Rapporti Ocse-Talis: la crisi della scuola italiana


 IlSole24Ore  -  17 giugno 2009

 

Scuola, aumentano i bocciati -  L'Ocse critica costi e insegnanti

Classi poche numerose, ore di insegnamento eccessive e troppi docenti non paganti in base al merito. La scuola italiana non piace all'Ocse, che ha presentato un rapporto, e a conferma del cattivo giudizio ci sono i primi dati pervenuti al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e Ricerca sugli scrutini: quest'anno i non ammessi agli esami di maturità e alle altre classi della scuola superiore sarebbero aumentati dell'1,6 per cento. Si tratta di una prima rilevazione, effettuata su un campione pari al 13 per cento delle scuole per quanto riguarda l'ammissione alla maturità ed al 6 per cento per le classi precedenti, ma questi dati fanno ritenere che il dato complessivo dei non ammessi all'esame arriverà alle 28mila unità, rispetto alle 20.111 dello scorso anno. I non ammessi alle altre classi dovrebbero superare i 373mila, con un aumento di oltre 43mila unità rispetto ai 330mila del 2008. «Nessuno si compiace dell'aumento delle bocciature - ha commentato il ministro Mariastella Gelmini - ma credo anche che queste cifre significhino che sta tornando la scuola della serietà e del merito. Basta con la scuola buonista che danneggia gli studenti».
«L'indagine dell'Ocse - osserva poi la titolare di Viale Trastevere - smentisce clamorosamente molte osservazioni di sindacati e opposizione». Che però replicano al ministro dell'Istruzione: «altro che smentita, si deve fare di più» afferma la Cisl, mentre per il Pd, «è la Gelmini che deve essere bocciata con il 5».

L'Ocse critica la scuola italiana
E' molto severa la fotografia scattata dall'Ocse sulla scuola italiana presentata ai vertici del Miur al ministro Mariastella Gelmini e al promotore del dpl sul nuovo stato giuridico degli insegnanti Valentina Aprea. L'Ocse sostiene che le scuole italiane spendono per ciascun studente molto di più degli altri paesi ma i rendimenti in termini di apprendimento da parte degli studenti sono i più scarsi. Questo accade a causa di diverse peculiarità negative, sempre secondo l'organismo internazionale tipiche del nostro paese. Ad iniziare dalle troppe classi poco numerose e alle tante ore di insegnamento rivolte agli studenti. A incidere molto sui costi della scuola italiana è però soprattutto l'alto numero di insegnanti in servizio negli oltre 10mila istituti sparsi per il territorio nazionale: il rapporto insegnante-studente nell'area Ocse è di 6,5 docenti ogni 100 allievi, mentre nel nostro paese raggiunge quota 9,6.
Ancora più negativi gli effetti della mancata meritocrazia: rispetto agli paesi europei da noi l'avanzamento di carriera avviene solo per anzianità. La motivazione principale per fare l'insegnante in Italia sembrerebbe essere soltanto l'elevata sicurezza del posto di lavoro.
I docenti italiani troverebbero così le loro maggiori motivazioni professionali nel riuscire a collocarsi in istituti vicini alla propria residenza. Non a caso, circa la metà degli insegnanti si sposta da un istituto all'altro.
Tra le "bacchettate" che l'Ocse ha dato alla scuola italiana vi è anche la mancanza di valutazione degli apprendimenti: la verifica dei risultati raggiunti dagli alunni sarebbe infatti ridotta a una sorta di verifica interna agli istituti quasi pro-forma. Molta rilevanza viene data anche alla necessità di dare maggiore autonomia di gestione degli istituti ai dirigenti scolastici.
Anche attraverso il loro supporto viene raccomandato dall'Ocse di aumentare il numero degli studenti per classe, minimizzando il numero di classi all'interno di ogni istituto e raggruppando i più piccoli.
Decisiva, sempre secondo l'Ocse, sarebbe anche l'azione di ampliamento di responsabilità ed autonomia della singole scuole: ciò avverrebbe attraverso test di valutazione nazionali sia degli istituti sia degli insegnanti: una procedura che permetterebbe di premiare i docenti più meritevoli attraverso incremento di salario, avanzamenti di carriera e offrire una formazione per gli insegnanti non efficaci e infine licenziare i casi estremi.
A tal fine l'organismo sovranazionale indica di rendere più rigorose le procedure di reclutamento e assunzione dei docenti. Per quanto riguarda gli istituti l'indicazione è quella di trasferire fondi e risorse supplementari alle scuole virtuose; mentre occorrerebbe avviare una ristrutturazione degli istituti con risultati scadenti.
L'ultima osservazione riguarda l'esigenza di ridurre i tassi di abbandono scolastico (in Italia superiori alla media): viene auspicata l'adozione di un'istruzione e una assistenza di qualità alla prima infanzia; maggiore supporto a studenti deboli mediante insegnanti e infrastrutture migliori, tempo di istruzione supplementare e attività speciali in piccole classi; un orientamento alla carriera futura degli studenti fin dalle prime fasi dell'istruzione secondaria superiore e coinvolgere i genitori nei piani di orientamento professionale.

