Ricompensare i buoni insegnanti: un rompicapo non solo sindacale


Molte esperienze ma tanti risultati poco convincenti

domenica 17 agosto 2008, di Norberto

Tutta una serie di studi pubblicati nel corso di questi ultimi mesi negli Stati Uniti dimostrano che i benefici che si possono trarre da un sistema di rimunerazione degli insegnanti in base al merito sono meno importanti di quanto si supponeva. I modelli di rimunerazione degli insegnanti che tengano conto del merito non sono ancora a punto e richiedono ulteriori studi.

Il "National Center on Performance Incentives" americano che ha sede presso la Vanderbilt University ha organizzato il 28 e 29 febbraio 2008 una conferenza di ricerca e politica sul tema "Performance Incentives: Their Growing Impact on American K-12 Education". Tutti i documenti di quest’incontro si possono ottenere cliccando qui.

Meriti e punti deboli degli stipendi in base al merito

Le indagini presentate nel corso di quest’incontro hanno dimostrato che gli effetti di un sistema di rimunerazione degli insegnanti in base al merito non convincono almeno per quel che riguarda il miglioramento degli apprendimenti degli allievi. Bando quindi alle illusioni ed alle tentazioni che sfiorano gli ambienti della politica. Non ci sono automatismi che tengano promesse di versamento di premi e incentivi agli insegnanti ritenuti meritevoli e miglioramento dei risultati degli allievi.

Prima di sostituire i modelli esistenti di retribuzione degli insegnanti che sono stati stabiliti secondo il principio "a lavoro uguale, salario uguale" occorre pensarci due volte. I modelli di ricambio impostati sul riconoscimento del merito non funzionano infatti meglio del precedente che si vorrebbe mandare al macero.

Le indagini presentate nel corso della conferenza del "National Center on Performance Incentives" non hanno permesso di ottenere l’unanimità su questo argomento. Talune ricerche concludono che gli effetti di questo modello sono scarsi o perfino nulli. Altre invece comproverebbero la presenza di un ventaglio diversificato di miglioramenti del profitto scolastico degli studenti.

I risultati più positivi sono stati constatati a Little Rock nell’Arkansas in un progetto troppo esiguo per permettere di trarre indicazioni su vasta scala generalizzabili ad un intero e complesso sistema scolastico. Questo programma offre un bonus agli insegnanti con allievi che migliorano nei test. Il modello è stato contestato perché incita gli insegnanti a preparare gli studenti ai test ed a svolgere lezioni su come si deve rispondere ai test ("teach to the test").

Tra i programmi deludenti, che non hanno prodotto gli effetti sperati, si è citato il piano di carriera degli insegnanti nel Missouri. Il piano, che prevede il versamento di bonus agli calcolati tenendo conto delle prestazioni degli insegnanti, degli anni di carriera e delle responsabilità extra-scolastiche assunte dagli insegnanti nella comunità o nella vita associativa, è applicato dal 1987 ed ha permesso la raccolta di una valanga di dati. Orbene, un’indagine svolta presso 500 scuole seguite per nove anni durante i quali sono stati somministrate agli allievi prove standardizzate di matematica e lettura ha rivelato che i guadagni nei punteggi conseguiti nei test di lettura sono nulli mentre in matematica sono irrilevanti. Il solo beneficio osservato è indiretto e non riguarda gli apprendimenti ma le scuole. Il programma di incentivi consente alle province ed alle scuole di attirare buoni insegnanti e soprattutto di non perdere gli insegnanti più bravi e più impegnanti.

