Istruzione Adulti: le proposte DiSAL alla Camera


Si è tenuta ieri alla Commissione VII della Camera dei Deputati un’ampia audizione, alla presenza di rappresentanti die sindacati scuola CISL, Flc CGIL, UIL Scuola, SNALS e del rappresentante di DiSAL in merito all'imminente approvazione dello Schema di regolamento concernente la ridefinizione dei "CPIA", i "Centri Provinciali d'Istruzione per gli Adulti" che riformeranno gli attuali CTP ed i Corsi Serali. DiSAL ha presentato le osservazioni e le proposte del seguente documento.  Al termine il Presidente, on. Valentina Aprea ha ricordato l’inderogabilità di una riforma verso una vera e propria Istruzione degli adulti, sottolineando che l’idea di Centri provinciali dovrà essere applicata con flessibilità.

 


 

  Dirigenti Scuole Autonome e Libere

Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie  - Ente qualificato dal MIUR alla formazione

   

 

 

Milano, 10 maggio 2010

 

Audizione Commissione VII – Camera dei Deputati

 

Schema di D.P.R. sul riordino dei Centri di Istruzione Adulti e Corsi Serali

 

1.

Nel ringraziare dell’invito, l’Associazione desidera contribuire alla riforma del settore al quale è dedicato lo Schema di D.P.R. a partire dal punto di vista dei dirigenti scolastici, in tal modo condividendo la prospettiva, suggerita dall’estensore, di una attenzione alla complessità dei problemi ed al bene comune degli interessati.

In generale condividiamo l’intento di giungere ad un moderno sistema di Istruzione e Formazione per adulti, che, valorizzando le esperienze e gli assetti migliori, ripensi le realtà dei CTP e gli attuali corsi serali operanti presso le Scuole Secondarie di II grado. Queste ci sembrano le novità emerse in questi anni nel passaggio di secolo:

a- è fortemente mutata l’utenza dei corsi serali, passando dal lavoratore che voleva far valere nuovi titoli per una qualificazione professionale ad un aumento di giovani che rientrano dai fallimenti dei corsi diurni o dagli adulti in rientro formativo a causa dei mutamenti economici e sociali;

b- sono giunti gli stranieri alla ricerca di una preparazione sia culturale che lavorativa, oltre che degli elementi necessari ad una integrazione;

c- è accresciuta la domanda di formazione breve, fortemente qualificata e finalizzata al miglioramento professionale, con un ritorno, in età adulta, a percorsi di istruzione e formazione per aggiornare le proprie competenze.

d- è diminuita la disponibilità ad investire oltre l’orario di lavoro un lungo periodo di tempo dedicato all’istruzione.

Ci sembra quindi che il riordino degli interventi rivolti all’istruzione degli adulti, liberato da una mera ottica di risparmio, oltre che mettere mano a giuste esigenze di razionalizzazione e riduzione di sprechi, sia uno dei punti decisivi della revisione generale degli ordinamenti, in particolare del secondo ciclo. Non a caso questo settore da più di un decennio è un elemento centrale nelle politiche europee.

 

 

2.

Risulta quindi possibile accennare ad alcune linee di cambiamento prima di entrare nel merito di  dell’articolato proposto:

a- l’intervento nel settore è corretto che miri a completare l’istruzione di base con un percorso a carattere generale finalizzato alle competenze di base richieste anche nei corsi diurni dall’obbligo di istruzione. Questo percorso potrebbe articolarsi su di un anno dal quale accedere a scelte di indirizzo (soddisfacimento esigenze a-, b-, c-);

b- d’altro canto la necessità di indirizzi tecnico-professionali e di formazione specifica (esigenze a-, c-) rende indispensabile conservare un legame tra corsi di indirizzo per diplomi tecnico-professionali e istituti diurni per economizzare risorse personali e materiali già disponibili;

c-  offerta formativa rivolta agli adulti deve avere un alto grado di flessibilità, deve essere facilmente raggiungibile (a causa degli orari) sul territorio. In tal senso, mentre si apprezza un’impostazione che valorizza l’autonomia e la flessibilità, visto che ci si rivolge ad utenti con bisogni ed obiettivi fortemente diversificati, nello stesso tempo risulta non adeguato a queste necessità la creazione di un unico Centro Provinciale.

 

 

3.

