Il Giornale – 29 aprile 2010
di Redazione
Presidi come manager per dirigere le scuole francesi del futuro. È questo l'obiettivo degli stessi dirigenti scolastici e dei loro sindacati, che insistono per avere alla guida degli istituti pubblici figure con sempre più ampi poteri amministrativi e gestionali, ma anche di selezione del personale e di controllo dei programmi didattici.
Insomma, come dice il quotidiano Le Figaro, veri e propri manager. Un passo che - secondo il Snpden-Unsa, uno dei maggiori sindacati dei presidi- è reso ancora più «necessario» dalla recente riforma dei licei e delle scuole medie attuata dal governo del presidente Nicolas Sarkozy.
Per guidare le scuole del futuro, i candidati dovranno superare un concorso, che prevede, tra l'altro, un test su qualità gestionali, capacità organizzative, risoluzione di situazioni difficili, e stage di responsabilizzazione.
«Oggi siamo in una fase intermedia», dice Philippe Tournier, segretario generale del Snpden-Unsa che sostiene da sempre l'autonomia e il ruolo pilota dei presidi. Per lui, «siamo ancora in un sistema dove si considera lo Stato garante dell'organizzazione di ogni scuola. Ci sono voluti vent'anni per imporre le idee dell'autonomia e della governance».
Ufficialmente in Francia le scuole sono autonome dal 1985. Ma c'è voluta la legge sul 2005 per introdurre la nozione di «progetto d'istituto» e la possibilità dei presidi di creare il proprio liceo dei sogni. L'ultima riforma sotto il governo Sarkozy ha poi contribuito a dare il resto, potenziando ancora di più il ruolo dei presidi nella gestione della scuola e del suo personale. Tanto che oggi il preside manager è già una realtà in un centinaio di scuole.
Ma il progetto non piace a tutti. Tra i primi a essere preoccupati per quest a rivoluzione sono gli insegnanti, che temono favoritismi e progetti didattici concentrati soltanto su tematiche alla moda, come ad esempio lo sviluppo sostenibile o l'ambiente. Oltre a intervenire sui programmi scolastici i nuovi presidi-manager potranno anche esprimersi su votazioni e condotta degli alunni, un dominio riservato finora ai professori. A mettere le mani avanti è anche Roger Chudeau, direttore dei programmi dell'educazione nazionale, secondo cui c'è «una sottile differenza tra competenza pedagogica dei presidi e competenza didattica, che deve riguardare solo i professori».
Per lo studioso Daniel Arnaud, specialista di tematiche legate alla scuola, questa riforma «va nella direzione della creazione di signorotti locali nel loro feudo».