioni del Ministro hanno provocate le rimostranze di Cgil-Flc; il segretario nazionale Enrico Panini ha subito risposto a Fioroni sottolineando che “le responsabilità - che ci sono - non sono dei dirigenti scolastici ma dei Ministri”.

“E poi - prosegue Panini - il Ministro deve mettersi d’accordo con sé stesso: solo qualche mese fa il Ministro imputava i debiti contratti dalle scuole, per far fronte al pagamento delle supplenze, ai tagli del governo Berlusconi-Tremonti.   E’ di appena un mese fa una nota del Ministero con la quale si annuncia che sarà fatto un monitoraggio a gennaio per restituire alle scuole quelli che sono crediti e non debiti ! Ora si dice che la responsabilità è dei dirigenti scolastici!”

In realtà il monitoraggio di cui parla Enrico Panini, per ora non ci sarà in quanto il sistema informatico non è stato ancora messo del tutto a punto; forse, se tutto va bene, se ne parlerà a fine mese e questo significa che i soldi richiesti dalle scuole (per lo più si tratta di somme necessarie per pagare le supplenze) arriveranno forse a marzo.

Con buona pace del Ministro, la morale è molto semplice: per pagare gli ultimi mese di supplenze (e per pagare almeno per prime due mensilità del 2008) le scuole hanno fatto ricorso a quanto avevano in cassa.  Forse, parlare di dirigenti incapaci e irresponsabili è quando meno azzardato.

 

 

da Corriere   -  20 gennaio 2008
Fioroni bacchetta i presidi: basta alibi, agite di più
ROMA — Il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni interviene ad una conferenza di Treellle, l'associazione di cui è presidente Attilio Oliva, sul ruolo della dirigenza nella scuola dell'autonomia e bacchetta i presidi: «C'è spesso — dice — la tentazione di sperare in un'attività normativa salvifica. Invece io credo che non ci sia bisogno di nuove leggi ma di applicare quelle che ci sono già, assieme ai nuovi strumenti finanziari e sanzionatori che abbiamo dato ai presidi in questi 15 mesi di lavoro. Adesso i presidi devono assumersi la responsabilità. Decidere e fare di più».
Pane al pane e vino al vino. Il ministro è un fiume in piena. «I presidi i poteri ce li hanno. Siamo anche riusciti a trovare tra i 5 e i 10 mila euro che il preside può spendere come meglio crede e che non fanno parte del bilancio già regimentato ». Certo, un dirigente va valutato e se ritenuto idoneo incentivato con premi più sostanziosi. Ma, si chiede Fioroni, «come è possibile che in un sistema delle autonomie si accumulano in 5 anni un miliardo di euro di debiti a fronte di poco meno di un miliardo di giacenze, cioè di soldi non spesi? Questo si risolve assumendo responsabilità ».
Non è vero, continua il ministro, «che il preside è quella cosa per la quale o senza la quale resta tutto tale e quale. Dipende da quanto un preside è autorevole, da come si comporta, da come lavora. Vi sembra normale che per ogni episodio di bullismo debbo intervenire io mandando un ispettore? L'autorevolezza non si dà per legge. Esiste una legge da 30 anni che permette al preside di allontanare un docente non idoneo. Basta con questa assuefazione».
I dirigenti scolastici però non sono molto d'accordo. Per Carlo Mari del Dante Alighieri di Roma, «è vero che c'è più autonomia che in passato. Ma i presidi spesso hanno le mani legate, non possono davvero gestire il personale. E manca una vera autonomia finanziaria. Cinque o diecimila euro in più da spendere sono insufficienti». Ancora più duro Michele D'Elia preside del Vittorio Veneto di Milano: «Se ci sono molti presidi pusillanimi che preferiscono lasciar correre è perché il preside per fare ogni cosa, la più fessa, come dare un giorno di sospensione ad uno studente, deve percorrere un calvario. Convocare il consiglio di classe, raccogliere le prove, fare un miniprocesso e poi aspettare dieci giorni per un eventuale ricorso. Anche con il nuovo statuto più severo. È così che vince il chi se ne frega».
Mariolina Iossa

 

 

