Aumentano dislessici alle superiori


Dislessia, seimila alle superiori
I genitori: «Troppi prof non li aiutano»

Corriere della Sera – 24 novembre 2009

MILANO - Il problema, adesso, si è spo­stato alle superiori. Professori di latino che non sanno come gestire e valutare i ragazzi; fa­miglie in guerra con la scuola «che non segue i protocolli». Sul «tema» il liceo scientifico Einstein ha convocato un con­siglio di classe straordinario, mentre la direzione scolastica promuove campagne informa­tive per gli insegnanti che fino adesso consideravano la disles­sia «roba da scuola dell’obbli­go». No, non è più così. Tutti gli istituti, licei compresi, con­tano iscritti dislessici: giovani vivaci, intelligenti, ma con un disturbo dell’apprendimento che li fa sentire ritardati. «È una vera emergenza», dicono dal provveditorato. Si trattereb­be, tra casi lievi e gravi, di qua­si seimila adolescenti nelle su­periori di Milano e Provincia. Il 5 per cento della popola­zione scolastica. È questa la sti­ma dei giovani che, dalla ma­terna alla maturità, sarebbero colpiti da dislessia.

I problemi si vedono fin da subito: errori nella lettura e nella scrittura, confusione nel memorizzare date. Nessun handicap, ma un disturbo che viene accertato da uno specialista. E a cui le scuole devono dare una rispo­sta, per legge. Mettendo in campo «strategie dispensative e compensative». Per esempio: più tempo per i compiti in classe, l’uso dei pc e delle calco­latrici. Ma non tutti gli istituti si sono adeguati. Il ragazzo dislessico viene bocciato? Ricorso al Tar. Non gli si dà abbastanza tempo per svolgere i compiti? Lamentela scritta. Decine di scontri tra scuola e famiglie. «Sulle supe­riori è piombato per la prima volta un esercito di giovani di­slessici e questo, inevitabil­mente, ha creato tensioni», spiegano dal Provveditorato milanese.
Accusa dei docenti: «Ma perché i genitori devono mettere in difficoltà i figli iscri­vendoli al liceo?». Maria Rosa Raimondi, refe­rente del progetto dislessia, per la direzione regionale, spie­ga: «Fino a qualche anno fa il problema non si poneva, men­tre ora — fortunatamente — i giovani dislessici accedono a tutti gli istituti superiori. Da tempo proponiamo ai docenti incontri illustrativi: hanno ri­sposto bene dalle elementari e medie, un po’ meno dalle supe­riori. Ma le disposizioni ci so­no e le scuole hanno il dovere di rispettare la normativa, ga­rantendo agli studenti con di­slessia un piano personalizza­to. Il che non vuol dire pro­muoverli a tutti i costi, ma te­nere conto, nella valutazione, di certe difficoltà».

Dislessici in aumento. Anco­ra pochi nei licei, moltissimi nei professionali. Arrigo Pedretti, a capo del Parini, com­menta: «Gli insegnanti sono at­trezzati? Sì, di buona volontà. Ma resto convinto che sia una questione di buon senso evita­re di iscrivere al classico chi ha un disturbo grave». Al liceo Einstein la prossima settimana si terrà una riunione straordi­naria: «Ci sembra giusto inter­venire a sostegno dei ragazzi», spiega il vicepreside, Paolo Al­bergati. «È fondamentale ga­rantire loro più tempo per l’ap­prendimento». Giorgio Castel­lari del Vittorini: «È vero, i casi aumentano, anche se lievi». Il consiglio dell’esperto: «Mai sottovalutare la dislessia durante l’adolescenza». Lo di­ce Enrico Profumo, dell’Unità operativa di neuropsichiatria del San Paolo: «I ragazzini con quel disturbo non si accettano, fanno fatica a presentare la dia­gnosi a scuola». Attacco ai prof: «Come mai i dislessici non hanno problemi all’ele­mentari, alle medie, all’univer­sità, e invece si bloccano alle superiori?». E ancora: «A quei docenti che non lasciano nean­che dieci minuti in più ai ragaz­zi per terminare le loro verifi­che, bisogna dire che al Politec­nico i dislessici hanno il dop­pio del tempo per gli esami». Replica di Michele D’Elia, a ca­po del Vittorio Veneto: «O lo Stato decide di considerare la dislessia un vero e proprio han­dicap, o continueremo a vivere in un limbo che disturba la scuola, le famiglie e i ragazzi».

Annachiara Sacchi
24 novembre 2009

 
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