DiSAL sulla proposta ministeriale di Riforma dei Licei


  Dirigenti Scuole Autonome e Libere

Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie  - Ente qualificato dal MIUR alla formazione

 

 

RIFORMA  DEI  PIANI DI STUDIO LICEALI  - 19 ottobre 2009

 

 

A seguito della costituzione della “Cabina di regia” per il riordino degli indirizzi Liceali, DiSAL ha valutato i documenti diffusi e presenta le seguenti valutazioni e proposta di modifica.

L’ultima proposta disponibile per una valutazione della riforma del Licei risale allo scorso 2 luglio, la stessa sulla base della quale il CNPI ha espresso il proprio parere.  Sulla base di questo proposta (Pecup, Bozza di Regolamento, Piani degli Studi, Tabelle di confluenza e Tabelle di corrispondenza) ci sembra di poter esprimere alcune valutazioni complessive (che ci rendiamo siano fuori gioco da una effettiva considerazione, ma che ci pare indichino una linea di prospettiva e dei problemi che a lungo andare emergeranno) e delle proposte di modifica (che ci auguriamo considerate) per attutire alcuni aspetti non benefici al processo di riforma.

1. Gli elementi positivi della proposta complessiva ci sembra si identifichino: nella scelta di ridurre l’estrema varietà degli attuali indirizzi e nel tentativo di contenere l’orario di lezione; nel mantenimento dell’indirizzo tecnologico e di quello economico, pur nella confusa collocazione e configurazione; nell’ampliamento, rispetto al DPR 275, del margine di flessibilità nella definizione dei Piani di studio nell’Offerta Formativa degli istituti; nel riferimento del Pecup e della Bozza di Regolamento ad una “scuola delle competenze” nonostante la cesura tra queste dichiarazioni e le scelte curricolari; l’accenno ai dipartimenti, nonostante la loro confusa collocazione;

2. In generale occorre rilevare che la proposta nella sostanza non porta con sé una riforma, ma una semplice e limitato aggiustamento dell’esistente, che evita scelte effettive sia nella dichiarata intenzione di semplificare gli indirizzi (restano vivi 11 indirizzi la cui ripartizione appare per alcuni versi incomprensibile, come nel caso delle Scienze Umane o della separazione tra Classico e Linguistico), che in quella altrettanto dichiarata di delineare questi stessi attorno a competenze essenziali caratterizzanti. Su quest’ultimo aspetto si potrebbero passare in rassegna le numerose “scelte non fatte”, come ad esempio la sostanziale continuità del classico o dello scientifico dove il permanere del latino segna la prevalenza delle discipline umanistiche sulle scientifiche. Si è scelto di non individuare un “curricolo essenziale” di ogni indirizzo, vera via della riforma verso percorsi di studio finalizzati alle competenze da acquisire.

3. Sempre in generale occorre rilevare che, nonostante l’ampliamento dell’autonoma configurazione dei Piani di Studio da parte delle scuole ad una percentuale del monteore complessivo annuale e non più delle singole discipline, questa rimane una scelta che non permetterà un effettivo esercizio dell’autonomia didattico-organizzativa, che invece era maggiormente garantita dell’impostazione dei Piani di Studio della cosiddetta “riforma Moratti” con la separazione tra “insegnamenti obbligatori per tutti e insegnamenti obbligatori a scelta dell’indirizzo e dello studente”. La soluzione adottata dalla proposta attuale (che comunque non permette in alcun modo l’eliminazione di una disciplina e quindi spinge all’aumento delle discipline) dovrà di nuovo fare i conti con le logiche sindacali e corporative dei Collegi docenti che in questi anni hanno vanificato gli spazi di autonomia e flessibilità del Regolamento dell’autonomia. Se non si avrà il coraggio di togliere a queste logiche dei Collegi le scelte di flessibilità e di opzionalità, queste seguiranno la sorte delle medesime, pur più ristrette, consentite dal DPR 275: cioè la sorte dell’insignificanza.

4. Un altro forte vincolo emerge, in esecuzione della logica imposta dall’art. 64 della L. 133, dalla costante e insistente presenza della “mano di Tremonti” nella scrittura della Bozza di Regolamento (come anche per i Tecnici ed i Professionali) Si tratta del ripetersi del ”senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica?”, del “nell’ambito dell’attuale disponibilità di organico” e così via. Risulta chiaro a chiunque che una qualsivoglia riforma degli ordinamenti non potrà mai essere attuata applicando alla scuola statale il vecchio “senza oneri per lo Stato” imposto dai Costituenti alle non statali !  Nessuna autonoma scelta di adattamento dei Piani di Studio all’Offerta Formativa delle scuole potrà mai essere fatta con l’attuale rigidità degli organici, senza l’attribuzione di un organico di istituto, tra l’altro non chiarendo se “la disponibilità di organico” vincolante sia quella del nuovo curricolo o quella attualmente operante. La stessa rigidità e i ferrei limiti di bilancio vanificano, ad esempio, anche l’insegnamento non linguistico impartito in lingua straniera, assolutamente inattuabile con gli organici attuali.