Da Tuttoscuola

Dirigenti scolastici/1. Fioroni: spreconi

Intervenendo a una iniziativa di studio sul ruolo della dirigenza nella scuola dell’autonomia promossa da "Treellle", l’associazione presieduta dall’ex responsabile scuola di Confindustria Attilio Oliva, il ministro della pubblica istruzione Fioroni coglie l’occasione per rivolgere un duro avvertimento all’intera categoria dei dirigenti scolastici.
Secondo il ministro non servono nuove leggi: basta "applicare quelle che ci sono già, assieme ai nuovi strumenti finanziari e sanzionatori che abbiamo dato ai presidi in questi 15 mesi di lavoro", ha detto Fioroni. "Adesso i presidi devono assumersi la responsabilità. Decidere e fare di più", anche perché "i presidi i poteri ce li hanno" e le risorse ci sono. Si tratta di utilizzarle razionalmente, evitando di accumulare debiti a fronte di giacenze, cioè di "soldi non spesi" (quasi un miliardo negli ultimi 5 anni, secondo il ministro).
Tra i costi che Fioroni addebita ai dirigenti scolastici incapaci di far valere il loro ruolo e la loro autorità ci sono quelli legati alle ispezioni per gli episodi di bullismo e per i casi di inidoneità professionale dei docenti. "Basta con questa assuefazione", ha detto il ministro, "esiste una legge da 30 anni che permette al preside di allontanare un docente non idoneo".
Ma dalla categoria dei dirigenti scolastici si levano immediatamente lamentele e proteste, in parte supportate anche da "Treellle": le risorse in realtà non ci sono o sono del tutto insufficienti, l’autonomia finanziaria è assai limitata e il potere sanzionatorio dei capi d’istituto nei confronti dei docenti e degli allievi è condizionato da una serie infinita di procedure, vincoli, possibilità di ricorso, tempi lunghi.

Dirigenti scolastici/2. Ma il DS italiano è dimezzato...

Secondo i sindacati le dichiarazioni del ministro Fioroni sulle responsabilità dei dirigenti scolastici in merito agli sprechi, alle diseconomie e alle difficoltà gestionali delle scuole sono ingiuste e sbagliate.
Le responsabilità, protesta per esempio la Flc-Cgil, non sono dei dirigenti scolastici ma dei ministri, non escluso lo stesso Fioroni, visto che "solo qualche mese fa il Ministro imputava i debiti contratti dalle scuole, per far fronte al pagamento delle supplenze, ai tagli del governo Berlusconi-Tremonti", mentre ora invece scarica la responsabilità sui dirigenti scolastici (www.flcgil.it).
I sindacati difendono i dirigenti e il loro lavoro prestato nelle attuali condizioni, e in effetti l’autorità e le competenze oggi attribuite al dirigente scolastico italiano sono assai limitate, come inevitabilmente assai limitate finiscono per essere anche le loro responsabilità, quella "accountability" cui si sono appellati più ministri della P.I., a partire da Luigi Berlinguer, ma che per i nostri DS resta un richiamo lontano.
Basta dare un’occhiata alle competenze attribuite al DS in un Paese, come l’Inghilterra, patria della nozione di "accountability". Attualmente il DS inglese ("Headteacher", che fra l’altro mantiene anche parziali compiti di insegnamento):
- formula gli obiettivi generali della scuola e le modalità di attuazione;
- nomina il personale docente e non docente, insieme allo School governing body,
- è responsabile delle attività di sostegno, supervisione, valutazione e sviluppo professionale di tutto il personale, e ne certifica le competenze acquisite;
- mantiene i rapporti con il Ministero dell’Educazione, le Autorità educative locali, l’ispettore incaricato di ispezionare la scuola (ogni 4 anni);
- assicura il rispetto delle norme sanitarie e di sicurezza;
- gestisce, insieme allo School governing body, le risorse finanziarie della scuola,
- definisce orario, composizione delle classi, metodi, materiali didattici;
- è responsabile dell’applicazione del National Curriculum e dei programmi aggiuntivi.
Di tutto questo il capo d’istituto inglese risponde personalmente anno per anno: rischia il posto, ma ha responsabilità e competenze vere, non paragonabili a quelle di un DS italiano.

 

 

 

Alla pagina "Attività e comunicati" il comunicato dei presidi di DiSAL.

 

 
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