Nella tradizione centralistica dell’amministrazione statale francese la valutazione del sistema è stata affidata a una direzione apposita del Ministère de l’Éducation nationale, la celebre Direction de l’évaluation, de la prospective et de la performance [D.E.P.P.]
La direzione della D.E.P.P si è sempre opposta ai progetti di assegnare a enti indipendenti e autonomi, la valutazione della scuola, come avviene in diversi sistemi scolastici e nelle indagini internazionali come PISA o TIMMS.
In questi ultimi anni però il clima è cambiato perché il controllo del potere politico sulle valutazioni è diventato vieppiù pesante e invadente.
Nessuna valutazione è oggettiva e neppure nessun insieme di indicatori lo è, ma c’è sempe un punto di equilibrio o di rottura da considerare che rende accettabile o inaccettabile una valutazione o un insieme di indicatori.
E’ appunto questo punto di rottura che è saltato in Francia: la valutazione non ha più potuto essere esercitata con un minimo di autonomia e indipendenza critica. Il ministro e il suo gabinetto hanno messo più volte il bastone tra le ruote e bloccata la pubblicazione di diverse indagini. Le prime avvisaglie apparvero quando la sinistra era al potere ma la situazione è degenerata con Sarkozy presidente e il suo ex ministro dell’educazione Xavier Darcos, mettendo in evidenza i limiti di un modello governativo di valutazione.
Vale la pena di ricordare che quel modello è stato adottato in Italia, probabilmente anche sotto l’influenza di quello francese. I direttori della D.E.P.P. furono infatti spesso ricevuti dai ministri italiani della Pubblica Istruzione e furono sovente invitati da un ente come TREELLLE.
A lamentarsi in Francia ora non è solo la sinistra ma anche la destra e segnatamente il partito del presidente
Un gruppo di lavoro composto di deputati del partito del presidente, l’UMP, ha pubblicato martedì 20 ottobre 2009 un documento sulla valutazione, dal titolo Les évaluations dans l’enseignement primaire au service de la réussite scolaire, nel quale si auspica una “migliore associazione della comunità scolastica” all’organizzazione delle future valutazioni della scuola primaria nonché l’adozione di iniziative appropriate per diffondere tra il personale scolastico in primo luogo e poi nell’opinione pubblica una cultura della valutazione della scuola.
Questa presa di posizione assai insolita è la reazione dei deputati alle numerose critiche formulate all’inizio di quest’anno contro l’iniziativa promossa dal Ministère de l’Éducation nationale di organizzare una valutazione nazionale in terza e quinta elementare a metà dell’anno scolastico. Come abbiamo avuto modo di segnalare una parte del corpo insegnante, particolarmente nel sud-ovest dalla Francia, ha boicottato la valutazione per svariati motivi tra i quali la fretta con la quale è stata preparata e la visibile ingerenza del ministero in tutta questa operazione.
Il gruppo di deputati dell’UMP non si oppone al principio della valutazione della scuola ma esige, prima di proseguire su questa strada, un bilancio di tutta l’ iniziativa nonché l’adozione di misure che permettano di migliorare la valutazione del sistema e di attenuare l’incomprensione e l’ostilità di una parte del personale scolastico.
“Una concertazione sistematica con l’insieme degli attori è indispensabile” affermano i deputati. Orbene, questa concertazione è mancata lo scorso anno e per questo motivo il gruppo propone di organizzare localmente riunioni di informazione che spieghino la natura e l’obiettivo della valutazione. Inoltre, il gruppo chiede che si comunichino con largo anticipo, “parecchi mesi d’anticipo”, le date della valutazione. Manifestamente i deputati sono preoccupati da considerazioni elettoralistiche e reagiscono di fronte alla violenza della rivolta del corpo insegnante.
Il metodo di valutazione deve essere “incontestato e incontestabile” affermano i deputati , e non è stato affatto così quest’anno.
Infine il gruppo propone di “costituire un sistema indipendente incaricato della valutazione del sistema scolastico e d’istruzione, che sostituisca gli enti nonché la direzione centrale incaricata di di svolgere questa missione“. Un messaggio quanto mai opportuno anche per il ministero dell’istruzione italiano, che pare indirizzato, purtroppo, in tutt’altra direzione.
Quest’ultima proposta è una novità assoluta in Francia dove l’amministrazione statale la fa da padrone e dove il centralismo scolastico è ancora fortemente annidato nella mentalità dell’opinione pubblica e della classe dirigente. La proposta viene dalla destra e prende in contropiede tutta la sinistra francese che non è stata capace in questi anni di elaborare una politica scolastica nuova, che corregga i numerosi difetti ampiamente denunciati e dimostrati del sistema scolastico francese. Anche la sinistra francese è fortemente centralizzatrice in ambito scolastico non solo per motivi filosofici come ha dimostrato lo splendido libro di Denis Meuret (Denis Meuret, 2007, Gouverner l’école, une comparaison France/Etats-Unis, PUF, Paris), ma anche e soprattutto per ragioni di calcolo meschinamente elettoralistico. Nonostante i discorsi solenni che rivendicano l’equità e l’uguaglianza dell’istruzione, la sinistra francese ha sempre difeso fino a questo momento un sistema scolastico iperselettivo che ha il pregio indubbio di formare una élite eccellente, ma che ha anche il difetto di trascurare la formazione di base delle classi popolari e dei ceti emergenti, che nascono dalla popolazione d’oltremare e dall’immigrazione recente.