5. Alcune scelte coraggiose restano confuse e vaghe, come l’istituzione dei dipartimenti disciplinari che non viene fatta in un contesto efficace, perché resta nel vago e senza legami con la modifica dei “poteri” interni all’istituzione scolastica, specie rispetto al Collegio, rimandata a future riforme di governance. Oppure è il caso della genericità della suddivisione dei percorsi in due periodi biennali ed uno annuale, visto che la valutazione deve essere obbligatoriamente annuale.

6. Nella patria delle arti e della musica la cultura musicale e quella artistica escono mortificate nella formazione liceale, così come tutta la grande tradizione delle “arti professionali” viene mortificata dall’inglobamento di tutti gli Istituti d’arte nei Licei artistici. Ancora una volta la scelta è quella del “risparmio” invece che quella dell’investimento sull’unica vera risorsa che rimane alla possibilità di ripresa e sviluppo economico e sociale: quella del capitale umano.

7. Occorre inoltre eliminare l’avvio della riforma anche per le seconde classi, onde evitare che i forti ritardi con cui la riforma sarà approvata e le inevitabili accelerazioni che questi comporteranno, mettano, con il previsto avvio delle seconde classi, sulle spalle delle scuole un peso inutile e immotivato, aumentando così le difficoltà nell’avviare i nuovi percorsi.

8. Infine restano nel Regolamento elementi contraddittori come la possibilità di un orario aggiuntivo  (ore facoltative in aggiunta all’orario curricolare) dopo aver costruito la proposta di riforma anche con l’obiettivo indirizzi di studio e orario di scuola. E’ il caso del quinto anno dove non ha alcun senso appesantire l’orario, ma invece occorre favorire opzioni che permettano agli studenti scelte personalizzate. Ci si permetta anche di rilevare la mancata scelta del termine ai 18 anni, purtroppo già stoppata da forze conservatrici all’inizio della riforma Moratti. In questo modo i nostri giovani resteranno sempre penalizzati nei percorsi di studio superiori dopo il diploma, rispetto a tutti i loro colleghi europei.

 

Potrà sembrare contraddittorio che, dopo aver rilevato diversi punti di fragilità dell’attuale proposta di riforma della secondaria superiore, in particolare dei licei, come associazione manifestiamo la convinzione che una “generica riforma” è comunque meglio di “nessuna riforma”. Dopo decenni di attese vanificate continuamente da forze opposte e convergenti, sosteniamo che comunque non si possa più attendere, che occorra accelerare, con buon senso e attenzione applicativa, il riordino del secondo ciclo e avanziamo alcune proposte che crediamo migliorative della Bozza di Regolamento, allo scopo non solo di ridurre effetti contorti, ma soprattutto di valorizzare e ampliare alcune timide possibilità. In particolare chiediamo le seguenti modifiche o inserimenti:

 

a- all’art. 2 com. 5  inserire  “L’approfondimento, attuato nell’ambito del quadro orario previsto dal Piano di studi secondo le modalità previste dall’art. 10 com. “c” ….può essere realizzato…”

 

b- all’art. 10 com. 1a inserire  Tali risultati di apprendimenti sono definiti per Regolamento d’iniziativa ministeriale solo quali esiti terminali dei tre periodi di cui all’art. 2 comma 3 e per l’ultimo anno individuano quelli caratterizzanti l’indirizzo di studi e oggetto dell’esame di stato.”

 

c- all’art. 10 com. 1c  aggiungere “… organico ad esse annualmente assegnato sulla base delle tabelle orarie allegate al presente Regolamento, con la possibilità di contratti annuali stipulati dal dirigente scolastico …”

 

d- all’art. 10 com. 1c  eliminare  “.. salvo restando che l’orario di studio di ciascuna disciplina non può essere ridotto nella misura superiore ad un terzo nell’arco dei cinque anni.” E sostituire con “.. fermo restando che nessuna disciplina oggetto dell’esame di stato finale possa essere eliminata.

 

e- all’art. 10 com. 2a  aggiungere “.. progettazione formativa, la cui funzione verrà coordinata con la revisione degli organismi collegiali di cui agli artt. 5 e seguenti del Dlvo 297/94.”

 

f- all’art. 10 com. 2b   aggiungere  “. Il comitato, in attesa delle modifiche di cui al comma precedente, propone al Consiglio di Istituto le modifiche al Piano di studi di cui all’art. 10, comma 1c.

 

g- all’art. 10 com. 2c  aggiungere  “.. nei limiti delle loro disponibilità di bilancio appositamente assegnate per tale incremento, attività e insegnamenti …” 

 

h- all’art. 10 com. 3  aggiungere   “… con il quale le istituzioni scolastiche medesime, per il tramite di contratti triennali stipulati dal dirigente scolastico, possono potenziare…

 

i- all’art. 13 com. 1  eliminare     dalle prime e dalle seconde classi ….”

 

l- all’art. 13 com. 2  eliminare  “… ad eccezione delle sezioni degli istituti d’arte …. (fino a) scolastico 2010/2011  e sostituire con “ … ad eccezione di tutte le sezioni degli istituti d’arte che prevedono la licenza di maestro d’arte, le quali confluiranno con apposito e specifico ordinamento nel riordino dell’Istruzione e Formazione Professionale”.

 

 

La direzione di DiSAL

 

  

 

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