Investire in istruzione conviene. Parola di Draghi e Trichet
Tuttoscuola - 2 ottobre 2011
Su un punto in particolare Jean-Claude Trichet, da otto anni presidente della Banca centrale europea (BCE), e Mario Draghi, che gli subentrerà tra poche settimane, sono d’accordo (oltre che su molti altri): una delle condizioni fondamentali per favorire la crescita in Italia è il miglioramento del capitale umano, che passa attraverso un più efficace funzionamento del sistema educativo.
Trichet, intervistato dal Corriere della Sera la scorsa settimana, alla domanda della giornalista Marika Di Feo su che cosa si dovrebbe fare prioritariamente in Italia per aumentare la crescita ha così risposto: “Si potrebbero introdurre molte misure. Fra le quali, in particolare, la liberalizzazione delle professioni, migliorare la flessibilità del mercato del lavoro, l’istruzione e il training, per arrivare a catalizzare l’innovazione”.
Il concetto è stato ripreso nell’ormai celebre lettera finora ‘segreta’ datata 5 agosto 2011 (resa poi nota il 29 settembre), inviata al governo italiano, nella quale lo stesso Trichet e il suo successore in pectore Draghi confermavano una serie di pressanti indicazioni rivolte al nostro Paese, tra le quali quella di anticipare il pareggio di bilancio dal 2014 al 2013 e quella di raggiungere un deficit pubblico pari all’1% del prodotto interno lordo già nel 2012. Tra le misure ‘consigliate’ a breve quella di rendere più selettivi i criteri per concedere le pensioni di anzianità e l’allungamento dell’età pensionabile delle donne nel settore privato in modo da avere risparmi di bilancio già nel 2012, ma anche la riduzione del costo degli impiegati pubblici, se necessario anche riducendo gli stipendi (‘consigli’ solo in parte accolti dal governo italiano, che ha comunque ottenuto l’impegno della Banca centrale europea ad acquistare sul mercato i nostri titoli del Tesoro).
Tra gli ‘incoraggiamenti’ inviati al governo italiano per rendere credibile la sua azione compare anche quello di utilizzare in modo sistematico gli indicatori di performance nelle strutture pubbliche (“public entities”), in particolare in tre settori: istruzione, sanità e giustizia.
Che l’istruzione riceva particolare attenzione da Mario Draghi, d’altra parte, non può sorprendere, visto l’impegno che Bankitalia ha riservato negli ultimi anni all’analisi qualitativa e quantitativa delle strutture e dei processi formativi e il ‘prestito’ all’Invalsi di uno dei suoi più brillanti economisti, Piero Cipollone, ora richiamato ad altri incarichi, che si è sforzato di imprimere all’Istituto nazionale di valutazione una forte spinta verso l’utilizzazione sistematica degli indicatori di performance citati nella lettera della BCE.