L'istruzione nel federalismo fiscale


 

Federalismo: la scuola nella Bozza Calderoli

 

Lo scorcio finale di quest'anno sarà segnato dal federalismo fiscale, questione centrale dell'agenda politica del Governo ma anche di quasi tutte le forze politiche ed in particolare della Lega.

Il disegno di legge delega, predisposto dal Governo ed esaminato in via preliminare lo scorso 11 settembre dal Consiglio dei Ministri, fonda la sua necessità nell'attuazione dell'art. 119 della Costituzione e costituisce la parte decisiva per una completa realizzazione della riforma del Titolo V,

L'attuazione del federalismo fiscale è ritenuta ineludibile per una vera trasformazione del Paese sempre più eterogeneo e frammentato al suo interno. Il federalismo avvicinando la gestione delle risorse ai cittadini può migliorare la qualità della spesa pubblica perché chi decide risponde di quanto deciso con un'autonomia ed una responsabilizzazione coincidente con gli interessi nazionali.

Anche le Regioni preparano il terreno alla concreta attuazione del federalismo fiscale, che dovrebbe vedere la luce legislativa entro la fine dell'anno 2008, con la presentazione di una pluralità di emendamenti al testo proposto che sottolineano le loro priorità. In particolare la Conferenza delle Regioni chiede garanzie e certezze sui finanziamenti, sulla definizione comune dei livelli essenziali di assistenza (Lea) e dei costi standard, sul fatto che in un sistema di federalismo fiscale tutti i cittadini abbiano servizi adeguati e si vedano riconosciuti gli stessi diritti.

Il concreto avvio del federalismo, fondato sui principi di responsabilità fiscale e di efficienza amministrativa, richiede una preventiva definizione delle funzioni e delle competenze da attribuire ai diversi livelli istituzionali ed una valutazione d'impatto delle implicazioni di ordine organizzativo, economico e finanziario.

Il disegno di legge Calderoli, facendo esplicito riferimento all'istruzione, ha rilevanti riflessi sull'impianto organizzativo del sistema educativo di istruzione e di formazione.

L'art. 6 del disegno di legge fa rientrare espressamente le spese per l'istruzione nel vincolo della lettera m) del secondo comma, dell'art. 117 della Costituzione e stabilisce i principi cui dovrà ispirarsi il legislatore delegato. 


Il rischio di un livellamento della qualità della scuola "verso il basso"

Il modello di finanziamento che emerge dal disegno di legge è un modello di finanziamento integrale dell'attività regionale volta al rispetto dei livelli essenziali che si articola, per garantire la copertura del costo standard, sul ricorso a risorse "regionali" nel senso di tributi regionali veri e propri, alla partecipazione al gettito di imposte statali, al fondo perequativo, ma senza il ricorso a trasferimenti statali veri e propri.

L'assunzione del criterio del costo standard, la cui adozione potrebbe assicurare anche una risposta ad un'esigenza di efficienza, ha come ricaduta certa una limitazione quantitativa rilevante e significativa dei flussi di finanziamenti, con riflessi negativi sui profili organizzativi delle funzioni attribuite alle Regioni per il settore istruzione e istruzione e formazione professionale.

Questo il motivo per il quale appare opportuno  sostenere la richiesta delle Regioni di "svincolare" l'istruzione dal vincolo della lettera m) del secondo comma  dell'art.117 della Costituzione, e di fare riferimento alle funzioni. Se, infatti, la riallocazione delle competenze, nel quadro attuativo del Titolo V, fosse "guidata" dalle funzioni, si trasferirebbe alle Regioni la spesa pubblica per l'istruzione e contestualmente le risorse ed il personale che ora si occupa d'istruzione a livello centrale.

Se viceversa il processo di riallocazione fosse guidato dalle risorse il costo standard predeterminato potrebbe risultare inferiore al fabbisogno finanziario per le funzioni trasferite.

Il criterio del costo standard comporta un calo dei trasferimenti alle regioni ed in particolare metterebbe in difficoltà il Mezzogiorno dove i servizi costano di più.

La ricerca della soluzione dei problemi connessi al rapporto tra nuova competenza e relativo finanziamento consente di misurarne l'adeguatezza rispetto all'allocazione delle funzioni nei diversi livelli istituzionali e la congruità complessiva delle risorse finanziarie.

Una scelta politica impegnativa non solo per le Regioni ma anche per il ministro Gelmini, che dopo la riduzione del tempo scuola non può correre l'ulteriore rischio di un livellamento della qualità della scuola "verso il basso". (fonte: Tuttoscuola)



 
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