Riforma secondo ciclo: stop dal Consiglio di Stato
Tecnica della scuola – 13 dicembre 2009
di Reginaldo Palermo
Il Consiglio di Stato chiede chiarimenti al Ministero sui tre schemi di Regolamento. Si allungano i tempi e l'avvio della riforma si allontana di nuovo.
I tempi per l’approvazione definitiva dei Regolamenti sulla scuola del II ciclo (licei, istruzione tecnica e istruzione professionale) si allungano e il rinvio della riforma di un anno è ormai molto di più che una semplice ipotesi.
Sui tre provvedimenti, infatti, mancano ancora i pareri delle Commissioni parlamentari che invece avrebbero dovuto concludere i propri lavori entro la fine di novembre.
Ma, soprattutto, c’è lo stop del Consiglio di Stato che in data 9 dicembre ha pubblicato i pareri sui singoli schemi di regolamento con una conclusione identica: “Sui punti segnalati occorre che il Ministero dell’istruzione fornisca i chiarimenti richiesti. All’esito, la Sezione si riserva la facoltà di disporre l’audizione del Capo dell’Ufficio legislativo del Ministero, nonché del dirigente generale competente all’istruttoria del regolamento”.
Per intanto il Consiglio “sospende l’emanazione del parere in attesa degli adempimenti di cui in motivazione”.
Quali sono dunque i punti sui quali il Ministero deve fornire chiarimenti ?
Intanto uno è di carattere generale e riguarda le modalità di applicazione dei regolamenti.
Nella versione attuale è previsto che vengano demandati alla decretazione ministeriale le indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento, l’articolazione delle cattedre o la definizione degli indicatori per la valutazione. Il CdS fa tuttavia rilevare che un provvedimento del genere dovrebbe essere un atto avente forza di legge (ovviamente i tempi per l’adozione di un ulteriore regolamento sono ben diversi da quelli necessari per l’emanazione di un semplice decreto ministeriale).
Ci sono poi altre questioni, come per esempio quella relativa alla quota del curricolo lasciata alla decisione delle singole scuole in modo da consentire una maggiore corrispondenza alle esigenze culturali e produttive del territorio.
Il CdS chiede al Ministero di chiarire se le disposizioni contenute nei regolamenti siano state raccordate con le norme contenute nel Regolamento sull’autonomia.
E, proprio in materia di autonomia, arrivano dal Cds le “bacchettate” più pesanti: i regolamenti prevedono che le istituzioni scolastiche costituiscano dipartimenti, quali articolazioni funzionali del collegio dei docenti, per il sostegno alla didattica e alla progettazione formativa, nonché un comitato scientifico formato da docenti e da esperti esterni.
Il CdS esprime forti perplessità sulla creazione di tali organi che, invece, dovrebbe essere lasciata - sottolinea sempre il Consiglio - alla libera determinazione delle autonomie scolastiche.
Senza contare che i comitati tecnico-scientifici dovrebbero funzionare a costo zero non essendo previsto nessun gettone di presenza neppure per gli esperti esterni.
Non mancano, infine, le perplessità sulle modalità di passaggio al nuovo ordinamento, soprattutto per quanto concerne i licei e gli istituti tecnici.
“E' opportuno - sottolinea infatti il CdS - che il Ministero dell’istruzione illustri la graduazione di tale passaggio, anche con riguardo alla tutela dell’affidamento degli studenti che, trovandosi nelle situazioni di transito, subiranno una modificazione dell’iter formativo prescelto”.
13/12/2009
Consiglio di Stato: cartellino giallo per la riforma
Tuttoscuola – dicembre 2009
Cattive notizie per la riforma dell'istruzione secondaria superiore giungono dal Consiglio di Stato, che ha formulato una serie di osservazioni critiche agli schemi di regolamento approvati in prima lettura dal Consiglio dei ministri, attualmente all'esame delle commissioni parlamentari.
Non si tratta ancora del parere definitivo, ma di una sorta di avvertimento scritto inviato al MIUR, contenente considerazioni di carattere generale e obiezioni su punti specifici dell'articolato.
Secondo il Consiglio di Stato l'attuale testo dei regolamenti si spingerebbe in alcuni punti al di là della delega ricevuta dal Parlamento con l'approvazione dell'art. 64, comma 4, della legge n. 133/2008. I dubbi del Consiglio riguardano in particolare il mancato coordinamento delle norme sulla quota dei piani di studio attribuita alle singole istituzioni scolastiche con quelle contenute nel regolamento dell'autonomia (DPR 275/1999). Dubbi vengono espressi anche sul graduale passaggio al nuovo ordinamento, non sufficientemente illustrato e motivato.
Secondo il Consiglio la delega contenuta nella legge 133 riguarda la sola "ridefinizione dei curricoli vigenti nei diversi ordini di scuola anche attraverso la razionalizzazione dei diversi piani di studio e relativi quadri orari", mentre il testo del regolamento si spingerebbe assai oltre, sia nella definizione delle quote di autonomia rimesse alle singole istituzioni scolastiche nell'ambito degli indirizzi definiti dalle regioni (20% del monte ore complessivo nel primo biennio, 30% nel secondo biennio, 20% nel quinto anno) sia per quanto riguarda la prevista costituzione dei dipartimenti per il sostegno alla didattica e alla progettazione formativa e del comitato scientifico consultivo per l'organizzazione degli spazi di autonomia e flessibilità. Secondo il Consiglio "sarebbe più coerente con l'obiettivo di realizzare l'autonomia lasciare alle istituzioni scolastiche la scelta in merito all'opportunità di istituire tali orga ni". Altre obiezioni riguardano i poteri di decretazione del ministro in materia di "Indicazioni nazionali", indicatori per la valutazione e articolazione delle cattedre, per i quali sembrerebbe necessario un sostegno di tipo normativo più solido.
Per questo il Consiglio chiede al MIUR di spiegare "su quale base abbia proceduto all'estensione dell'oggetto di delega e se le finalità di contenimento della spesa e di razionalizzazione delle risorse umane e strumentali giustifichino l'ampia revisione operata".
Si attendono ora le giustificazioni e le precisazioni del Ministero, che non sembra peraltro intenzionato a fare marcia indietro su scelte che considera qualificanti.