La sperimentazione

La popolarità tra i dirigenti politici di un nuovo sistema di retribuzione che renda responsabili gli insegnanti dei risultati degli allievi è molto elevata. Sono soprattutto i sindacati a difendere strenuamente il modello che contempla una scala fissa di stipendi fissata in base a punteggi che tengono calcolo dell’anzianità e di qualche altro fattore educativo come insegnare in periferia o in zone geograficamente scomode. Svariati stati americani in questi ultimi anni hanno modificato il modo di retribuzionje degli insegnanti e adottato schemi impostati sulla base del merito, come per esempio la Florida, il Minnesota, il Texas, la Carolina del Nord. I partecipanti alla conferenza sono stati unanimi nell’invitare alla prudenza e a calmare gli entusiasmi dei politici. C’è molto rumore ingiustificato attorno a questi programmi. Gli effetti non sono mirabolanti. Lo riconosce anche il National Council on Teacher Quality un’organizzazione bi-partisan basata a Washington che si occupa della ristrutturazione della professione insegnante, la quale ritiene che in questo settore si è fatto il passo più lungo della gamba e che si sono prese decisioni senza le necessarie precauzioni e verifiche.

I sindacati degli insegnanti americani, in modo particolare l’AFT (American Federation of Teachers) che è il sindacato più a sinistra e la National Education Association (NEA) non sono per principio contrari a una revisione della scala degli stipendi degli insegnanti e del modulo di calcolo per tener conto anche del merito, ha dichiarato Howard Nelson che è il ricercatore capo della AFT , specialista noto internazionalmente per le sue competenze in materia di retribuzione degli insegnanti. Occorrono però ulteriori sperimentazioni prima di generalizzare questi modelli su vasta scala. I tempi, insomma, non sono ancora maturi per passare ad un sistema che ricompensi il merito dei buoni insegnanti, perché le conoscenze accumulate fin qui su questa questione non sono sufficienti.

Ripercussioni inaspettate

La cautela in materia è d’obbligo, come lo dimostra il caso della Carolina del Nord. In questo stato gli insegnanti delle scuole che superano nei punteggi dei test una determinata soglia ricevono un bonus di 1500 $. Orbene, i ricercatori hanno scoperto che questo provvedimento ha effetti controproducenti. In particolare provoca un alto tasso di rotazione dei docenti nelle scuole deboli che sono in genere le scuole con un’alta proporzione di allievi provenienti dalla minoranze etniche o dalle classi sociali più povere, perché in queste scuole è difficile migliorare i risultati soprattutto se sono misurati in modo grezzo, senza ponderare i punteggi dei test. Questo programma funziona dal 1996. A decorrere dalla sua applicazione si è constatato un leggero miglioramento dei punteggi nei test di matematica ma nessuna riduzione del divario della varianza dei risultati tra le varie categorie scio-professionali o tra i vari gruppi etnici.

Coinvolgimento degli insegnanti

In diverse presentazioni si è fatto notare che i modelli che coinvolgono gli insegnanti nella ricerca e messa a punto di un modello di ricompense che non si basano unicamente sui punteggi conseguiti nei test dagli allievi ma che prendono in considerazione diversi fattori che nella professione concorrono a migliorare le prestazioni degli studenti, sono quelli che danno i migliori risultati. I programmi più completi sono quelli che usano un largo ventaglio di misure per valutare il merito da ricompensare. Tra questi programmi si possono includere quelli di Denver, Minneapolis, New York o Toledo (Ohio), ossia programmi attuati sulla scala di un distretto scolastico e nemmeno di uno stato. Il merito è misurato tenendo conto delle conoscenze degli insegnanti, delle loro competenze, delle responsabilità che assumono dentro la scuola e per finire anche dei risultati degli allievi. Un’indagine esauriente su questi programmi che fa il punto sui modelli di retribuzione degli insegnanti in corso negli Stati Uniti è stata presentata da Julia E. Koppich. [1] Questi programmi sono accomunati dal fato che non sono punitivi, che tengono conto della scala degli stipendi di base, che sono rigorosamente pianificati, che offrono la massima trasparenza e soprattutto che sono stati negoziati con i sindacati degli insegnanti. Nonostante queste precauzioni, non tutto fila liscio come sta succedendo per esempio a Denver dove il modello concordato tra autorità e sindacati è entrato in crisi. [2]