Entrando nel merito dell’articolato proposto segnaliamo alcune riflessioni e proposte:

- art. 2 comma 1 -   L’istituzione di nuovi Centri autonomi deve trovare conciliazione con le scelte di bilancio attuate sul sistema diurno. La questione della base provinciale appare alquanto problematica: ragioni di frequenza e distanza, organizzative e di valorizzazione delle risorse esistenti (se si vuole evitare l’esplosione di nuovi costi) rendono impensabile attivare un solo CPIA per Provincia. In linea di massima potrebbe essere più adeguato assegnare ai nuovi Centri il percorso del primo ciclo ed il primo biennio del secondo ciclo. Solo in questo modo un unico Centro provinciale potrebbe organizzarsi in una rete di plessi distribuiti sul territorio allo scopo di agevolare la frequenza. I corsi del secondo biennio e dell’ultimo anno del secondo ciclo dovrebbero invece essere attribuiti alle istituzioni attuali, coinvolgendo questi corsi nell’attuale normativa solo dal punto di vista dell’organizzazione didattica.

 

- art. 2 comma 3 -  La scelta di un organico proprio dei Centri deve essere integrata con la possibilità di utilizzare le migliori risorse professionali degli attuali corsi serali.

 

- art. 3  -  Appare positiva l’attenzione ai sedicenni che debbono completare l’obbligo di istruzione in quanto tiene conto di una seria problematica attuale emergente.

 

- art. 4 comma 2 -   Proprio la necessità di una offerta qualitativa per i percorsi del secondo livello mostra l’esigenza di risorse tecniche (laboratori e attrezzature) e di competenze didattiche-professionali  tali da giustificare la scelta di lasciare questi percorsi affidati agli attuali istituti tecnici e professionali.

 

- art. 4 comma 3 - Risulta apprezzabile la progressione e gli obiettivi dei diversi bienni. Rispetto al secondo periodo didattico si tenga conto le esperienze di diverse scuole che hanno sperimentato percorsi più brevi di monoennio con buoni risultati (si veda l’esigenza 1.d-).

 

- art. 4 comma 5  -  L'orario complessivo è corrispondente alle esigenze di cui sopra, ma occorre, per il secondo ed i terzo periodo didattico, escludere chiaramente competenze non indispensabili allo scopo e ridurre gli spazi dedicati ad attività laboratoriali, date per presupposte nelle esperienze lavorative degli utenti. Comunque occorre stabilire il limite massimo delle 24 ore settimanali.   

 

- Art. 4 comma 7  -  Molto buona l’impostazione qui data alla valorizzazione delle competenze già esistenti e l’utilizzo di strumenti a distanza. Tutto questo però porrà seri problemi di qualificazione e preparazione specifica dei docenti a questa impostazione metodologica.

 

- art. 5  -  L’introduzione del Patto formativo individuale conduce all’attenzione ai reali bisogni di ciascuno, valorizza le competenze possedute, consente inoltre di “risparmiare” tempo formativo. Ma accresce la necessità di una formazione particolare per i docenti.

Assolutamente importante poi è la possibilità per i Centri di “ampliare l’offerta formativa, nell’ambito della loro autonomia …, nel quadro di accordi con gli enti locali ed altri soggetti pubblici e privati” in quanto viene incontro all’esigenza di cui al punto 1c-. A questo scopo occorre che i Centri siano investiti dalla necessità di integrare i finanziamenti di questi corsi specifici con prevalenti risorse locali. Questo dovrebbe essere previsto nel successivo art. 8.

 

- art. 7  -  Vista la complessiva situazione problematica dei corsi diurni si ritieni opportuno rinviare la materia degli Organi collegiali ad un provvedimento specifico sul governo delle istituzioni scolastiche.

 

- art. 9  -  C’è da sperare che il testo consenta più flessibilità nei tempi e nei modi della definizione dell’organico di diritto per i corsi serali.

 

- art. 11  -  La disciplina transitoria potrebbe prevedere l’avvio di sperimentazioni regionali di Centri, specie per verificare la distinzione proposta nelle osservazioni all’art. 2.

 

La Direzione nazionale 

 

Testo redatto con la collaborazione dei dirigenti scolastici Lorenzo Caputo (Milano), Gianni Colombo (Venezia), Ernesta Cerutti (Cuneo), Roberto Pellegatta (Monza)

 

 

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