 

da LASTAMPA.it  -  16 giungo 2009
La scuola italiana è in coda nella classifica dei Paesi Ocse
Per la scuola in Italia l'Ocse chiede di misurare le performance di insegnati e studenti ma allo stesso tempo di dare più autonomia agli istituti
ROMA
I risultati medi degli studenti italiani sono tra i più scarsi nell’area Ocse, anche se la spesa per ciascuno studente è più elevata. È la fotografia della scuola italiana contenuta nel rapporto Ocse, illustrato oggi dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini che evidenzia come gli studenti italiani di 15 anni siano di due terzi di anno scolastico indietro nelle scienze rispetto alla media europea e di ben due anni rispetto ai migliori, i Finlandesi.
Solo la metà della popolazione attuale nel nostro paese, evidenzia ancora il Rapporto, ha completato l’istruzione superiore a confronto di due terzi della popolazione dell’area Ocse. Non solo, l’Ocse denuncia anche una differenziazione molto netta tra una regione e l’altra, soprattutto tra nord e sud, delle prestazioni scolastiche.
Per quanto riguarda la spesa l’Ocse evidenzia come «il costo più elevato dell’istruzione italiana è ampiamente dovuto al rapporto insegnante per studente, che è del 50% più alto. In Italia, infatti vi sono 9,6 insegnanti ogni 100 studenti rispetto ai 6,5 nell’area Ocse». Non solo, secondo l’Ocse la spesa in conto capitale riflette una mancanza di investimento in edifici e infrastrutture, particolarmente nel sul del Paese.
A determinare gli scarsi risultati in termini di apprendimento e qualità, secondo l’Ocse, sarebbe anche il sistema di reclutamento e di valutazione degli insegnanti che sono scarsamente motivati. «La motivazione principale per accedere alla professione - rileva l’Ocse - sembra essere soltanto l’elevata sicurezza del posto di lavoro», Non solo, in Italia, rispetto agli altri paesi europei «l’avanzamento di carriere avviene solo per anzianità».
L’Ocse raccomanda quindi di «specificare standard chiari di risultati e successi e offrire migliori test, monitoraggio e linee guida per la conformità a livello nazionale», sottolineando che «per migliorare la qualità dell’insegnamento è necessaria una maggiore motivazione all’insegnamento». Il rapporto invita quindi l’Italia a «dare maggiore autonomia di gestione delle scuole ai dirigenti scolastici, anche nella selezione, valutazione e nello sviluppo delle carriere degli insegnanti». Secondo l’Ocse, è inoltre «preferibile legare gli aumenti di stipendi a buone prestazioni, piuttosto che aumentare gli stipendi a tutti gli insegnanti incondizionatamente».
Per contenere la spesa l’Ocse suggerisce quindi di aumentare il numero degli studenti per classe, minimizzando il numero di classi all’interno dell’istituto scolastici e raggruppando i piccoli istituti; ridurre le ore di insegnamento, limitatamente alle materie non obbligatorie evitando le ore relative alle discipline matematico-scientifico-tecnologiche, soprattutto negli istituti di istruzione e formazione professionale e reinvestire i risparmi ottenuti in politiche volte a migliorare i risultati.
Secondo l’Ocse occorre, inoltre, migliorare la valutazione esterna delle scuole o offrire supporto speciale alle scuole perché ne tengano conto; valutare periodicamente la prestazione degli insegnanti, attraverso i risultati delle valutazioni esterne delle scuole, il giudizio del dirigente e possibilmente attraverso l’attività dell’ispettorato regionale o nazionale; premiare gli insegnanti più meritevoli attraverso incrementi di salario e avanzamento di carriere, offrire formazione obbligatoria per gli insegnanti non efficaci e, infine, licenziare i casi estremi.
Occorre poi rafforzare la qualifica iniziale degli insegnanti e rendere più rigorose le procedure di reclutamento; aumentare l’attrattiva della professione dell’insegnamento, promuovendo lo sviluppo professionale dell’insegnante, introducendo incentivi finanziari basati sui risultati, offrendo opportunità di sviluppo di carriera basati sulle ricertificazioni e sulle prestazioni e dare maggiore autonomia di gestione delle scuole ai dirigenti scolastici, anche nella selezione, valutazione e nello sviluppo di carriera degli insegnanti.

