I dati Ocse dimostrano inoltre che, tra
il 2000 e il 2008, la spesa delle scuole per ogni studente è
aumentata del 6%, mentre è aumentata dell'8% per ogni studente
universitario.
Rapporto Ocse 2011, per l’Italia più ombre che luci
Tecnica della Scuola - 13/09/11 - di A.G.
Il numero di studenti per classe rimane inferiore
alla media. Sempre alto invece il numero di ore d’insegnamento. In ritardo su
tanti aspetti: dagli stipendi dei prof, più bassi del 40%, alla spesa rispetto
al Pil e al singolo studente fino alla carenza di ispezioni . Il tutto per far
diplomare e laureare ancora pochi giovani.
Nessun allarme “classi-pollaio”, tempi d’istruzione
più lunghi, stipendi dei docenti più bassi mediamente del 40%, la percentuale
del Pil destinata all`istruzione tra le più basse di tutti i paesi Ocse,
istituti non sottoposti a valutazioni sull’operato svolto, diplomati in
crescita ma sempre pochi rispetto alla media. Sono i dati salienti, riguardanti
l’Italia, contenuti nel rapporto comparativo internazionale dell'Ocse
“Education at a Glance 2011”, pubblicato il 13 settembre. Scorrendo il lungo
dossier si scopre che in media nei Paesi Ocse nella scuola primaria vi sono 16
studenti per insegnante, che diventano 13,5 al livello secondario e 14,9 al
terziario. La proporzione studente-insegnante va da 24 studenti o oltre per
insegnante in Brasile e Messico, a meno di 11 in Ungheria, Italia, Norvegia e
Polonia. In Italia, invece, la proporzione è di 10,7 al livello primario, di 11
al secondario e di 18,3 al terziario.
Quanto ai tempi d'istruzione, se la media per gli studenti tra i 7 e i 14 anni
nei Paesi Ocse è di 6.732 ore, in Italia siamo a 8.316 ore. Brutte notizie per
gli insegnanti del Belpaese: quelli in servizio nelle scuole secondarie
inferiori italiane raggiungono, in media nei paesi Ocse, il livello più alto
della loro fascia retributiva dopo 24 anni di servizio, mentre in Italia ciò
avviene solo dopo 35 anni di servizio. Molto più bassi anche quelli che operano
nella primaria e secondaria inferiore. Complessivamente, per l’Ocse sono di
circa il 40% inferiori a quelli dei lavoratori con un livello d'istruzione
comparabile. Inoltre tra il 2000 e il 2009 nei paesi Ocse gli stipendi degli insegnanti
sono aumentati in media del 7%, in termini reali, ma in Italia sono addirittura
diminuiti (-1%).
Confermata anche la bassa priorità dello Stato per l’istruzione: soprattutto a
causa della scarsità degli investimenti privati (8,6% contro la media del
16,5%), nel 2008 l`Italia ha speso il 4,8% del Pil per l’istruzione, ovvero 1,3
punti percentuali in meno rispetto al totale Ocse del 6,1%, posizionandosi al
29 posto su 34 Paesi. E ciò nonostante la spesa per studente di livello
secondario superiore e terziario sia leggermente aumentata: tra il 2000 e il
2008 in Italia la spesa sostenuta dagli istituti d`istruzione per studente nei
cicli di livello primario, secondario e post-secondario non universitario è
aumentata solo del 6% (rispetto alla media Ocse del 34%). Un incremento,
peraltro, di cui c’è poco da andare fieri, visto che si tratta del secondo
aumento più basso tra i 30 Paesi i cui dati sono disponibili. Da notare che
anche la spesa per studente universitario è aumentata di 8 punti percentuali,
rispetto alla media Ocse di 14 punti percentuali. Inoltre, diversamente da
altri paesi dell`Ocse, in Italia la spesa per studente sostenuta dagli istituti
non aumenta notevolmente in base al livello d'istruzione: passa da 8.200
dollari americani al livello pre-primario a 9.600 dollari americani al livello
terziario, rispetto all`aumento medio nell`area Ocse da 6.200 dollari americani
al livello pre-primario a 13.700 dollari americani al livello terziario.
Inoltre, in media nei Paesi Ocse lo stipendio per studente al livello
d`istruzione secondario superiore è di 3.450 dollari americani, rispetto ai
2.998 dollari americani in Italia.
C’è poi un'altra conclusione che farà discutere: su 33 paesi dell'Ocse i cui
dati sono disponibili, l'Italia è uno dei pochissimi (insieme a Grecia,
Lussemburgo e Messico) che non prevede ispezioni scolastiche, né valutazioni
del proprio operato da parte di ciascuna scuola. L’Ocse ha rilevato che in
Italia è richiesto alle scuole di presentare solo rapporti di conformità alle autorità
di livello superiore: un dispositivo che assicura che le scuole osservino leggi
e regolamenti, ma diversamente dalle ispezioni scolastiche e dalle
autovalutazioni non riguarda la qualità dell`istruzione né individua i punti di
forza e di debolezza di ogni istituto scolastico.
Negativo, infine, il computo sui giovani italiani in possesso di un
diploma d'istruzione secondaria: il loro numero non è mai stato così elevato,
circa il 70,3% dei giovani tra i 25 e i 34 anni (con la fascia tra i 55 e i 64
anni oltre 30 punti indietro), ma la percentuale è di gran lunga inferiore alla
media Ocse per la stessa fascia d`età (81,5%). Male, inoltre, il resoconto
sulle lauree conseguite in Italia: il 20,2% dei giovani tra i 25 e i 34 anni
raggiunge il livello d`istruzione massimo, rispetto alla media Ocse del 37,1%
relativa alla stessa fascia d`età (34mo posto su 37 Paesi).