Critiche feroci

I programmi di retribuzione degli insegnanti in base al merito hanno molti nemici nel mondo della scuola. Uno dei critici più violenti è Alfi Kohn che non esita a parlare di pura follia e di totale miopia. Le ragioni del fallimento di questi programmi per Kohn sono essenzialmente due [3]

 il controllo esercitato da chi ha potere su chi non ne ha. Chi detiene il potere generalmente fissa gli obiettivi, stabilisce i criteri, e attua schemi di intervento per cambiare i comportamenti delle persone che dipendono da lui. Il salario in base al merito è percepito come una manipolazione o come un sistema paternalistico. Inoltre, questi programmi servono a scaricare le autorità, gli amministratori, gli ispettori, i dirigenti scolastici delle loro responsabilità sulle spalle degli insegnanti. Questi diventano le vittime di un’operazione di potere svolta in nome del rendere conto (accountability), la quale funziona come una trappola , speculando sul senso morale del personale scolastico;

 il clima di tensioni: il sistema del merito genera tensioni a non più finire nelle scuole, mette in competizione tra loro gli insegnanti, crea situazioni di tensione incredibili all’interno delle scuole, distrugge anche le poche forme di cooperazione e solidarietà esistenti tra insegnanti nella scuola. Invece di promuovere il lavoro di gruppo, lo impedisce. A questa critica si obietta che il salario in base al merito potrebbe essere misurato non individualmente ma per rapporto alle prestazioni dell’intera scuola. Anche in questo caso però gli effetti perversi sono notevoli. Per esempio, quando una scuola non riesce a superare la soglia minima per ricevere il bonus, all’interno della scuola si scatena una caccia ai colpevoli per sapere di chi è la colpa. Un altro effetto è la diminuzione della collaborazione tra scuole e quindi lo smantellamento delle reti di scuole. Infatti, se si premiano le buone scuole, va da sé che nessuna ha interesse a condividere le proprie ricette con altre. Nessuna scuola ha interesse a far sì che gli studenti delle altre scuole riescano bene. Il salario in base al merito è contestabile perché stimola la competizione tra scuole e non l’eccellenza per la totalità degli studenti di uno stesso sistema scolastico, indipendentemente dalla scuola frequentata.

Ragioni contestabili

Il salario in base al merito si basa su argomenti dubbi ossia sull’idea che le persone potrebbero svolgere un migliore lavoro se fossero pagate di più. In altri termini, gli insegnanti potrebbero decidere di lavorare meno bene o male fino a quando non saranno comperati. Gli insegnanti misurerebbero dunque le loro prestazioni per un tozzo di pane. Kohn ritiene questo ragionamento del tutto scandaloso. Infatti il comportamento degli insegnanti non è dettato principalmente da considerazioni finanziarie. La maggior parte dei programmi di retribuzione non tiene conto del fatto che i comportamenti degli insegnanti sono dettati da un ampio ventaglio di motivazioni e non solo dallo stipendio che ricevono.

Problemi di misura

Infine, non bisogna tralasciare di segnalare che sussistono enormi problemi di misura del merito, in primis quelli di misura dei risultati degli studenti con i test. La valutazione degli insegnanti pone problemi complicatissimi di valutazione. Si è ancora ben lungi da un consenso generale su questo punto.

Per tutte queste ragioni occorre essere molto cauti prima di proporre ed applicare un programma di rimunerazione degli insegnanti in base al merito. Per ora gli effetti di tali programmi non sono spettacolari e spesso sono più negativi che positivi. I risultati conseguiti che si osservano dove il modello del riconoscimento del merito è stato applicato non sono eccelsi e spesso sono controproducenti.

[1] Per consultare lo studio completo cliccare qui.

[2] Si veda la trascrizione di una dibattito su questo modello pubblicata l’8 agosto dal settimanale Education Week, intitolata: Performance Pay in Denver, accessibile solo su abbonamento. Il modello di Denver noto con l’acronimo Pro Comp. creato nel 2004 può essere consultato cliccando qui.

[3] Sono qui riassunti i principali argomenti svolti da Kohn in un articolo pubblicato nel settimanale Education Week il 17 settembre 2003 dal titolo The Folly of Merit Pay. How should we reward teachers? We shouldn’t. L’articolo è accessibile solo con abbonamento.

 

 

 
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