 

 

Tuttoscuola -  Una scuola che non rende conto non ha futuro

Nella presentazione dei Rapporti Ocse sulla scuola italiana "Talis 2008 - Indagine Internazionale sull'Insegnamento e sull'Apprendimento" e "Verso scuole migliori ed opportunità più eque per l'apprendimento", sono emersi questa mattina nella sede del ministero dell'Istruzione diverse questioni, tra cui una raccomandazione dell'Ocse sulla cosiddetta accountability delle scuole autonome.

La scuola autonoma deve rendere conto dei risultati della propria offerta formativa. Un sistema delle autonomie in cui non vi sia il rendere conto delle responsabilità che si debbono assumere (nei confronti delle famiglie, della comunità, delle istituzioni, del Paese) è destinato all'insuccesso e non può avere futuro.

Meglio un sistema senza autonomia che un sistema delle autonomie senza accountability.

Poiché, però, dell'autonomia non si può fare a meno, è necessario prevedere in modo certo un sistema che obblighi le scuole autonome a rendere conto non solo nell'uso delle risorse finanziarie (countability), ma nella responsabilità di definizione e gestione della propria offerta formativa (accountability).

 

Tuttoscuola -  Gelmini: ''I dati Ocse sostengono la politica della valutazione e del merito''

Questa mattina il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha presentato il rapporto dell'Ocse, da cui risulta che i risultati medi degli studenti italiani sono tra i più scarsi tra quelli delle aree monitorate, nonostante la spesa docente/studente sia la più elevata.

Si tratta di una bocciatura senza mezzi termini quella che emerge dall'indagine, che sottolinea le carenze del sistema scolastico italiano: "Il costo più elevato dell'istruzione italiana è ampiamente dovuto al rapporto insegnante per studente, che è del 50% più alto (9,6 insegnanti ogni 100 studenti in Italia, rispetto a 6,5 insegnanti nell'area Ocse)".

A determinare i scarsi risultati in termini di qualità e apprendimento, rileva l'Ocse, sarebbe anche il sistema di reclutamento e valutazione degli insegnanti che sono scarsamente motivati. Il rapporto invita quindi l'Italia "a dare maggiore autonomia di gestione delle scuole ai dirgenti scolastici, anche nella selezione, valutazione e nello sviluppo di carriera degli insegnanti", e a legare gli aumenti di stipendi "a buone prestazioni, piuttosto che aumentare gli stipendi a tutti gli insegnanti incondizionatamente in base agli scatti di anzianità".

Da questo punto di vista l'invito dell'Ocse è quello di contenere la spesa aumentando il numero degli studenti per classe, raggruppando piccoli istituti e riducendo le ore di insegnamento non obbligatorie.

Il ministro ha commentato i dati e le indicazioni dell'Ocse come un sostegno alla politica da lei intrapresa e come una bocciatura di molte delle istanze provenienti dai sindacati e dalla sinistra: "Molte delle osservazioni poste dai sindacati e dalla sinistra vengono smentite clamorosamente dall'indagine dell'Ocse che dimostra, come abbiamo sempre sostenuto, che la qualità della scuola non si migliora aumentando le risorse".

La Gelmini ha quindi concluso che "la valutazione e il merito devono entrare nella riforma; serve una riforma del reclutamento e della valutazione e non ci si deve dividere sulla quantità delle risorse e sul numero degli insegnanti".

 

 

 
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