Fotografia del periodo 2000-2009
nei 34 Paesi dell'Organizzazione
Ocse: per gli insegnanti italiani
stipendi in calo: -1%. Per i paesi dell'area +7%
Bassa la spesa per l'istruzione,
4,8% del Pil: il Belpaese al 29esimo posto su 34. Mancano ispezioni e
valutazione
Corriere della sera - Redazione
online - 13 settembre 2011
MILANO - Italia fanalino di coda per la
spesa nella scuola, gli stipendi degli insegnanti e il numero di
laureati, ma ai primi posti per le ore passate sui banchi e anche per
le ridotte dimensioni delle classi, per lo meno sulla base del
rapporto allievi/insegnanti. È la fotografia fatta dall'Ocse nello
studio sul sistema scolastico dei principali Paesi che
l'organizzazione stila annualmente. Gli stipendi di prof e maestri
italiani sono notoriamente tra i più bassi d'Europa. Ma il guaio è
che la situazione non accenna a migliorare. Anzi. Mentre gli stipendi
dei colleghi degli altri paesi aumentano, quelli degli insegnanti del
Belpaese diminuiscono. Dal 2000 al 2009 - rileva il rapporto
sull'educazione diffuso dall'Ocse - gli stipendi nella scuola
italiana sono diminuiti dell'1%, mentre nel resto dei paesi Ocse
hanno registrato aumenti medi del 7%. Non solo. Un insegnante della
scuola media nel Belpaese deve attendere 35 anni di servizio per
ottenere il massimo salariale, quando la media Ocse ne prevede invece
24. E comunque, in generale, i docenti italiani guadagnano il 40% in
meno rispetto ad altri connazionali con lo stesso grado di
istruzione.
GLI STIPENDI - Un maestro alle prime
armi guadagna poco più di 25mila dollari l'anno, quando la media
Ocse si attesta sui 26.512 dollari. A fine carriera guadagnerà
37mila dollari (42.784 media Ocse). Ammontano a 27.358 dollari invece
gli stipendi annuali dei prof delle scuole medie (28.262 media Ocse)
e superiori (29.472). A fine servizio questi docenti possono aspirare
al massimo a 41.040 dollari l'anno o a 42.908 dollari a seconda che
insegnino alle medie o alle superiori. Una cifra decisamente
inferiore alla media Ocse, che rispettivamente si attesta a 45.664 e
47.740 dollari.
I docenti però continuano a essere
tanti: in Italia c'è un insegnante ogni 11 alunni, il rapporto medio
dei Paesi Ocse è 1 a 16.
LA SPESA - Quanto alla spesa destinata
all'istruzione, nel 2008 in Italia era pari al 4,8% del Pil: 1,3
punti percentuali sotto la media Ocse (6,1%). Un dato che posiziona
il nostro Paese al 29esimo posto sui 34 Paesi che aderiscono
all'Organizzazione. Tra l'altro, solo l'8,6% della spesa totale in
istituti di istruzione è stata fornita da fonti private, la metà
rispetto alla media Ocse. Tra il 2000 e il 2008, la spesa nella
Penisola per la scuola primaria, secondaria e post-secondaria non
universitaria è aumentata solo del 6% contro la media Ocse del 34%,
facendo segnare il penultimo incremento tra i Paesi avanzati.
IN CATTEDRA - Il numero di giorni di
istruzione (172) è tuttavia inferiore alla media Ocse (185), così
come le ore di insegnamento (757 contro 779 alle elementari e 619
alle medie contro 701). Al tempo stesso con un totale di 8.316 di ore
di istruzione previste per il ciclo dell'obbligo l'Italia è al primo
posto contro una media Ocse attorno a 6.800 ore. Inoltre le classi in
proporzione al numero di insegnanti sono piccole (10,7 alunni per
maestro contro 16 alla scuola primaria e 11 studenti per prof contro
13,5 alle medie).
POCHI LAUREATI - L'Ocse sottolinea
anche che la Penisola è uno dei rari Paesi a non richiedere
ispezioni nelle scuole o auto-valutazioni (solo Messico, Grecia e
Lussemburgo fanno altrettanto) e quindi ha meno meccanismi per
assicurare la qualità degli istituti, i punti di forza e di
debolezza. Il rapporto evidenzia anche la scarsità di laureati: sono
il 14% della popolazione adulta (solo Turchia e Brasile ne hanno
meno) e il 20% della fascia di età 25-34 anni contro 37% della media
Ocse (il che relega l'Italia al 34esimo posto su un totale di 37
Paesi considerati). Il loro tasso di occupazione è del 79% contro
l'84% Ocse, ma è di 28 punti più alto rispetto a chi non ha
concluso gli studi superiori. Nel corso della sua vita, inoltre, un
laureato in Italia può guadagnare oltre 300mila dollari in più
rispetto a un diplomato (contro la media Ocse di 175mila dollari),
uno dei livelli massimi dell'Ocse (va meglio solo a portoghesi e
americani). La laurea insomma «paga» in Italia. Basta non essere
donne, perchè in questo caso, nella Penisola come in Brasile, le
laureate guadagnano solo il 65%, se non meno, dello stipendio dei
colleghi.