Bilancio scuole statali: documento DiSAL Sicilia


 

 Lo sbilancio delle scuole: tagli senza cucito.

Siamo già a metà quadrimestre e non accennano a diminuire nelle scuole le gravi incertezze in ordine alla stesura dei bilanci annuali. Il Ministero della Pubblica Istruzione ha emanato nello scorso mese di dicembre una circolare sul tema caratterizzata da note tecniche di difficile attuazione nonché da incompleta indicazione di tutte le risorse necessarie al perseguimento dei fini scolastici istituzionali.

In questi giorni, a fronte delle corali proteste dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi di tutta Italia si è provveduto da parte del Ministero a dilazionare  il termine entro cui approvare i bilanci scolastici, senza però chiarire le difficoltà evidenziate dagli operatori del settore.

In primo luogo, secondo le contestate indicazioni ministeriali le somme non riscosse che ancora molte scuole vantano nei confronti del Ministero non dovrebbero essere inserite nella programmazione annuale, in attesa dell’effettiva assegnazione. Il problema è che si dimentica che le somme in questione – relative perlopiù a stipendi per i supplenti – le scuole le hanno già pagate proprio con anticipi di cassa sottraendo disponibilità da altri capitoli di spesa peraltro vincolati. Se dunque le assegnazioni finanziarie ministeriali tarderanno ulteriormente (alcune scuole aspettano dal 2007) nulla potrà opporsi al consolidarsi di ingenti buchi nei bilanci delle istituzioni scolastiche.

In secondo luogo, ad anno scolastico inoltrato ancora le scuole non sanno quale sia l’ammontare degli stanziamenti da poter destinare ad interventi di inclusione e perequazione sociale quali le attività di arricchimento dell’offerta formativa, gli interventi di integrazione per gli alunni disabili, i progetti scolastici nei contesti a rischio,  il pagamento delle ore eccedenti utilizzate dalle scuole per sopperire alle assenze del personale, le indennità dovute ai direttori s.g.a. incaricati e via discorrendo.

Ancora, la circolare ministeriale in questione prevede una riduzione del 25% delle somme dovute alle ditte di pulizia nei c.d. appalti storici. A fronte del rinnovarsi del rischio occupazionale, nulla si dice in ordine alle modalità per la realizzazione del presunto risparmio di spesa e niente neppure viene detto in ordine al ripristino dell’organico del personale ausiliario che in presenza delle ditte di pulizia è stato già ridotto dal Ministero per una quota pari del 25% dell’intero organico assegnato alla scuola. Insomma siamo alle solite: botte piena e moglie ubriaca.
Ulteriore elemento di criticità è rappresentato dalla sfasatura tra scadenze di programmazione dei bilanci e durata dell’anno scolastico che non coincide con quello finanziario. Anche questa è una notazione che viene periodicamente evidenziata dagli addetti al settore ma di cui nessun organo decisionale tiene conto.

In definitiva, è dal 2001 che si parla in finanziaria di tagli nella scuola, ma non di investimenti. I 260mln di euro dallo scudo fiscale non sono una risposta, sono solo restituzione di quanto è stato tagliato. Ed anche le recenti leggi approvate in tema di riforma della scuola appaiono unicamente volte  a liberare risorse economiche destinate alla scuola per incanalarle verso altre finalità non meglio note. I tagli sulla scuola ormai sono una costante “intergovernativa” da anni. Pare proprio che l’approccio politico al problema abbia un taglio esclusivamente economico che non tiene assolutamente conto delle finalità sociali della spesa soprattutto in ordine alla realizzazione di quelle condizioni di giustizia sostanziale che sono proclamate nella Costituzione della Repubblica. Perché invece di operare verso scelte di miglior utilizzo delle risorse esistenti ci si butta da anni su tagli costanti e persistenti, dei risultati dei quali non si vede nemmeno l’ombra? Ma i tagli non dovrebbero tradursi in risparmi e i risparmi non dovrebbero diventare reinvestimenti nel settore? Non è forse questa l’unica strada verso un’istruzione pubblica di qualità?

Il pasticcio si complica anche perché i vari attori chiamati ad intervenire nel sostegno alla gestione della scuola  per la realizzazione del tanto auspicato sistema formativo integrato (Stato ed Enti locali) sembrano agire senza alcun coordinamento fra di loro non esistendo di fatto alcuna linea guida comune. Ciascuno in questo momento persegue autonomamente finalità di risparmio dei costi e pertanto si registrano interventi scoordinati con cui viene stravolto il panorama degli edifici da destinare all’istruzione creando accorpamenti, sovrapposizione ed inevitabili disfunzioni che mostrano come tali provvedimenti non abbiano alcuna sintonia con le esigenze concrete della didattica e con i bisogni specifici del territorio. Analogamente si procede al taglio indiscriminato di cattedre senza tenere conto neanche perfino delle problematiche individuali e delle situazioni di svantaggio più grave quali quelle dei bambini portatori di handicap.

A quale proclamata eccellenza del servizio pubblico scolastico fanno riferimento gli accorpamenti nello stesso edificio di scuole di ordine e grado diversi con la sovrapposizione quasi condominiale delle dirigenze scolastiche, l’abbandono al degrado per quasi totale assenza di interventi manutentivi di edifici anche di grande bellezza e importanza storica che da luoghi di accoglienza del sapere sono trasformati in catapecchie ove addirittura talvolta gli allievi migrano in una continua transumanza imposta dalla carenza di aule anche perchè divenute inagibili.
Per non parlare dell’attenzione alle tematiche della prevenzione infortunistica e sismica che in talune realtà anche ad un occhio inesperto appaiono pura fantascienza (salvo poi scandalizzarsi quando si verificano eventi dalle conseguenze tragiche che vengono prontamente risolti rassicurando l’opinione pubblica attraverso la tempestiva ricerca di un colpevole o di un capro espiatorio che in questo caso passa sempre attraverso il dirigente scolastico).

L’impressione è purtroppo quella che la tanto decantata l’autonomia scolastica non è mai decollata e mai potrà farlo fintantoché non si parlerà in modo concreto e serio di autonomia finanziaria: assegnazione diretta e gestione diretta per le scuole di tutte le risorse, senza vincoli, per meglio adeguare le spese al contesto particolare in cui si opera, monitoraggio dei risultati raggiunti e valutazione.

 

Di.S.A.L. Sicilia

 

 
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